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Chiesa IconChiesa | In dialogo con la Parola

mercoledì 8 Maggio 2024

Ascensione del Signore *Domenica 12 maggio 2024

Marco 16,15-20

Redazione
Redazione

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

Può mai diventare festa un distacco? 

Lo capisce anche Gesù, che tenta in qualche modo di farci star buoni: «Non sia turbato il vostro cuore!» (Gv 14,1).«È bene per voi che io me ne vada. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità» (16,7.12)! Tommaso e Filippo provano a dirgli: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?”» (14,5). Ma lui ha pronta la risposta: «Io sono la via, la verità e la vita» (14,6). Parole bellissime! Che ci assicurano che, comunque, siamo sempre nella verità della vita.Ma a noi interessa lui e così gli torniamo a chiedere: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». «Non spetta a voi – ci risponde, quasi seccato – conoscere tempi o momenti!» (At 1,6-7). Piuttosto, «voi… andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura» (Mc 16,15). E ce lo dice, alzandosi nell’aria, sopra le nostre teste, sopra Gerusalemme, la città dei nostri fallimenti. Diventando sempre più piccolo ai nostri occhi, finché «una nube lo sottrasse ai loro occhi» (At 1,9). E adesso che facciamo? «Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?”» (1,10-11). 

Non ci resta che tornare sulla terra. 

Con gli occhi e con il cuore. E provarci concretamente. A piccoli passi. Con la trepidazione dei principianti. Niente paura, lo sentiamo ripetere: «Riceverete la forza dallo Spirito Santo e di me sarete testimoni» (1,8). A cominciare «da Gerusalemme», per poi arrivare «in tutta la Giudea e in Samaria e fino ai confini della terra» (Ivi). Impossibile, Signore! – balbettiamo noi con Filippo – non ne abbiamo le forze! State alle consegne, ci risponde subito Paolo: «Comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto!» (Ef 4,1). E cioè, andate e parlate di lui. Così come vi viene. Come vi suggeriscono le situazioni. «Con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace» (4,2-3). Basta questo e… ne vedrete immediatamente i frutti. 

«Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono – ci spiega Gesù – nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno» (Mc 16,17-18). 

Vi sembrerà incredibile, ma lo vedrete ogni giorno! È il vecchio sogno di Isaia! L’ingenuità dell’agnello più inerme riempirà di vergogna il lupo, che vi arriva addosso armato fino ai denti. Si accorgerà all’istante della stupidità della sua rabbia, ne piangerà ogni azione, domandando scusa al mondo intero. Anche il fiume, che scende vorticoso a valle travolgendo persone e situazioni, riprende poi la limpidezza della sorgente, che l’ha generato e si allarga placido a fecondare i campi assetati di storie vergini. E la carità più vicendevole avrà modo di stendersi come unguento di dolcezza su tutte le ferite dell’umanità, a guarire le anime che l’egoismo più becero ha mandato in cancrena! 

«Allora essi partirono e predicarono

dappertutto» (16,20). A dispetto di tutte le loro paure, al di là delle loro più evidenti fragilità! È mai possibile? Eppure è proprio così! – ci spiega Paolo – «Egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri» (Ef 4,11). Con lui, che se ne va, ciascuno di noi trova non solo il suo posto, ma soprattutto il suo modo di testimoniarlo. Non è strano? Assolutamente no! – ci dice il vangelo – perché lui, il Signore, sparito in alto sotto gli occhi di tutti, «agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano» (Mc 16,20). 

È la specialità di Dio: sottrarsi per moltiplicarsi, scomparire da una parte per comparire ovunque, agire in grande con strumenti piccoli. Basta leggere ciò che ci succede! Noi, bacati da mille domande, ci trasformiamo in maestri dalle mille risposte. Noi, miopi di nostro, siamo fatti profeti sul mondo! Noi, incapaci di gestire un alfabeto di casa, andiamo a evangelizzare di verità eterne chi è affamato di verità più di noi. Noi, «via» di verità e di vita «per preparare i fratelli». «Finché arriviamo tutti all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo» (Ef 4,13): «Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza! Un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti» (4,5-6). 

È il sogno di Dio e insieme il sogno di tutti noi, a cui lui affida, andandosene, il mondo intero! Lasciandoci all’addiaccio, con le domande più grandi di noi! Ci risponde l’applauso dell’universo. «Popoli tutti, battete le mani! Cantate inni a Dio, cantate inni. Perché Dio è re di tutta la terra» (Sal 46,1.7-8). Impossibile tornare indietro e credere alla nostra paura!

frate Silenzio

Sorella allodola

Non c’è luogo e tempo in cui l’amore dell’uomo non riveli la presenza di Dio!

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