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Florian Mitter ha 13 anni e vive a Vorderweißenbach, paese di circa 2.700 abitanti, che si trova 30 chilometri a nord di Linz, nell’Alta Austria. Con i genitori e le sue due sorelle vive nella fattoria di famiglia, dove ogni giorno dà diligentemente il suo contributo la mattina presto e nel pomeriggio, al ritorno da scuola. Cresciuto circondato dagli animali, che sono la sua grande passione, è certo che un giorno prenderà in mano il maso di famiglia. “Adoro lavorare con gli animali, e anche i trattori mi affascinano”. Florian ha però anche un altro grande amore: la musica. Suona la fisarmonica stiriana ed è sempre pronto a rallegrare con la sua musica le giornate degli anziani che vivono nella casa di riposo del distretto di Bad Leonfelden – “Mi dà tanta gioia quando tutti i nonni e le nonne cantano insieme a me; sono diverse melodie che conoscono fin dalla loro infanzia” – e ad accompagnare le celebrazioni liturgiche nella sua parrocchia.
Quello che si accinge a vivere Florian sarà senza alcun dubbio un Avvento che rimarrà impresso per sempre nella sua memoria. Perché è stato scelto per essere il “Friedenslichtkind” 2025. Sarà infatti lui, in queste settimane, il testimonial della “Luce di Betlemme”, iniziativa promossa da quasi quarant’anni dalla ORF Alta Austria.
Nata quasi per caso nel 1986 negli studi dell’emittente radiotelevisiva austriaca, la “Luce della pace di Betlemme” è diventata in breve tempo un’attesa tradizione natalizia in tutta Europa.
È il 1973 quando Kurt Bergmann, direttore regionale della ORF lancia “Licht ins Dunkel” (luce nelle tenebre) una raccolta fondi radiofonica per sostenere un centro per persone diversamente abili. Dopo la prima trasmissione vengono raccolti 34.400 scellini (corrispondenti a circa 2.500 euro). L’iniziativa cresce di anno in anno e nel 1978 approda sul piccolo schermo, dove in vista del Natale viene organizzata una vera e propria maratona televisiva di beneficenza, con la quale – grazie alla generosità dei telespettatori – vengono finanziati diversi progetti solidali. Ed è proprio in occasione dell’edizione del 1986 che una telespettatrice suggerisce di ringraziare tutti i donatori della maratona benefica con una luce. L’idea piace a Helmuth Obermayr, all’epoca responsabile dell’intrattenimento dell’ORF Alta Austria, che decide di portare questa luce direttamente da Betlemme.
Nasce così la “ORF Friedenslicht aus Bethlehem” (la luce della pace di Betlemme), che doveva essere un evento una tantum per la campagna “Luce nelle tenebre”. Ma già dal primo anno, la Luce della pace viene accolta con così grande entusiasmo da parte del pubblico, che da “evento unico” si trasforma subito in tradizione. Non solo in Austria, ma con il passare degli anni prima in Europa e poi in diversi Paesi del mondo.
Ogni anno un bambino dell’Alta Austria viene scelto per essere il “Friedenslichtking”, il “bambino della Luce della pace”, che si reca a Betlemme e accende una lampada nella grotta della Natività. Poi con una speciale lanterna pressurizzata, questa fiamma viene portata in aereo in Austria, da dove inizia il suo viaggio. Dal 1989, al “Friedenslichtkind” si sono affiancati gli scout, che hanno abbracciato con entusiasmo il progetto e che organizzano una staffetta per portare la luce di Betlemme anche al di fuori dei confini nazionali.
La luce di Betlemme ha trovato in questi anni un posto speciale nei cuori delle persone, in particolare nei Paesi che confinano con l’Austria e in quelli dell’Europa orientale e centrale, subito dopo la caduta del Muro di Berlino e la fine del comunismo. Diecimila le persone che la hanno accolta nella piazza principale di České Budějovice, comune ceco nella Boemia meridionale, come simbolo del nuovo vicinato e di unità. La Luce di Betlemme, simbolo di pace, ha rischiarato anche la notte sui resti di quello che era Muro di Berlino, ha brillato a Ground Zero a New York e ha illuminato le sere dei soldati delle Nazioni Unite sulle alture del Golan.
La luce di Betlemme è un simbolo di pace in Europa e nel mondo. Viene donata ai vertici politici e religiosi, nonché a organizzazioni internazionali e a famiglie reali. Tra i destinatari di questi ultimi anni ricordiamo papa s. Giovanni Paolo II, papa Benedetto XVI e papa Francesco, che nel 2022 l’ha ricevuta dalle mani della piccola Sarah Noska.
Grazie alle campagne di distribuzione – organizzate e sostenute dagli scout – la luce di Betlemme è arrivata già da anni in numerosi Paesi in tutto il mondo: oltre ad Austria, Germania, Italia, Francia e Svizzera, brilla anche in Ucraina, Stati Uniti, Canada, Messico, Brasile, Bolivia e Argentina. Ed è arrivata anche in Australia. Oltre ai presidenti federali austriaci Thomas Klestil, Heinz Fischer e Alexander Van der Bellen, molti politici internazionali hanno ricevuto in dono la luce di Betlemme: il presidente Mikhail Gorbachev (Unione Sovietica), il Cancelliere Helmuth Kohl (Germania), il presidente Vàclav Havel (Repubblica Ceca) e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Dal 1995, ossia da quando l’Austria è entrata a far parte dell’Unione europea, la “Luce della pace” è arrivata – per mano dell’eurodeputata Angelika Winzig – anche al Parlamento di Strasburgo. La luce è stata donata anche a re Hussein di Giordania e a re Filippo del Belgio insieme alla sua famiglia.
In Austria la luce di Betlemme viene passata di mano in mano la vigilia di Natale. A permettere la distribuzione capillare della luce sono le ferrovie federali austriache, la Croce Rossa, il Samariterbund (associazione caritatevole ispirata alla parabola del buon samaritano) e gli scout.
Mercoledì scorso, 19 novembre, la luce di Betlemme è arrivata anche in piazza San Pietro. A consegnarla nelle mani di papa Leone XIV è stato il piccolo Florian Mitter, accompagnato dal governatore dell’Alta Austria Thomas Stelzer, dal vicario episcopale di Linz Johannes Hintermaier e dal presidente provinciale dell’ORF Alta Austria Klaus Obereder. “Non conosco Natale senza la luce della pace – racconta Florian in un’intervista all’ORF, condivisa anche sull’account Ig dell’emittente televisiva austriaca – Brilla ogni anno nella nostra famiglia e anche nella nostra chiesa. Sono affascinato dal fatto che milioni di persone in tutto il mondo la condividano”.
Quella di quest’anno è un’edizione un po’ particolare della “Luce di Betlemme”, così come lo sono state le ultime. Nel 2020, a causa della pandemia, nessun bambino austriaco è potuto recarsi a Betlemme per accendere la “Luce della pace”. A Tel Aviv è stata portata da una bambina di Betlemme e poi trasportata in aereo a Linz. Nel 2023, a causa della guerra di Gaza, la “Luce della pace” ha dovuto essere accesa da una bambina palestinese e trasportata in Austria via Amman. A causa dell’inasprirsi del conflitto a Gaza, lo scorso anno è stato impossibile creare un collegamento con Betlemme. È stata così distribuita la “luce” dell’anno precedente, conservata dagli scout.
Anche quest’anno è stato impossibile al “Friedenslichtkind” di recarsi a Betlemme.
La “Luce della pace” è stata accesa da Jeries Fadi Khier, 11 anni, figlio di una famiglia cristiana che vive a Betlemme. A benedire la speciale lanterna pressurizzata con la Luce della pace è stato il card. Pierbattista Pizzaballa. “È molto importante – ha detto all’ORF il custode di Terra Santa – che questa luce della pace provenga da questa terra profondamente ferita. E noi stessi dobbiamo essere questa luce, perché la pace passa attraverso i cuori delle persone. Per questo dobbiamo diffondere questo simbolo in tutto il mondo. Questa luce rappresenta l’alba dopo una lunga notte”.
A portare all’aeroporto di Tel Aviv la luce nella speciale torcia pressurizzata, sono stati il cameraman Walid Kamar – che molti anni fa è stato lui stesso un “Friedenslichtkind” e la guida turistica Daniela Epstein. In aereo, poi, la luce è arrivata all’aeroporto di Vienna-Schechat con un volo della compagnia aerea austriaca. Ad attenderla c’era il giovane Florian Mitter, insieme al governatore dell’Alta Austria Thomas Stelzer e al direttore dell’ORF Alta Austria Klaus Obreder. “In un momento in cui conflitti e incertezze stanno segnando molte regioni nel mondo – ricorda Obreder – la luce della pace è un simbolo potente di speranza e solidarietà. Ci ricorda che la pace è possibile e che tutti dobbiamo contribuire a realizzarla”. “Proprio perché il mondo è segnato da anni di crisi e di guerre, abbiamo bisogno di simboli che diano speranza- aggiunge Stelzer –. La luce della pace ci chiama ad assumerci la responsabilità per la pace nel mondo, ma anche per la convivenza qui da noi”.