Cristiana Dobner

Cristiana Dobner

Edith Stein. Doctor veritatis, testimonianza di verità

Giovanni Paolo II volle proclamare nel 1999 Edith Stein patrona d’Europa: oggi veglia su di noi in tempi cruciali. Quale il carisma, il sigillo che l’Altissimo volle riservarle? La realtà dei fatti, il suo percorso di vita, il lascito di pensatrice fenomenologa e teologa non lasciano dubbi: la verità. Flusso carismatico che attualmente può riversarsi su di noi. Ancora oggi, non solo la sua testimonianza di verità si staglia sulla tragica menzogna di Auschwitz, ma l’inesausta indagine di ricercatrice e di adoratrice della Verità scuote metodi e pensatori odierni che indagano sulla coscienza

Lasciamoci di nuovo lambire dalle lingue di fuoco e ricreiamole in ogni istante della nostra esistenza

Il dono dello Spirito, come ci narra Luca, viene effuso “Nel compimento del giorno di Pentecoste” in cui “si trovavano tutti insieme nello stesso luogo” i centoventi fratelli, la prima comunità di Gerusalemme. Pentecoste, cioè Shavuot, la festa delle settimane, in cui si mieteva il grano. Nella storia del popolo d’Israele ci si riferiva all’alleanza e al dono della Torah. Assistiamo ad una teofania, ad una manifestazione che non dipende dall’azione umana: lo Spirito scende su tutti i popoli, popoli e persone sono disposte ad accoglierLo, riconoscerLo e a giocare la propria libertà, proprio come Israele quando ricevette il dono della Torah sul Sinai.

La Misericordia di Dio è più grande delle nostre miserie e di quelle del mondo intero

Come poter attingere quando siamo lontani dalla sorgente e abbiamo rifiutato la linfa che quell’utero vuole comunicarci? In solidarietà gli uni con gli altri, gli uni per gli altri, con gesti microscopici e con assensi interiori, radicati in una certezza: "Figlia Mia, l’amore Mi ha condotto qui e l’amore Mi trattiene. Figlia Mia, se sapessi che grande merito e ricompensa ha un atto di puro amore verso di Me, moriresti dalla gioia". Per questo ha parlato a Mosè di schiena. Ora a noi cogliere ogni opportunità di bene, ogni accenno, magari silente, che chiede il nostro aiuto, quanto fatto e donato ai fratelli e le sorelle, diventa un atto di puro amore verso il Misericorde e gli dona gioia

La guerra vissuta dal monastero: in ascolto della sofferenza, pregando per la pace

Quando l’impensabile raggiunge, che fare? Incredulità, sgomento, interrogativi che premono. Serpeggia continuamente “perché?”. Perché si scatenano distruzioni come l’attuale? Non siamo disinformate ma ci rendiamo conto che molto ci sfugge e quanto più tentiamo di capire, tanto più ci sfugge. Ci poniamo in ascolto e fremiamo per entrambi i nostri fratelli e sorelle che combattono. Sono persone come noi che vivevano un quotidiano normale, fra vita di famiglia e vita di lavoro, intessendo relazioni, coltivando interessi. In un attimo tutto viene distrutto o, quanto meno, impedito gravemente

Candelora: la festa di Colui che è la Luce

Nelle nostre chiese vengono benedette le candele che illumineranno le celebrazioni e rammenteranno come le tenebre della storia siano state squarciate da una nascita avvenuta in un piccolo borgo sconosciuto e senza rinomanza, ma che i profeti avevano intravvisto ed atteso. La luce di Israele ha forato i secoli e continua nella sua fedeltà a proclamare la Torah, per i cristiani Gesù Cristo è la Torah incarnata, Luce da Luce

Giuseppe: come apprendere dal Padre a diventare padre

Giuseppe, dopo l’irruzione dell’Altissimo, nella sua vita, ha appreso a riconoscerLo, a prestaGli fede, a comprendere che Egli era la guida in tutto quanto gli stava accadendo, a lui, modesto carpentiere che, forse, mirava ad una vita familiare semplice e ordinata e ad un lavoro, se si vuole faticoso, ma redditizio. L’irruzione, cioè l’irrompere, il frangere le barriere del vissuto naturale, di quanto si tocca e di quanto vede, e l’impeto che in lui ne veniva a seguire le parole udite, hanno portato il suo sguardo ad un altro livello: non ha visto il Volto dell’Altissimo, altrimenti sarebbe perito; non gli ha parlato faccia a faccia come Mosè, ma ha fissato il suo sguardo su di Lui, così ha potuto percorrere tutte le disavventure che si sono susseguite nella sua vita

La Croce è la distruzione dell’odio

La croce è diventata per noi la causa di innumerevoli benefici: eravamo divenuti nemici e ci ha riconciliati con Dio; eravamo separati e lontani da lui, e ci ha riavvicinati con il dono della sua amicizia. Se guardiamo a Lui e lo accogliamo, Lo lasciamo dimorare in noi, il nostro animo sarà riplasmato, l’odio, il rancore, il tradimento, sono stati lavati dal Suo Sangue e, nel perdono sperimentiamo che il Padre ci viene incontro, corre incontro a noi. Diventa per noi il grande ed unico Amico che accompagna il nostro cammino e toglie gli inciampi che potrebbero danneggiarci

Il Papa in ospedale. Francesco, nella debolezza, influencer dello Spirito Santo

Per noi Francesco è prima di tutto una persona sofferente che ha bisogno del nostro sostegno in un momento difficile della sua esistenza. Come tutte le persone oggi ammalate o sofferenti, indubbiamente mi verrà obiettato. Certamente ma proprio qui si colloca il perno: il cristiano, se tale vuole essere nei fatti più che proclamarsi con vane ciance, non è l’influencer che attira e produce e produce denaro se non proprio a fiumi magari a rivoli. Francesco per noi è Padre, di tutti i cristiani indubbiamente, non solo ma come più volte ha ribadito, Padre di tutti indistintamente. Ora, riversare su di lui il nostro ricordo orante ed intercedente significa sostenerlo nel suo dono di spogliamento, di povertà, di necessità, per renderlo incandescente nel suo donarsi.