Tra i quartieri distrutti di Homs, nella parte vecchia della città, c'è la casa dei Gesuiti. Qui il 7 aprile di cinque anni fu assassinato a sangue freddo padre Frans van der Lugt che pagò con la vita il suo impegno per i più emarginati e le sue denunce contro la mancanza di cibo, medicinali e aiuti per la popolazione assediata. L'opera di padre Frans continua oggi grazie a una piccola comunità di gesuiti. A poche centinaia di metri due suore del Sacro Cuore portano avanti la loro missione tra gli anziani abbandonati e rimasti soli a causa della guerra. Germogli di speranza tra le macerie...
Viaggio a Maaloula, roccaforte cristiana dove si parla ancora l’aramaico, la lingua di Gesù Cristo. Il villaggio fu conquistato dai terroristi di Al Nusra (settembre 2013) che profanarono e saccheggiarono chiese, santuari antichi e incendiarono case. La maggior parte dei suoi abitanti fu costretta alla fuga. Oggi dopo 5 anni il villaggio prova a rialzare la testa. Le testimonianze del parroco melkita e dell'archimandrita ortodosso.
Una guerra combattuta con le armi della tenerezza e della fragilità: sono i ragazzi di "Al Safina" di Damasco, una delle tante comunità sparse nel mondo de L’Arche, la grande famiglia di accoglienza di disabili, fondata da Jean Vanier. A dispetto della loro vulnerabilità hanno aperto le porte della loro casa nella città vecchia della capitale siriana e durante la guerra hanno accolto tanti sfollati disabili e poveri delle aree rurali e aiutato la Caritas. Oggi a colpi di tenerezza e di amore ricostruiscono la Siria, partendo dai cuori degli ultimi.
Una guerra combattuta con le armi della tenerezza e della fragilità: sono i ragazzi di "Al Safina" di Damasco, una delle tante comunità sparse nel mondo de L’Arche, la grande famiglia di accoglienza di disabili, fondata da Jean Vanier. A dispetto della loro vulnerabilità hanno aperto le porte della loro casa nella città vecchia della capitale siriana e durante la guerra hanno accolto tanti sfollati disabili e poveri delle aree rurali e aiutato la Caritas. Oggi a colpi di tenerezza e di amore ricostruiscono la Siria, partendo dai cuori degli ultimi.
“La Siria oggi è come il viandante picchiato e derubato della parabola del Buon Samaritano. La Siria assalita dai ladroni – i cui nomi e cognomi sono stati menzionati nella comunità internazionale – lasciata mezza morta sul ciglio della strada e soccorsa dai buoni samaritani, un certo numero dei quali aggrediti e uccisi dagli stessi ladroni". Il Calvario della Siria nelle parole del nunzio apostolico, il card. Mario Zenari, che questa mattina a Roma ha presentato la seconda fase del suo progetto "Ospedali aperti", realizzato con Avsi. L'incontro è stato l'occasione per fare il punto sulla guerra con il cardinale
La storia di Nahel Al Halabi, compositore e direttore d’orchestra di Damasco, esule a Mantova. Con la Diocesi locale, il Comune e l'Unhcr, Nahel ha promosso il progetto "Amata Siria", nato per raccontare in musica il dolore della sua terra piegata da una lunga guerra che sembra essere stata dimenticata
Venerdì 17 maggio 150 giovani di Gaza pedaleranno nella Striscia per lanciare un messaggio di pace. La stessa cosa faranno giovani israeliani dall'altro lato del muro che separa i due popoli. L'iniziativa è del Comitato giovanile di Gaza (Youth Committee) che dal 2010 propone progetti di pace che coinvolgono anche coetanei israeliani. Tra questi spicca "Skype with your enemy” (Chiama il tuo nemico). Ogni giorno dalla Striscia partono video-chiamate da e per Israele. Giovani israeliani e gazawi parlano, si confrontano e si conoscono, abbattendo i muri del pregiudizio e dell'ostilità
Riprendono gli scontri nel Governatorato di Idlib tra esercito di Assad, oppositori armati e jihadisti del fronte Tahrir al-Sham. Secondo le Nazioni Unite sarebbero decine i morti e oltre 150 mila gli sfollati interni. Dal villaggio cristiano di Knaye arriva la testimonianza del parroco, il francescano della Custodia, padre Hanna Jallouf. Cristiani impegnati negli aiuti agli sfollati ma sempre nel mirino dei jihadisti che hanno portato via il raccolto delle olive e delle prugne. L'appello: "pregate per noi, non abbandonateci"
Dall'altare della chiesa di san Paolo, a Mosul, dove riposano le spoglie del vescovo martire, mons. Paulos Faraj Rahho, giunge il messaggio di Pasqua del nuovo arcivescovo mons. Michaeel Najeeb Moussa. Attorno a lui solo una quindicina di famiglie cristiane, le uniche rientrate fino ad ora in città dopo la persecuzione dello Stato Islamico. "Costruire ponti di fraternità, demolire muri e seminare speranza”. Passa da qui la nuova vita di Mosul e la rinascita dell’Iraq