Al presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, l’avvocato Ezio Bonanni – che dal 2000 assiste e difende cittadini e lavoratori esposti e vittime dell’amianto e di altri cancerogeni, per la tutela dei loro diritti – abbiamo chiesto di fare il punto sulla situazione nella nostra regione Veneto. «Anche in Veneto abbiamo una mappatura dei siti e micrositi solo parziale, carente. Il dato epidemiologico del Veneto, per i soli casi di mesotelioma registrati fino al 2021, è di 2.864 casi, corrispondente al 7,7 per cento del totale in Italia. Si nota un generale trend di aumento: si è passati dai 51 casi di mesotelioma del 1993, ai 110 casi del 2007, ai 131 casi del 2018. La punta dell’iceberg va collocata nelle province di Venezia e di Padova. Il dato epidemiologico deve essere integrato con le patologie asbesto-correlate, e con la più elevata incidenza di queste ultime rispetto al mesotelioma».
Il mesotelioma insorge per il 91,9 per cento dei casi a partire dall’età di 55 anni. Quindi, la scia sarà ancora lunga?
«In questi ultimi anni, l’incidenza del mesotelioma in Veneto è salita fino ai 128 casi del 2010. Per gli altri anni, il numero dei casi è sempre superiore ai 110. Le rilevazioni epidemiologiche degli ultimi anni non possono essere complete, e ciò in ragione del fatto che la pandemia da Covid-19 ha ritardato la rilevazione dei dati e, anzi, diverse vittime di mesotelioma sono decedute, “ufficialmente”, a causa del Covid, anche se il motivo principale del decesso, in molti casi, è stato il mesotelioma o altre patologie asbesto-correlate».
L’amianto è ancora presente nel territorio del Veneto…
«La mappatura della presenza di amianto, seppur parziale, ha permesso di registrare 365 edifici pubblici con amianto: un dato fortemente sottostimato. Su 951 scuole censite, rispetto alle molte migliaia presenti sul territorio veneto, in 37 è stata confermata la presenza di amianto: anche qui un dato fortemente sottostimato, che comunque riporta al 3 per cento la media delle scuole in cui è presente amianto».
Qual è la sua valutazione, rispetto a questi dati?
«Calcoliamo un impatto di circa 250 decessi per cancro del polmone e un impatto epidemiologico complessivo di più di 500 decessi ogni anno, solo in Veneto, in seguito all’esposizione ad amianto. Tra i siti epidemiologici storici del Veneto, ricordo la Montedison di Marghera, la Fincantieri, Sartori Guido, Alumix di Marghera, le officine meccaniche Stanga di Padova, le officine Ferrovie dello Stato di Vicenza e Verona, la Compagnia portuale di Venezia. Ancora oggi, si ammalano operai che vi lavoravano».
Qual è l’impegno delle amministrazioni locali sul fronte dello smaltimento dell’amianto?
«La realtà del Veneto si caratterizza per una maggiore efficienza del sistema pubblico-regionale, compresa la sanità, ma non vi è dubbio che anche in questa regione, pur con la lodevole iniziativa di contributi pubblici a fondo perduto, proprio per la loro limitatezza, sarebbe necessario un intervento più incisivo. Come Osservatorio nazionale amianto, siamo presenti in Veneto sin dal 2010 e siamo riusciti a determinare un’azione sussidiaria per la tutela della salute pubblica e dell’ambiente».
Mezzo litro di latte al giorno era “l’antidoto” somministrato agli operai che, nello svolgere la propria mansione, venivano a contatto continuo con la polvere di amianto. Si pensava che bastasse a bonificare il corpo e a preservarlo dalle malattie asbesto correlate. Così generazioni di lavoratori hanno continuato a maneggiare l’amianto: prima il profitto, oggi l’indifferenza culturale, anche da parte delle istituzioni e della politica, rallentano la battaglia di civiltà contro il riconoscimento di questo letale passato. Mezzo litro di latte. La parola ai testimoni e alle vittime dell’amianto è anche il titolo scelto da Giacinto Bevilacqua per il suo libro (164 pagine) uscito il 1° maggio 2024 per Alba Edizioni, casa editrice nata nel 2013 a Meduna di Livenza, in provincia di Treviso. Con la prefazione di Felice Casson, ex magistrato e senatore.