Il presidente della Conferenza episcopale peruviana, mons. Carlos Enrique García Camader, vescovo di Lurín, ha invitato tutti i Vescovi del Paese a convocare una Giornata di preghiera, oggi, 25 febbraio, per la salute di Papa Francesco.
La Costa Rica, un tempo "oasi felice", è oggi segnata dal narcotraffico e dall’aumento della violenza. La Chiesa denuncia la povertà giovanile come terreno fertile per le bande e chiede alle istituzioni di intervenire con politiche educative e sociali per spezzare il circolo della criminalità
La Conferenza episcopale colombiana, riunita in assemblea, interviene con un breve messaggio alla nazione, inviato al Sir e firmato dalla presidenza dell’organismo, sulla complessa situazione politica e sociale del Paese e sugli scontri tra gruppi armati attualmente in atto nella provincia del Catatumbo.
La Chiesa messicana affronta l’emergenza migranti al confine con gli Stati Uniti, tra espulsioni e militarizzazione. Mons. Lira denuncia un “dialogo asimmetrico” con Washington e rilancia l’impegno per accoglienza, diritti e integrazione. Aumentano famiglie in fuga, strutture al limite
Mons. José Domingo Ulloa, arcivescovo di Panama, ribadisce la sovranità del Paese sul Canale di Panama, simbolo dell’identità nazionale, dopo le dichiarazioni di Donald Trump che ne ha rivendicato la gestione per gli Stati Uniti. “Abbiamo dimostrato la nostra capacità di gestire e mantenere il Canale aperto al mondo”, afferma Ulloa, invitando alla costruzione di ponti di pace e giustizia. L’arcivescovo richiama la comunità internazionale al rispetto della sovranità panamense, auspicando dialogo e buon senso per evitare conflitti geopolitici
Sì è pregato anche ieri, durante le messe domenicali, così come era stato fatto nei giorni scorsi, al Lido di Venezia, per la liberazione del cooperante Alberto Trentini, 45 anni, da due mesi detenuto in Venezuela, e per sostenere la sua famiglia.
Trentotto ex detenuti politici nicaraguensi, incarcerati dal regime di Daniel Ortega e deportati in Guatemala, non sono stati ammessi al programma Secure Mobility del Governo statunitense, e non potranno, almeno al momento, raggiungere gli Stati Uniti, per riunirsi, in molti casi, ai propri familiari.