Per Aristide Gazzotti, missionario laico originario della provincia di Reggio Emilia, queste sono settimane di attività straordinaria. La sua “creatura” si chiama, appunto, Cittadella dell’Arcobaleno, con sede a Cochabamba, una delle principali città boliviane, è nata nel 2007 e dà accoglienza a minori in situazione di disagio, fragilità o malattia, insieme alle loro famiglie. Ma da quando il Covid-19 ha iniziato a far sentire i suoi effetti anche in Bolivia, l’attività di Gazzotti e dei suoi collaboratori si è allargata. Fino a guardare in faccia il virus che, a dispetto dei dati ufficiali, entra in moltissime case e colpisce, anche indirettamente, i più fragili. È allora che interviene Aristide, che per la sua possibilità di muoversi in una città bloccata nelle scorse settimane dal lockdown ha ricevuto dalle autorità sanitarie la richiesta di accompagnare in ospedale chi ha bisogno di cure sanitarie.
A Parintins, città che si trova nello Stato brasiliano dell’Amazonas, ai confini con il Parà, in un’isola che sorge proprio in mezzo al grande Rio delle Amazzoni, la Chiesa locale, storicamente plasmata dai missionari del Pime (tutti i vescovi di Parintins sono giunti finora da questa congregazione), ha reagito, “usando” in modo intelligente tutte le proprie risorse, a partire dall’ospedale diocesano, per finire con la barca che porta le “borse di alimenti” negli angoli più sperduti della foresta, mettendo così in sicurezza le popolazioni indigene. Spiega il vescovo dom Giuliano Frigeni: "Per noi è stato un riferimento papa Francesco, abbiamo capito che il problema maggiore era di stare vicini alla gente, ma con prudenza e con il distanziamento fisico, cosa non facile in territorio amazzonico"
“In questi giorni difficili, tutti noi siamo preoccupati per tutti i mali che stanno divorando la nostra nazione e la nostra terra. Non possiamo non attirare l’attenzione di ciascun connazionale sui pericoli che potrebbero affliggere molto di più Haiti, e aumentare la confusione e il disordine”.
In occasione della Giornata mondiale del rifugiato, le organizzazioni della Chiesa cattolica latinoamericana e caraibica che compongono la rete continentale Clamor, collegata al Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), hanno chiesto agli Stati di dare rifugio ai migranti e agli sfollati a causa di vari tipi di violenza, conflitti interni e massiccia violazione dei diritti umani.
Altri circa 60mila nuovi contagi e oltre 2.600 morti in un giorno: il Covid-19 continua flagellare l’area dell’America Latina e dei Caraibi, con oltre trentamila nuovi casi e circa 1.100 decessi in Brasile e 700 vittime in Messico.
"Ho notato un cammino meraviglioso, la Chiesa non sarà la stessa di prima. C’è sicuramente un cammino sinodale che ci sta si fronte e che stiamo vivendo come Celam, dentro a un ripensamento della nostra struttura. Al tempo stesso, la Chiesa è chiamata a essere più semplice, essenziale, vicina alle persone, fraterna e solidale. Tutti dobbiamo sentirci parte della stessa Chiesa universale e camminare insieme: vescovi, sacerdoti, religiosi, laici…". Parla mons. Miguel Cabrejos, arcivescovo di Trujillo e presidente del Celam, il Consiglio episcopale latinoamericano, che raggruppa i vescovi delle ventidue Conferenze dell’America Latina e Caraibi
Nell’ambito della solennità del Corpus Domini, la cattedrale di Lima, capitale del Perù, si è svegliata rivestita con oltre 5.000 fotografie di persone defunte per Covid-19, che l’ufficio stampa dell’arcidiocesi ha ricevuto durante l’ultima settimana.