Fatti
Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo. In arrivo la decima edizione per orientarsi tra le guerre in atto nel mondo
Un progetto nato nel 2008 per non rimanere sulla superficie dei conflitti
FattiUn progetto nato nel 2008 per non rimanere sulla superficie dei conflitti
Nove edizioni pubblicate, una decima in arrivo e tanti anni di lavoro e passione per realizzare e diffondere uno strumento necessario per capire la realtà delle guerre che si consumano quotidianamente nel mondo. Così nasce l’Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo: «Un progetto complesso che parte interamente dal basso e che lì rimane perché non abbiamo un editore – racconta Raffaele Crocco, giornalista Rai, ideatore e direttore del volume – L’Atlante è nato nel 2008: ero un inviato di guerra e da quella esperienza è scaturita la voglia di raccontare con facilità di approccio la situazione dei conflitti nel mondo a chiunque volesse conoscerle». Nasce quindi l’associazione 46° parallelo per dare un contenitore al progetto che oggi comprende tredici persone dai 21 ai 65 anni, sparse per l’Italia e 40 collaboratori nel mondo.
L’Atlante è composto da 248 pagine con grandi foto e al suo interno sono state scelte le carte Peters, dalla forma più affusolata e allungata per superare l’eurocentrismo del passato. I Paesi sono in ordine alfabetico e tutte le schede sono di quattro pagine, lo stesso numero per ciascuna perché non c’è una guerra più importante di un’altra.
Ogni edizione dedica una pagina al glossario per spiegare in che modo sono usate parole come guerra, terrorismo, conflitto: «Ci sono parole del diritto internazionale e queste sono scienza, altre parole invece non ne fanno parte e quindi noi le spieghiamo – prosegue il direttore Crocco – Ci serve per sostenere l’approccio critico: l’assenza di diritti umani, l’insostenibile sfruttamento delle risorse, la presenza di profonde disuguaglianze sociali, la pervasività degli interessi dell’industria delle armi sono le cause dei conflitti».
L’Atlante, infatti, non racconta le guerre dal punto di vista della geopolitica, ma ne spiega le ragioni, le cause immediate e quelle occulte e le loro conseguenze anche nel futuro: «Questo nella certezza che, conoscendone la causa, ogni guerra possa diventare evitabile. Vogliamo far capire alla gente che non va bene fare la guerra. Non conviene. Non è intelligente. Fa schifo. Io non parto da posizioni personali pacifiste, ma sono arrivato a dire “no” alla guerra perché l’ho vista. Io so che nel tempo si può lavorare perché quest’ultima diventi marginale».
L’Atlante non è solo un volume, ma un progetto complesso, un laboratorio in cui far nascere idee e farle crescere, un luogo per far lavorare le persone con paghe adeguate, un lavoro in continua sinergia e una realtà aperta a tutti ma soprattutto ai giovani che sono il futuro del nostro mondo.
L’Atlante è anche un sito web, atlanteguerre.it, che non segue la logica della “cronaca internazionale”, ma prova a raccontare quello che accade scoprendo le cause che portano ai tanti e troppi conflitti. È anche incontri nelle scuole, convegni, mostre fotografiche e storiche, documentari e film, progetti di cultura della mondializzazione, in rete con altre associazione e organizzazioni, per coinvolgere e sensibilizzare le istituzioni e sostenere le organizzazioni che si occupano di cooperazione internazionale.
E come si legge nella presentazione appassionata per la campagna di raccolta fondi aperta fino al 30 maggio sul sito di crowdfunding Produzioni dal Basso, la redazione esorta i lettori a realizzare la decima edizione tutti assieme: «Vogliamo coinvolgere di più, siamo aperti a nuove forme di partecipazione, ma è difficile trovare una sponda reale e noi abbiamo bisogno di dare concretezza e gambe nel tempo al progetto – è l’indicazione di Raffaele Crocco – Purtroppo una raccolta fondi per le campagna di informazione è difficile perché le persone fanno fatica a dare i soldi, preferiscono campagne più “concrete”, perché c’è questa idea che l’informazione dev’essere gratuita e si fa molta fatica a far passare il concetto che invece è uno strumento indispensabile per la democrazia».
Alla realizzazione dell’Atlante concorrono anche Unhcr – l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati – sulla sezione dedicata ai diritti umani, il Centro documentazione ambientale di Roma sui temi ambientali, l’Università di Firenze per gli approfondimenti sui tentativi di pace, l’Associazione nazionale vittime civili di guerra per gli interventi umanitari. E tra i collaboratori c’è anche Fabio Bucciarelli, il primo fotogiornalista, tre le varie cose, a scattare una foto al cadavere all’ex-leader libico Muammar Gheddafi, il 20 ottobre 2011, a Misurata, in Libia.
“Noi rivendichiamo il diritto ad essere partigiani, cioè di parte. Siamo e saremo sempre contro la guerra” è lo slogan che campeggia sul sito che, come detto, è aggiornato quasi quotidianamente con contributi provenienti da diverse aree del mondo e che si apre anche a nuove produttive sinergie. Come la collaborazione con Unimondo, testata giornalistica online che lavora sui temi della pace, dello sviluppo sostenibile, dei diritti umani e dell’ambiente: «La Fondazione Fontana, ideatrice del portale nel dicembre 1998, mi ha chiesto di diventare direttore di Unimondo – rivela, infine, Raffaele Crocco – Mettere in parallelo i due progetti che hanno grandi punti di connessione è un passaggio fondamentale perché crediamo nell’esigenza di fare rete. Sarà una bella sperimentazione che ci porterà grandi soddisfazioni».