“Sarà l’Assemblea della ‘piramide invertita’, tutto comincia e finisce con il popolo di Dio”. Usa questa immagine, il presidente del Consiglio episcopale latinoamericano, mons. Miguel Cabrejos, arcivescovo di Trujillo (Perù) per descrivere la logica partecipativa e sinodale che muove l’Assemblea ecclesiale dell’America Latina e Caraibi, che si terrà dal 21 al 28 novembre, a Città del Messico
“Vogliamo esprimervi il nostro sconcerto e, a volte, senso di impotenza, nel contemplare e sperimentare il caso che vive il nostro pianeta, a causa del cambio climatico e i suoi impatti catastrofici per l’umanità e la casa comune, come la chiama Papa Francesco. Come uomini e donne di buona volontà, abbiamo ascoltato il grido dei poveri e il grido della terra che geme i dolori del parto (Rom 8,22) e, perciò, con grande preoccupazione ci rivolgiamo a voi nelle attuali condizioni che vive il nostro pianeta minacciato e ferito”.
Il Paese cerca di uscire dalla pandemia, ma si trova in condizioni economiche e sociali drammatiche. Secondo i dati dell’Osservatorio del divario sociale dell’Università cattolica argentina, la crisi economico-sanitaria ha generato perdite di posti di lavoro, una diminuzione del livello di attività lavorativa e una maggiore disoccupazione, che ha raggiunto il 14% della popolazione economicamente attiva
Di quel 22 luglio di 10 anni fa Candela Giarda, all’epoca undicenne, non ha particolari ricordi. Ma questo non le impedisce di essere, come racconta al Sir, “felicissima” per l’annuncio della prossima beatificazione di papa Giovanni Paolo I, coinciso con il riconoscimento della guarigione miracolosa di cui proprio lei fu protagonista. Di quel giorno, invece, ricordano ancora ogni attimo la mamma di Candela, Roxana Sosa, e padre Juan José Dabusti, il sacerdote dell’arcidiocesi di Buenos Aires che, di fronte alla disperazione di Roxana, dopo che i medici le avevano detto che Candela non avrebbe passato la notte, propose di pregare insieme, affidando la ragazza all’intercessione di Giovanni Paolo I, il “Papa del sorriso”. Oggi, la ventunenne Candela vive nella sua città natale, Paraná, 500 chilometri circa a nord della capitale dell’Argentina
Nonostante nel 2012 il Governo brasiliano lo abbia proclamato “patrono dell’educazione”, e le sue opere continuino a essere tradotte e lette in tutto il mondo (“Pedagogia degli oppressi” risulta essere, secondo un’indagine del 2016, il terzo libro più citato al mondo in studi riguardanti le scienze sociali), neppure una riga è uscita dal ministero dell’Educazione di Brasilia per celebrare, lo scorso 19 settembre, il centenario della nascita di Paulo Freire. Figura iconica, emblema dell’alfabetizzazione ed educazione che diviene presa di coscienza politica, Freire - nato a Recife nel 1921, e morto nel 1997 a San Paolo del Brasile, è del resto quanto di più lontano di possa immaginare dall’orientamento di Jair Bolsonaro. Quest’ultimo, del resto, più volte ha espresso tesi nostalgiche rispetto alla dittatura militare, la stessa che negli anni sessanta mise in carcere Freire e lo costrinse all’esilio, prima in Bolivia e poi in Cile
“Tutti noi siamo discepoli missionari in uscita” è il titolo dell’assemblea ecclesiale dell’America Latina e Caraibi, che si svolgerà dal 21 al 28 novembre a Città del Messico, con una presenza ridotta in loco e con ulteriori collegamenti virtuali da tutto il continente. Un appuntamento per certi aspetti “storico”, caratterizzato da capillarità di consultazione e partecipazione diffusa di tutto il Popolo di Dio. Lo si può definire il primo grande evento ecclesiale dell’era Covid, conseguenza di un metodo di lavoro già vissuto per il Sinodo dell’Amazzonia, oltre che un “anticipo” del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità
Si parla poco del Paese dell'America latina, che nella prima metà dell’anno è stato letteralmente travolto dagli effetti della cosiddetta “variante brasiliana” del Coronavirus. Il bilancio attuale è di oltre 16mila vittime, con il quinto rapporto tra morti e abitanti del Subcontinente, ma con una media non molto lontana da Brasile, Argentina e Colombia. Solo negli ultimi due mesi, poi, la campagna vaccinale è decollata. Fondamentale, in un Paese di scarsa presenza e tenuta istituzionale, il ruolo della Chiesa. Di questo il Sir ha parlato con il presidente della Conferenza episcopale paraguagia
Prima le rivolte sociali dell’autunno 2019, peraltro puntualmente riprese in vari Paesi con la fine del lockdown. Poi l’arrivo della pandemia, che ha letteralmente messo in ginocchio le economie e le società latinoamericane, gettando nella povertà decine di milioni di persone che si guadagnano da vivere in strada, in modo informale. È dentro a questo mix che si sta svolgendo in America Latina un delicatissimo biennio elettorale, con elezioni presidenziali in buona parte del Continente. Ha iniziato la Bolivia, poco meno di un anno fa. Il biennio si concluderà in Brasile, alla fine del 2022
Fare i “gendarmi” al posto degli illustri vicini statunitensi. O meglio, “fare il lavoro sporco”, in cambio di aiuti, al posto dei cugini “gringos”. Sembra essere questa, ormai, la nuova vocazione del Governo messicano, nella gestione dell’emergenza migranti. Una tendenza avviata durante l’Amministrazione Trump e consolidata in questi primi mesi di Amministrazione Biden. A costo di “scoppiare”. E di calpestare i diritti umani. In special modo di coloro che hanno già ricevuto lo status di rifugiati