Anguillara e la Veneranda Arca del Santo. La vicenda della croce e dell’aratro

Anguillara ha da sempre incrociato la sua storia con quella della Veneranda Arca del Santo, proprietaria di una porzione enorme di terreni. Fino agli anni Settanta... Quando l’Arca decise di vendere la gran parte dei terreni a imprenditori lombardi, il popolo alzò la voce e avviò una lotta su vari livelli. Si puntò soprattutto a estendere il diritto di prelazione, modificando una legge nel 1965. Ciò avvenne tra 1976 e 1977

Nicola Benvenuti

«Prima di iniziare la mia tesi, e quindi prima di accedere al materiale storico, non sapevo proprio nulla di queste vicende che hanno coinvolto Anguillara e il suo territorio». Interviene così, Alessio Tomasin, da poco laureatosi a pieni voti in scienze politiche all’Università di Padova, con una tesi dal titolo “La croce e l’aratro, la nascita della piccola proprietà contadina ad Anguillara Veneta negli anni ‘70”. Tomasin, 24 anni, vive da sempre a Conselve, il centro maggiore di quel territorio della provincia di Padova di cui fa parte anche Anguillara. E proprio Anguillara ha da sempre incrociato la sua vita e quella dei residenti con la Veneranda Arca del Santo, fino alle proteste e alle manifestazioni degli anni Settanta, che portarono poi alla cessione a prezzi calmierati di buona parte delle terre coltivabili. Da qui il titolo della tesi, che è stata sponsorizzata dal centro ricerche Toni Destro, divenuta poi un libro sostenuto anche dalla Regione Veneto: dove l’aratro rappresenta i fittavoli di Anguillara e la croce la Veneranda Arca di Sant’Antonio, ente che dal 1396 amministra, tutela e valorizza il patrimonio architettonico, storico e culturale antoniano. «La Veneranda Arca – spiega Alessio Tomasin – era proprietaria di 4.920 campi, per una superficie di oltre 19 chilometri quadrati, dopo che i padovani Carraresi avevano chiesto un prestito per sostenere le spese della guerra con Venezia nel 1404, a garanzia del quale diedero i terreni. Una volta persa la guerra, le terre passarono dai Carraresi all’Arca del Santo nel 1405». Sotto la Serenissima parte delle terre furono bonificate per poter essere coltivate, ma la proprietà restò sempre all’Arca, anche dopo la caduta di Venezia e l’avvento di Napoleone. «Così ad Anguillara quasi ogni famiglia aveva in affitto un terreno più o meno ampio dall’Arca, comprese le abitazioni, che spesso anche negli anni ’60 erano prive di molti comfort». Tomasin ha potuto svolgere le sue ricerche attingendo soprattutto al Centro studi Ettore Lucini di Padova, alle testimonianze di chi visse in prima persona quegli anni, molto poco dagli archivi della Veneranda, che non sono disponibili dal 1948 in avanti. Una vita dura quella degli anguillaresi anche negli anni del dopoguerra, che non migliorò più di tanto in quelli del boom economico, soffocata dalla presenza ingombrante di una proprietà che molto riceveva e poco dava: tanti i pullman che ogni mattina portavano a Padova uomini e donne impegnate nel terziario, che consideravano i pochi campi in affitto una sorta di sicurezza per la famiglia. Grande fu la sorpresa degli anguillaresi, quando ai primi anni ’70 si diffuse la notizia dell’intenzione dell’Arca di vendere buona parte dei terreni di proprietà: si costituì così il “Comitato fittavoli”, che in modo piuttosto improvvisato cominciò però a far sentire la voce del popolo, chiedendo di porre fine al “feudo dell’Arca del Santo”. La vendita in blocco a imprenditori lombardi di gran parte della proprietà terriera e degli edifici, nei quali molti vivevano, suscitò le prime proteste capitanate soprattutto dall’Alleanza contadina, espressione della sinistra, mentre la Coldiretti ebbe all’inizio una posizione più defilata. «Nel 1970, oltre alle prime proteste vi fu anche un evidente cambio di rotta politico a livello locale: in Comune arrivò la coalizione social-comunista, che scalzò la Democrazia Cristiana che aveva governato dal dopoguerra. «Il nuovo corso amministrativo incise sicuramente sulla lotta dei fittavoli, grazie a due figure importanti: Bruno Lazzarin già esponente di spicco del Pci e di Alleanza contadina, nuovo vice sindaco, e il sindaco socialista Tranquillo Trevisan». Dal 1971 si assiste a un cambio di passo: lotte più strutturate, condotte su più livelli. «Si lavora affinché i fittavoli possano acquistare i terreni che coltivano con il diritto di prelazione». Ed è in questo periodo che si moltiplicano le proteste, che cominciano a coinvolgere anche la politica nazionale: sicuramente il Partito Comunista, che essendo all’opposizione in Parlamento, scelse subito l’appoggio ai fittavoli, mentre la Democrazia Cristiana ebbe dapprima un atteggiamento meno marcato nei confronti della Veneranda Arca. A Padova i fittavoli anguillaresi sfilarono più volte con cartelli e trattori, reclamando il loro diritto di affrancarsi dall’istituzione antoniana. In particolare si puntava a estendere il diritto di prelazione, secondo una legge del 1965, in caso di vendita dei terreni, per chi lo conduce o confina con le terre in vendita, a condizione che l’attività agricola svolta lo sia a titolo principale, cosa che per Anguillara si restringeva a pochi proprietari.

Anche La Difesa del popolo interviene in favore dei fittavoli con un fondo a firma del direttore don Alfredo Contran (4 novembre 1973): «Ci saremmo aspettati, non da adesso, ma da tanto tempo, che l’Arca si fosse messa una mano sul cuore e avesse svenduto, o tentato un risanamento globale, di una zona che per essere stata “serva silente”, meritava tutte le attenzioni. La Basilica può attingere ad altri introiti, senza consentire che il sottosviluppo prosperi proprio in quelle terre dove le cupole del Santo dominano da oltre mezzo millennio». Un editoriale molto determinato che forse aiutò anche la Democrazia Cristiana ad appoggiare in modo più deciso le rivendicazioni dei fittavoli, grazie all’azione locale di Romolo Capuzzo. La questione finì in Parlamento e, su impulso del senatore Dc Fernando De Marzi, fu approvata la modifica alla legge sulla prelazione, cosicchè, tra la fine del 1976 e i primi mesi del 1977 si arrivò a un accordo per la cessione a prezzi concordati dei terreni dai nuovi acquirenti, che di fatto rinunciarono, ai fittavoli. «Così – conclude Alessio Tomasin – Anguillara Veneta, liberatasi dalla presenza dell’Arca, poté intraprendere un processo di sviluppo più autonomo, mirato a rendere il comune più moderno.

Sostegno a chi studia la storia del territorio

Il Centro ricerche Toni Destro è un’associazione culturale padovana che svolge studi d’attualità, promuove ricerchestoriche, organizza incontri e dibattiti sul lavoro e edita pubblicazioni attinenti. È intitolato al fondatore e leader sindacale della Uil-Unione italiana del lavoro di Padova, nativo di Candiana. Da alcuni anni il Centro ricerche collabora con l’Università di Padova finanziando una borsa di studio annuale rivolta ai tesisti ed è finalizzata ad approfondire la storia del territorio.

Don Contran sulla Difesa del 4 novembre 1973

Don Alfredo Contran, in prima pagina sulla Difesa del 4 novembre 1973, conclude così il suo editoriale sulla vicenda di Anguillara: «Non possiamo dimenticare che, come ha detto il Sinodo del 1971, “l’agire per la giustizia e partecipare alla trasformazione del mondo sono dimensioni costitutive della predicazione evangelica”».

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