I nostri doni possono essere come l’oro, quando tutto il nostro essere si lascia trapassare dalla luce ed adora, come l’incenso quando il nostro agire quotidiano profuma di gesti di altruismo e di carità, come mirra preziosa che stendiamo sui dolori e sulle sofferenze dei nostri fratelli e sorelle. Allora sarà nostra la gioia dei Magi quando videro la stella!
La Vergine Immacolata è fondata sull’alleanza che l’Altissimo ha tagliato con il popolo d’Israele e viene lanciata nella storia in cui il Suo progetto, l’Immanuel, El con noi, Dio con noi, prende carne umana. Il dono supremo, la novità che si inserisce nella nostra umanità ci fa comprendere anche la novità dell’Immacolata. L’Altissimo desiderava togliere ogni peccato, ogni macchia da tutto il popolo e da tutti i suoi membri, scelse quindi di donarci la Sposa tutta bella, quella Cantico dei Cantici e Maria di Nazareth si ritrovò ad essere l’arca dell’alleanza, la Figlia di Sion che portava nel grembo il Figlio dell’Altissimo.
“Per favore, vi chiedo di giudicare con benevolenza. E di pregare perché il Papa – chiunque sia, oggi è il mio turno – riceva l’aiuto dello Spirito Santo, sia docile a questo aiuto”. Benevolenza non significa chiudere gli occhi ed accettare qualsiasi decisione o proposta a priori perché lo ha detto il Papa, significa entrare in una dinamica di grazia, di comunicazione dell’Amore Trinitario, notoriamente folle e straripante, che ha uno sguardo più ampio e chiede a chi vuole vivere e testimoniare il Vangelo, di guardare al Pastore - di turno! - come a Colui che riceve una benedizione che lo supera
Scrive padre Eugenio Maria, carmelitano: “Ad ogni svolta della storia, lo Spirito Santo pone una guida, ad ogni civiltà che inizia, dà un maestro incaricato di dispensare la sua luce. Alle soglie di questo mondo nuovo che s’annuncia, Dio ha posto Teresa di Gesù Bambino”. Nella nostra svolta Francesco scriverà e ci spiegherà perché oggi dobbiamo guardare a lei per passare da un regime di giustizia ad un desiderio ardente di assoluto e integro Amore
La storia della Chiesa ci consegna da sempre nel suo percorso secolare una certezza: il Signore Gesù vivo e vero presente nell’Ostia. I ragazzi del mondo che questa sera si ritroveranno con il Papa al Parque Tejo di Lisbona saranno testimoni di questa certezza perché anche loro si nutriranno di questo Pane. Ci si emoziona nel pensare alle diverse modalità con le quali si accosteranno a questo mistero. Non saranno soli. Ad accompagnarli un ragazzo quindicenne, nostro contemporaneo, che certamente boomer non era: Carlo Acutis che proprio nell'Eucaristia aveva trovato, diceva, "la mia autostrada per il cielo"
Lasciamo madre e figlia senza nome, così possiamo scrivere su quella sabbia i nostri nomi. Con grande vergogna. Arrestarci però alla vergogna è anche comodo e, forse, fresco. Dobbiamo agire, intervenire, ognuno a proprio modo, ciascuno al suo posto. Monaci e monache intercedendo. Preti e consacrati gridando il Vangelo. Laici e laiche prestando mani e cuore perché la vergogna non si ripeta
Suscita stupore che la giovane francese, santa e Dottore della Chiesa, sia stata optata tra le personalità significative che l’Unesco, Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura, intende mettere in luce nel 2022-2023. Grato stupore, di cui però è necessario cogliere la ragione profonda perché non si tratta solo di superare una certa stucchevole visione di Teresa e delle sue rose, intrisa di superficialità ma di scendere nel profondo e comprendere l’impronta scientifica che lasciò impressa nella storia della spiritualità e della stessa teologia
Il pensiero riflesso sulla fede acquista una tonalità che non potrà mai più dimenticare. La giovane monaca non ha mai studiato teologia sui banchi delle Università ma ha sempre scrutato la Parola, ne è rimasta affascinata e si è posta in ascolto. Non ha timore della sua natura umana, così fragile come quella di ogni persona che, con grande fatica, si accetta e tenta di muoversi nel gioco della vita
Una meditazione sulla scoperta della Resurrezione da parte delle tre donne con le parole di Boris Pasternak, che vede tutto con gli occhi del poeta credente: ne coglie il dolore, lo sgomento forse anche l’inquietudine