Idee
Ambiente, il 2050 è dietro l’angolo. La tecnologia esiste
Oltre agli aspetti pratici della transizione energetica verso cui siamo incamminati è fondamentale far crescere la sensibilità sociale per invertire i mercati
Oltre agli aspetti pratici della transizione energetica verso cui siamo incamminati è fondamentale far crescere la sensibilità sociale per invertire i mercati
L’energia serve, non possiamo pensare di farne a meno o tornare all’età della pietra. Dobbiamo però intervenire per ridurre i consumi di quella derivante da fonti fossili perché sappiamo che inquina – e il pianeta sta già sperimentando gli effetti del cambiamento climatico – ed è comunque limitata. L’alternativa delle fonti rinnovabili c’è ed è etica, perché rispetta le persone e preserva il futuro. Poche chiare idee quelle proposte dal professor Alberto Bertucco, docente del Dipartimento di Ingegneria industriale e direttore del Centro interdipartimentale di studi di economia e tecnica dell’energia Giorgio Levi Cases dell’Università di Padova, in occasione della Giornata internazionale del Risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili che si celebra il 18 febbraio.
Cosa significa risparmiare energia oggi, quando tutti invece ne utilizziamo sempre di più?«Dobbiamo concentraci sui consumi delle famiglie, che incidono per circa un terzo del consumo totale. Gli altri settori – attività industriale e agricole e trasporti – possono aspirare a un sempre maggior efficientamento, ma rimarranno energivori. La sfida, già avviata, riguarda la climatizzazione degli edifici, per il riscaldamento e per il raffrescamento, con tecnologie che oggi permettono di disperdere meno energia. Gli incentivi vanno in quella direzione. Si parla di edifici a emissioni zero, che non è vero, ma a emissioni molto basse sì, grazie alla riduzione dell’uso del gas, che è fossile, passando da combustibile bruciato a pompe di calore alimentate da energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. L’obiettivo è fare le stesse cose consumando di meno e centri come il Levi Cases, che mettono insieme undici dipartimenti con specializzazioni diverse, studiano sia aspetti tecnologici della transizione, ma anche quelli sociali ed economici».
Perché serve un approccio pluridisciplinare?«Da un lato cerchiamo tecnologie sempre più efficienti perché il livello di concentrazione di Co2 nell’atmosfera è già troppo alto e sappiamo che se non lo facciamo pagheremo le conseguenze di un cambiamento climatico che è già evidente. Ma dobbiamo anche arrivare alla diffusa consapevolezza sociale del problema da affrontare e della necessità di invertire la rotta il prima possibile. Molti Paesi si sono dati una scadenza: il 2050, che è dietro l’angolo».
Quali sono allora le fonti su cui puntare?«Necessario è l’abbandono delle fonti fossili e l’aumento della percentuale di energia da fonti rinnovabili, fotovoltaico ed eolico soprattutto perché altri sistemi sono poco incisivi. In Italia l’idroelettrico c’è già e non ha molti margini per crescere. Il fotovoltaico poi ha un basso costo di produzione, tra i 2 e 3 centesimi al chilowattora compreso del costo di gestione dell’impianto, ed è minore di quello per produrre energia da carbone e metano».
Nessun problema con il fotovoltaico? Lo smaltimento dei pannelli e poi non c’è il sole di notte…«Quello dello smaltimento dei pannelli è un falso problema, con le tecnologie attuali si recupera quasi tutto il materiale impiegato. Certo, vanno migliorati i sistemi di accumulo per l’energia che non si produce di notte, ma ci stiamo arrivando, come stiamo migliorando sulla rete di distribuzione per un’erogazione costante. La tecnologia già c’è e verràmigliorata. Più difficile far accettare questo passaggio ai mercati e alle società che dalle fonti fossili ottengono grandi ricavi economici».
Per risparmiare energia serve insomma la transizione ecologica.«Preferiamo parlare di transizione energetica, da approvvigionamenti da fonti fossili, che è il passato, all’uso dell’energia solare che è il presente e sarà il futuro. Non tanto con i pannelli sulle singole abitazioni utili, ma non sufficienti, ma con vere centrali a energia solare, con impianti di grandi dimensioni rispetto ai quali l’Italia fa poco, per fortuna l’Unione Europea spinge di più. Venti anni fa il fotovoltaico era troppo costoso, oggi la tecnologia ha reso l’energia dal sole la più economica ed etica, perché rispetta le persone, quelle di oggi ma anche quelle cui lasceremo il pianeta».
E l’allarme per l’aumento delle bollette legate all’energia?«Crediamo che il problema sia contingente, per una domanda che supera di molto l’offerta (la Cina ha puntato sul gas) e un’offerta tenuta bassa artificialmente. Poi c’è il nodo chiave del gasdotto Nord stream 2, oggi fermo, ma quando la situazione si sbloccherà i prezzi dovrebbero sgonfiarsi».
Forte è il contrasto emerso a livello europeo sulla tassonomia energetica, che è la lista degli investimenti considerati sostenibili e quindi finanziabili, dall’Unione Europea. La Commissione ha ritenuto “verdi” anche gas naturale e nucleare di ultima generazione suscitando grandi preoccupazioni. «Se il gas può aiutare in questa fase – afferma Bertucco – mentre ci dotiamo di impianti a energia pulita, ed è il meno inquinante, sul nucleare dobbiamo essere chiari. Quello da fusione è argomento di ricerca e ci vorranno decenni perché si arrivi a qualcosa di applicabile; quello da fissione prevede costi e rischi che l’umanità non può permettersi. Lasciare in eredità scorie per 500 anni non è eticamente sostenibile, la fissione serve a scopi militari».