Rientrato da poco da Gaza, Roberto Guerrieri di Emergency, descrive al Sir la vita della popolazione di Gaza, tra speranza nel futuro dopo la tregua e la lotta quotidiana per la sopravvivenza.
“L’accordo concordato tra Hamas e Israele è sul tavolo dalla fine di maggio. È un cattivo accordo perché non riporta immediatamente a casa tutti gli ostaggi. È un cattivo accordo perché richiederà almeno 12 settimane, probabilmente di più, per essere attuato. È un cattivo accordo perché manca l’intera componente politica per stabilire chi governerà Gaza quando la guerra sarà finita. È un cattivo accordo perché non stabilisce esplicitamente che la guerra finirà e che Israele si ritirerà da Gaza, ma un cattivo accordo è meglio di nessun accordo”.
Gli Ordinari cattolici di Terra Santa “accolgono con favore l’annuncio del cessate il fuoco a Gaza, che mira a porre fine alle ostilità a Gaza, alla restituzione degli ostaggi israeliani e alla liberazione dei prigionieri palestinesi”.
“All’ufficializzazione segua, adesso, anche la realizzazione. Voglio sperare che da domenica si comincino realmente a liberare ostaggi e prigionieri e che, da qui, prenda avvio un percorso, sicuramente lungo, di stabilizzazione per rendere Gaza nuovamente vivibile e, al tempo stesso, governabile”.
Diffusa a Roma la World Watch List 2025 (Wwl), la classifica di Open Doors/Porte Aperte sui 50 Paesi dove i cristiani subiscono più persecuzioni. I dati mostrano oltre 380 milioni di cristiani esposti a forme elevate di discriminazione o violenza, pari a uno su sette. Il direttore di Open Doors Italia, Cristian Nani, invita a rimettere la libertà religiosa al centro del dibattito pubblico
Si è concluso ieri, 10 gennaio (dal 28 dicembre scorso), il viaggio di studio solidale che ha portato in diversi punti del Benin e del Togo un piccolo gruppo di appartenenti al gruppo scout Agesci Merano 1, alcuni di loro membri attivi del Pozzo di Giacobbe (Jakobsbrunnen).
Ieri sera, il neo presidente della Repubblica libanese, Joseph Aoun, si è recato a Bkerke, presso la sede del Patriarcato di Antiochia dei Maroniti, dove è stato ricevuto dal patriarca, il card. Bechara Boutros Raï.
Il 29 dicembre scorso, Suleman Masih, cristiano di 24 anni, è stato aggredito a Kot Saadullah, Rahawali, Gujranwala, in Pakistan, e, a causa delle ferite riportate, è morto il 1° gennaio.