Fatti
Al rondò del Borgomagno, nel giugno di sei anni fa, si erano dati appuntamento, in una piacevole serata estiva, per scambiarsi idee, fare rete, pensare al bene dell’Arcella. Associazioni, donne, uomini, ragazzi che già negli anni precedenti avevano messo insieme le forze per contrastare e riequilibrare una narrazione negativa – fatta di pregiudizi e cliché trainati da alcuni politici e giornali – che aveva colpito il quartiere a nord di Padova e che aveva stufato. Qualche anno prima, per esempio, l’ordinanza anti-kebab firmata dall’ex sindaco Bitonci aveva indistintamente colpito anche la libreria Limerick e il cinema Multiastra. Sempre in quella zona sensibile di quartiere, a ridosso della stazione. Da martedì 19 maggio, su ordine del prefetto, all’Arcella è stata individuata una zona rossa, strumento attraverso il quale poter potenziare i controlli a tappeto non solo in aree dove sono più frequenti episodi di spaccio o di illegalità. E questo ha riacceso la contrarietà di quelle stesse associazioni che, nuovamente al Borgomagno, questa volta sul cavalcavia, domenica 25 maggio hanno organizzato una cena collettiva, in rosso, per riempire la strada e dimostrare che un altro percorso, un’altra progettualità è possibile: «Nessuno nega che ci sia bisogno di sicurezza, ma la sicurezza non si costruisce militarizzando i quartieri, bensì riempiendo i vuoti urbani, facendoli vivere, rendendoli luoghi abitati, attraversati, amati – spiegano gli organizzatori – L’Arcella è un quartiere multietnico, e questa è la sua ricchezza: vi abitano nuovi cittadini, si mescolano culture e culti religiosi diversi, creando un tessuto sociale vivo, dinamico e solidale. È proprio grazie a questa pluralità che il quartiere è diventato una fucina di idee e di energie, una rigenerazione dal basso ottenuta ascoltando i bisogni delle persone che lo abitano e lo attraversano ogni giorno». Circa trecento persone, tra cui il sindaco Sergio Giordani e diversi assessori, hanno partecipato alla cena con piatti cucinati dalle varie attività gastronomiche che ben racchiudono l’essenza del quartiere tra burrata, bao, patate arrosto, lasagne di verdure, kebab, riso, curry, pakora. «Sentir dire che l’Arcella è zona rossa mi fa un po’ rabbia – confida don Marco Galletti, dell’Up all’Arcella, anche lui presente – In chiesa questa mattina (domenica, ndg) dicevo “ma se voi foste i potenti riuscireste a fare la pace?”. Perché la pace la si costruisce nel proprio piccolo, nel quartiere, nella parrocchia. Ed è una mentalità, la pace è una mentalità che cerca sempre nuove strategie e vie che siano alternative alla violenza. Aumentano i controlli il cui effetto è svuotare. Ma quando svuoti non rigeneri vita, rimane il deserto. La zona rossa crea paura, genera vuoti, mentre queste iniziative ridanno speranza e ridanno anche valore alle relazioni, che è una delle grandi cose che servono. Serve riprendere la narrazione positiva di questo quartiere, serve raccontare davvero le belle iniziative perché la basta poco affinché la narrazione negativa prevarichi nuovamente».