Si fa presto a parlare di “rivoluzione green”. Il grido d’allarme arriva dal Sudamerica, dove il “colore verde” non è sinonimo di tutela dell’ambiente. Una tonalità intensa, più ancora dello smeraldo, che risalta in modo fortissimo rispetto alle pietre rossicce del deserto e al bianco dei depositi salini. Basta consultare una mappa satellitare sul nostro pc e passare a volo radente sul nord del Cile, sulla confinante Bolivia e poi, più a est, sul nordovest dell’Argentina. Spesso si incontrano delle zone di questo verde intenso: sono i bacini dove viene fatto depositare e viene inizialmente lavorato il litio, metallo essenziale oggi per tutte le batterie, a partire da quelle delle auto elettriche. La corsa ad accaparrarsi quello che rischia di diventare nei prossimi anni il minerale più ambito è già partita da diversi anni. E sta creando più problemi che opportunità alle economie locali
“Non la vedevo da tempo, però certamente la conoscevo. La ricordo come una persona molto dedicata al lavoro, ma anche di grande spiritualità, la definirei una mistica”.
“Sono sconvolto per quello che è accaduto a questa donna così nobile, non posso ancora concepire come sia potuto accadere un assassinio come questo. In questo momento, ricordo la mia visita a Vicenza, dove ero stato a trovare don Francesco Strazzari. Mi unisco nel dolore alla terra vicentina e al vostro Paese”.
Quanti sono i sacerdoti deceduti nell’area dell’America Latina e dei Caraibi? Sicuramente diverse centinaia, non è azzardato ipotizzare una cifra vicina al migliaio. Difficile dare un numero esatto, in assenza di una mappatura complessiva. Il Sir ha preso contatto con le Conferenze episcopali dell’area. In alcuni casi è stata tenuta questa triste contabilità, in altri si avanzano solo delle stime, in altri ancora le mappature esistenti sono considerate non attendibili (ampiamente per difetto) dagli stessi estensori. In ogni caso, si tratta di un esercizio difficile, proprio perché le tragiche notizie si susseguono tutti i giorni
Anche se non si è trattato di numeri inaspettati, i dati, diffusi qualche settimana fa, del Censimento 2020, effettuato in Messico, hanno comunque avuto l’effetto di una doccia fredda per i cattolici di quel Paese. A livello percentuale, infatti, in dieci anni i cattolici hanno perso 5 punti, rispetto al 2010, passando dall’82,7% al 77,7%. A trarne beneficio non solo (e non tanto) i neo-evangelici e pentecostali (passati dal 7,5 all’11,2%), ma anche (e soprattutto) coloro che dichiarano di essere “senza religione” (dal 4,7% all’8,1%). In termini assoluti i cattolici sono 97 milioni e 864.218, con un aumento di circa 14 milioni, dovuto al forte incremento della popolazione. “Ma la tendenza alla diminuzione in termini percentuali della popolazione cattolica – spiega al Sir da Città del Messico padre Mario Ángel Flores Ramos, rettore dell’Università Pontificia del Messico (Upm) – non è una novità, avviene fin dagli anni Settanta, ma in questo caso la tendenza si è rafforzata”
In piena pandemia, due Paesi andini su tre non hanno rinunciato all’esercizio democratico, pur in uno scenario di grande incertezza, crisi e disillusione, come rivela l’astensionismo record, per le abitudini di quei Paesi. L’Ecuador (con un’astensione del 17%) si affida al banchiere liberale Guillermo Lasso (che ha ottenuto circa il 52,5%), voltando le spalle forse in modo definitivo alla prospettiva politica di Rafael Correa. Il Perù invece, nel culmine di una crisi politica, istituzionale ed etica che sembra senza sbocchi, ha scelto, a sorpresa, tra ben 18 possibilità (con quasi il 30% di astensionismo), i due candidati più estremi: Pedro Castillo, outsider di sinistra spinto dal popolo delle regioni periferiche (a scrutinio quasi ultimato, ha circa il 19%), e Keiko Fujimori, leader di estrema destra e figlia del dittatore Alberto (al 13%).
Un altro muro per fermare i migranti. È quello che dovrebbe sorgere lungo i 380 chilometri del confine che divide Haiti e Repubblica Dominicana, secondo le intenzioni del presidente dominicano, Luis Abinader. L’annuncio – ma è tutto da vedere che alle intenzioni seguano i fatti – è stato dato qualche settimana fa, a fine febbraio, e sta suscitando un forte dibattito, in un contesto “storico” di rapporti complessi tra i due Paesi che insieme formano l’isola di Hispaniola, prima colonia del nuovo mondo fondata da Cristoforo Colombo. Haiti è francofono, la popolazione è in gran parte di origine afro, vive in drammatiche condizioni di sottosviluppo, le peggiori del Continente. La Repubblica Dominicana è ispanofona, occupa i due terzi dell’isola e le condizioni di vita sono senza dubbio migliori. Lo squilibrio tra i due Paesi ha portato, negli ultimi decenni, numerosi haitiani ad attraversare la frontiera, nonostante subiscano spesso discriminazioni. Si stima che oggi siano circa 500mila gli haitiani presenti in Repubblica Dominicana, su una popolazione di poco inferiore ai dieci milioni.
Un’altra Pasqua senza messe in presenza di fedeli, o con una partecipazione assai ridotta, in molte zone dell’America Latina. Ma anche con originali iniziative per ricordare le vittime del Covid-19 e per valorizzare la preghiera in famiglia. Se dodici mesi fa l’impossibilità di assistere all’eucaristia era generalizzata, praticamente in tutto il continente, ora la situazione è a macchia di leopardo, ma quasi ovunque, nella migliore delle ipotesi, la partecipazione è fortemente ridotta. È il caso, per esempio, di Guadalupe, a Città del Messico. Nel maggior santuario del mondo le celebrazioni potranno tenersi in presenza ma con molte limitazioni e senza grossi numeri, dato che la capitale messicana si trova in questo momento in “zona arancione”. Anche in Cile i vescovi hanno chiesto e ottenuto di non chiudere le chiese. Ma alle Messe possono assistere pochissime persone. Apertura con molte restrizioni in Venezuela, in Colombia, in gran parte dell’Argentina. Pasqua viene vissuta “in presenza” a Manaus, capitale dell’Amazzonia brasiliana, tra gennaio e febbraio emblema mondiale della pandemia fuori controllo. Ma senza fedeli in gran parte del Brasile, a cominciare dal santuario nazionale di Aparecida. In Perù le Messe in presenza ci sono state fino alla Domenica delle Palme. Ma non ci saranno fedeli durante le celebrazioni del Triduo e della domenica di Risurrezione.
Deforestazione selvaggia, scempio del territorio, boschi bruciati. Per contrastare i danni della monocoltura, a Cherán, nel cuore dello Stato del Michoacán in Messico, epicentro mondiale dell’aguacate, più conosciuto in Italia come avocado, la mobilitazione comunitaria ha fatto imporre al municipio una regola ferrea: nel proprio territorio non dev’essere piantata neppure una pianta di aguacate. Un caso unico, come un’isola in mezzo all’oceano, dato che ormai le piantagioni sono diventate una monocoltura in tutta la “Meseta Purépecha”. Ma le culture intensive di aguacate non sorgono solo in Messico. Attraversano tutto il continente americano, fino ad arrivare in Cile. Qui non ci sono i gruppi criminali messicani, ma un sistema economico liberista che privilegia i grandi gruppi.