Tutti sanno chi sia Giuseppe. La risposta sarebbe immediata e netta. Lo sanno davvero oppure si tratta di uno stereotipo che ha solcato i secoli ed è difficile da scalzare? In realtà: Giuseppe chi sei? Perché ci interpelli e ci costringi a pensare e, talvolta, anche a cambiare il nostro pensiero? L’iconografia offre un ventaglio di interpretazioni e di suggestioni, di colori e di forme, è innegabile
La donna non è tale perché ama in un certo modo piuttosto che in un altro. Non è donna perché è o non è madre. La donna è tale perché vive nel suo profondo, come dono ricevuto dall’Altissimo, la capacità di sentire l’altro, proprio come sente se stessa
Nuotiamo in un superfluo che ci fagocita ed ottunde. Nella banalità delle proposte che si dicono artistiche e artistiche non sono perché l’arte è apertura all’infinito che conduce a bramare l’Infinito e non un carapace chiuso su se stesso stracolmo di denaro. Una buona scossa, se guardiamo alla luce del Risorto, potremmo provarla. Una scossa interiore che sappia comprendere lo stato d’animo e il dramma di chi si ritrova ai piedi delle macerie della propria casa e della propria famiglia sepolta dai massi. Solo il Risorto può incidere nei famosi quaranta giorni, la gioia del percorso che ci rende trasparenti e non schiavi di nullità e di banalità. A noi la scelta: infischiarcene oppure giocarci nella conversione, guardando a Lui
La decisione dell’interpellato, che si è riconosciuto consacrato, è libera inserzione che trasmette l’autenticità del progetto del Creatore, la bellezza di una vita che già respira l’eternità che ci attende
La stella perde la sua luce quando i Magi interrogano e disputano a Gerusalemme. Quasi a dire che quella modalità non riusciva a penetrare il mistero che avvolgeva la loro richiesta e non giustificava la fatica del viaggio. La luce però riappare e i Magi “al vedere la stella, provarono fortemente una grandissima gioia”. Non soddisfazione per avere azzeccato, ma uno stato d’animo diverso
Le notizie e i fatti concreti vengono a colpire la comunità monastica con vigore pregnante e la reazione, pur sempre radicata nella fede orante, non manca di essere attraversata da interrogativi e talvolta anche da inquietudini. I discorsi, le prese di posizione, i gesti concreti del Pastore della chiesa, a maggior ragione, vengono accolti, soppesati e sottoposti al… setaccio. Quando poi ci si trova dinnanzi ad un teologo del valore di Joseph Ratzinger la presa vuole essere diretta e senza ombre.
Non siamo soli, non è una questione scaramantica per cui ci affidiamo a qualche oggetto che mai deve mancare su di noi o nel nostro zaino, pena soccombere al malaugurio. Non siamo soli perché l’Altissimo ci ha donato la presenza dei suoi angeli, dei suoi messaggeri che impercettibilmente indicano, sorreggono ed accompagnano. Uno di loro è proprio il nostro, quello personale. Lo denominiamo, da tempo immemorabile, l’Angelo Custode
Solo quando il pane viene spezzato diventa il Pane, solo quando ci lasciamo spezzare aprendoci all’accoglienza, al servizio degli altri e così vengono spezzate quelle nostre radicatissime fibre di egoismo che ci abitano, solo allora può germinare la pace, quella vera e non si insinua quel silente clima che prelude alla guerra, alla divisione, alla sopraffazione che poi sfocia, irrimediabilmente, in un conflitto che mira solo a conquistare e ad uccidere
Potremmo considerare la nostra ultima orizzontalità come una linea infuocata che si fonde con quella verticalità che, nelle mani di Maria Assunta, ci conduce a varcare la soglia e ritrovarci dinnanzi all’Amore Trinitario: Maria è morta d’amore perché solo di amore era vissuta