Idee
Al Manfredini di Este. Patentino per lo smartphone
Provare a insegnare l’uso dello strumento che tutti hanno in mano fin da piccoli, ma di cui in pochi conoscono fino in fondo potenzialità e rischi.
Provare a insegnare l’uso dello strumento che tutti hanno in mano fin da piccoli, ma di cui in pochi conoscono fino in fondo potenzialità e rischi.
È l’idea alla base del percorso “Patentino per lo smartphone” avviato a inizio febbraio dall’istituto Manfredini di Este e proposto dall’Associazione Mec (Media educazione comunità) che ha già sperimentato l’iniziativa in 50 istituti del Friuli Venezia Giulia.
«Siamo reduci da due anni di Dad e dalla riflessione su alcuni episodi che abbiamo vissuto all’interno della scuola oltre che su tante segnalazioni di bullismo che si costruiscono e si amplificano soprattutto attraverso i telefonini» spiega don Paolo de Cilla, direttore del Manfredini di Este, il primo istituto in Veneto ad avviare questo tipo di corso.
«Abbiamo avvertito la necessità di attivare con un ente esterno un cammino di consapevolezza che porterà i nostri ragazzi all’acquisizione del “patentino dello smartphone” perché ci accorgiamo che molti “nativi digitali” non sanno utilizzare gli strumenti tecnologici al meglio con tutte le loro potenzialità». «Siamo partiti con tre incontri per i docenti del team incaricato della prima fase che hanno approfondito la teoria delle rete, gli aspetti emozionali e legali coinvolti nell’uso scorretto dei device, studio di casi di cyberbullismo» racconta Donato Periberto, uno degli insegnati coinvolti nel progetto.
«Ai docenti spetterà poi il coinvolgimento dei ragazzi delle varie classi. La preoccupazione nasce dall’evidente crescita nell’ultimo periodo di un disagio prima in parte latente. La mancanza di socializzazione ha certamente aggravato situazioni pregresse. Può diventare pericoloso l’uso non corretto del telefono e di altri strumenti come i tablet, che a scuola riusciamo a monitorare, ma che fuori dall’aula i ragazzi hanno a disposizione senza limiti e molto spesso senza alcuna supervisione degli adulti».
L’iniziativa del Manfredini arricchisce il panorama delle proposte che da anni molte scuole hanno attivato per formare i ragazzi all’uso ragionato di smartphone, tablet, computer e dei social collegati. Certi che, come sottolinea don de Cilla, il cammino sarà lungo e andrà rinforzato con il contributo delle famiglie: «Con i formatori di Mec contiamo di creare gradualmente un ambiente consapevole, non con iniziative spot, ma facendo diventare il cellulare un ambito di educazione e coinvolgendo un po’ alla volta anche i genitori che faticano molto nell’accompagnare i ragazzi all’uso responsabile dello smartphone e che non sempre sanno limitarne l’uso. Come educatori sentiamo il bisogno di abitare anche la realtà virtuale e il mondo di internet per aiutare ragazze e ragazzi a crescere consapevoli».