Porre la firma ad un documento significa autenticarlo. Francesco ha scelto il luogo in cui scrivere il suo nome: davanti alla tomba del santo di cui porta, per sua scelta, il nome. Se andiamo al Tanak e alla Scrittura cristiana, i luoghi in cui avvengono o si intessono le vicende umane sono tutti significativi: investiti dalla Presenza, luoghi da cui scaturisce la benedizione che poi si effonde su tutti. L’Altissimo li ha scelti. Il momento storico nostro è allarmante, non si può disconoscerlo. Tuttavia, arrestarsi soltanto all’esplicitazione dei pericoli, a che giova?
L’esperienza della morte ha arricchito la persona della Vergine: passando per la comune sorte degli uomini, Ella è in grado di esercitare con più efficacia la sua maternità spirituale verso coloro che giungono all’ora suprema della vita
Lo Spirito non annulla l’intelligenza, non sbarra la porta alla ricerca, ben al contrario sollecita a collaborare a quel disegno di salvezza di noi che ci sappiamo, tutti, figli di Dio. Allora la pandemia sarà pervasa dal Soffio, da noi stessi che agiremo sempre con consapevolezza e grande
Ecco allora l’indulgenza plenaria, il dono gratuito dell’Amore sommo che, accogliendo il grido del dolore, ci rende trasparenti a Lui stesso, togliendo da noi le macchie e le scorie che, in un modo o nell’altro, gravano su di noi. Un dono di acqua cristallina che scende benefica e ci fa trasalire perché non impone condizioni o balzelli, chiede soltanto che Lo si guardi e si accetti quella rugiada che lenisce, salva e rende nuovamente innocenti, come quando siamo stai immersi nella grazia del Battesimo del Salvatore. Tutto viene profuso nelle nostre mani. Possano rimanere aperte in supplica e in rendimento di grazie
La Messa che i nostri fratelli sacerdoti celebrano in solitudine non ha forse una forza di irraggiamento pari alla loro sofferenza di non trovarsi in comunione visibile e tangibile con i loro fedeli? In questa realtà drammatica la fede, cioè la relazione con il Padre, non può assumere un aspetto finora inedito? Certo, non essere presenti e celebrare, da fedeli, con il sacerdote crea un vuoto e impone un’assenza. La fede però può colmarlo perché conosce un’altra dimensione: la comunicazione che non conosce confini fisici, che non conosce barriere di isolamento. Il prete che celebra si libra su tutto il mondo, non si chiude nella sua piccola cerchia parrocchiale, si dilata su tutti e su tutto
Ecco la lezione che insegna Francesco con il suo messaggio per la Giornata dei Migranti: cogliere la realtà è opportuno, descriverla e farla comprendere è saggio. Quanto è dirompente, posto che le coscienze siano vigili e non intorpidite, è la frase seguente che, se fossimo in tempi in cui il latino era valutato, andrebbe segnata rubro lapillo: non è in gioco solo la causa dei migranti, non è solo di loro che si tratta, ma di tutti noi, del presente e del futuro della famiglia umana. Quindi la compassione, il disagio, la sim-patia, con cui guardiamo a queste persone sofferenti, ai gruppi a dir poco cenciosi, a chi è stato a mollo per ore pur di salvarsi, devono cedere dinanzi a questa affermazione: tutti noi
Nulla da obiettare sul riposo, sull’aria festaiola. Tutto invece da rivedere quando sulla nostra coscienza pesano 500 persone, esseri umani come noi in balia del mare che, se le previsioni saranno azzeccate, si scatenerà in ondate alte due metri. Possiamo ignorare tutto e goderci il mare o i monti? Possiamo dissetarci e scegliere leccornie quando un uomo, proprio come noi, viene trovato in un barchino morto per gli stenti? Indubbiamente non possiamo lasciarci morire di fame e di sete per una falsa postura di simpatia, ma non dovremmo conoscere un limite? Di più: perché arriviamo a questi livelli di disumanità? Perché la nostra percezione della realtà è ottusa? Perché chiudiamo gli occhi e le orecchie agli eccidi, alle guerriglie, agli attentati? La realtà politica nostra versa in una notevole crisi, il Ferragosto che cosa porterà? Buio o luce? Attenzione al bene comune oppure giravolte crisaiole?