Il coronavirus in Perù impatta in un Paese caratterizzato, come del resto tutto il continente, da vaste sacche di povertà e diseguaglianza. Ma anche da un livello di individualismo, sfiducia, sfilacciamento istituzionale, corruzione, particolarmente elevato. Proprio per questo, nell’intervista realizzata con il Sir, mons. Carlos Castillo Mattasoglio, arcivescovo di Lima, insiste sulla necessità di un forte cambiamento morale e culturale, che deve vedere come protagonista una Chiesa ricentrata sulla dimensione comunitaria, più che presa dall’idea “di salvarsi l’anima individualmente”.
La metropoli dello Stato di Amazonas è tra le più colpite dalla pandemia e le cifre ufficiali (5.700 contagi e circa 500 morti nello Stato amazzonico per Covid-19 al 1° maggio) sottostimano la realtà che cozza con il ritmo incessante delle inumazioni. Una descrizione della drammaticità della situazione la fornisce al Sir l’arcivescovo, dom Leonardo Steiner, francescano minore, da pochi mesi alla guida dell’arcidiocesi, dopo essere stato per otto anni segretario generale della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile. La telefonata di Francesco, arrivata proprio in questi giorni, “è stata - spiega l’arcivescovo - uno straordinario gesto paterno per tutti noi. Tutti ora sanno che il Papa è con noi, che si prende cura dei drammi umani ed è vicino ai poveri”
La pandemia sposta nuovamente i flussi migratori in America Latina. Numerosi venezuelani, che in tempo di quarantena si sono trovati senza alcuna protezione nei Paesi dove si erano rifugiati, attraversano ora a ritroso la frontiera tra Colombia e Venezuela, dopo aver spesso camminato per centinaia di chilometri. L'obiettivo? Tornare a casa, perché all'estero hanno conosciuto xenofobia e stigmatizzazione. La stessa che li accoglie al rientro, additati come untori
Il ruolo fondamentale del "preti di strada" a San Paolo del Brasile dove la gente si ammassa ancora sui mezzi pubblici. Sono proprio i sacerdoti a svolgere un ruolo fondamentale per accogliere, informare, sensibilizzare, aiutare i poveri, le categorie meno protette, gli abitanti delle favelas della più grande megalopoli del Sudamerica, fin dall’arrivo del coronavirus nel continente diventata la “capitale” latinoamericana del Covid-19. Chi opera con i poveri ha una sola preoccupazione: che il contagio non arrivi nelle strutture di accoglienza
Una ricerca nazionale sui numeri dei decessi in Italia, nel periodo compreso tra il 21 febbraio, data del primo contagio autoctono a Codogno, e il 4 aprile, disegna una mappa sconfortante degli effetti del Covid-19. I numeri “reali” sono quelli forniti dall’Istat, e quindi indiscutibili ed eloquenti. Lo spiegano al Sir Antonio Sebastiano, direttore scientifico di Senior-net e Osservatorio Rsa, della Liuc Business School e Romano Astolfo di Sinodè, coordinatore di Seniornet.
Cresce l’allarme per il contagio da coronavirus nella Regione amazzonica brasiliana. Lo Stato brasiliano di Amazonas, infatti, conta ormai quasi 2mila contagi e oltre 160 decessi, in gran parte nella capitale, Manaus.
Un documento di grande novità e importanza, che segue di pochi giorni l’invito del Papa, nella lettera ai movimenti sociali, per un salario universale.
In questa inedita Settimana Santa caratterizzata in tutto il mondo dalla presenza del Covid-19 e dalle dure restrizioni che hanno riguardato anche le celebrazioni, i santuari più visitati dell'America Latina sono vuoti. I principali luoghi di fede del Continente hanno però saputo attrezzarsi, con risposte e scoperte sorprendenti.
La Chiesa della Bolivia non sarebbe la stessa senza il contributo di tanti missionari, laici, sacerdoti e appunto vescovi bergamaschi. Era il 1962, quando papa Giovanni XXIII chiese alla sua diocesi natale di aiutare la Chiesa boliviana. Partì un gemellaggio resistito nel tempo, e ancora solido: nel Paese andino attualmente sono presenti oltre trenta missionari, tra sacerdoti e laici, e tre vescovi, che raccontano come si vive al tempo del coronavirus. Con il cuore a Bergamo