Alla Messa di Mezzanotte, celebrata in una Betlemme priva di luci e pellegrini a causa della guerra, il patriarca latino, card. Pizzaballa, ha ricordato palestinesi e israeliani colpiti da questa guerra, ha invitato a moltiplicare i gesti di pace e di perdono, e a pregare affinché "Cristo rinasca nel cuore dei governanti e dei responsabili delle nazioni". Il patriarca ha concelebrato con il card. Konrad Krajewski, elemosiniere di Papa Francesco, con mons. Adolfo Tito Yllana, nunzio apostolico in Israele e in Cipro e delegato apostolico in Gerusalemme e Palestina. Tra i celebranti anche padre Gabriel Romanelli, parroco latino di Gaza.
È un Natale difficile quello che attende i cristiani di Terra Santa ma il messaggio che porta la nascita di Gesù è l’antidoto all’odio: “non possiamo stare senza l’Altro. Altro che è venuto a noi. Credo che sia ciò di cui abbiamo tutti bisogno adesso”. Ne è convinto il card. Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme che, in un’intervista al Sir, vede nelle parole “fiducia e pace” la strategia politica e sociale di uscita da questa guerra scoppiata il 7 ottobre, dopo l’attacco terroristico di Hamas ad Israele
A pochi giorni dal Natale, mons. Jacques Mourad, arcivescovo siro-cattolico di Homs, racconta al Sir la sofferenza del suo Paese, la Siria, segnata dalla guerra scoppiata nel 2011. Una guerra dimenticata e mai del tutto finita. “La venuta di Gesù - dice al Sir - ci ricorda che Dio si è incarnato per la salvezza dell’umanità. Facendo del bene possiamo dare aiuto”. È con questo spirito che la comunità cristiana di Homs si accinge a trascorrere il Natale
“In questo periodo molti hanno chiesto se abbiamo cancellato il Natale. Non abbiamo cancellato il Natale, perché il Natale è un fatto già accaduto e – grazie a Dio – nessuno lo può cancellare. Il Natale consiste nel fatto che il Figlio di Dio è entrato nella nostra storia una volta per sempre, si è fatto uno di noi, è stato donato a noi, ha dato un senso alla nostra vita, e così ci ha salvato”.
"Le condizioni igienico sanitarie sono sempre più pesanti. Impossibile muoversi e far arrivare aiuti”: è il grido di aiuto dei cristiani della parrocchia cattolica di Gaza, dedicata alla Sacra Famiglia. Sabato sono stati celebrati i funerali delle due donne uccise da un cecchino israeliano. L'appello di suor Nabila: "A Natale chiediamo di pregare per gli innocenti di Gaza e per la pace"
“È ora di porre fine a questo conflitto insensato”: sono le parole con cui il Patriarcato latino di Gerusalemme accompagna alcune foto che mostrano l’attacco israeliano alla parrocchia cattolica di Gaza lo scorso 16 dicembre che ha provocato due morti, una madre, Nahida Khalil Anton e sua figlia Samare, e diversi feriti oltre a numerosi danni.
I bambini della parrocchia latina della Sacra Famiglia di Gaza, l’unica cattolica della Striscia, cantano “Happy Birthday” a Papa Francesco nel giorno del suo 87° compleanno.
“Questo modo di agire non è in alcun modo giustificabile. Se si perde in questo modo il valore della vita altrui vuol dire che si è già perso anche il senso della propria dignità. Non resta che pregare perché si realizzi la profezia della trasformazione dei cuori di pietra in cuori di carne”.
Manca poco più di una settimana al Natale e il parroco di Gaza, padre Gabriel Romanelli, racconta al Sir l’attesa dei suoi parrocchiani che dal 7 ottobre, giorno dell’attacco terroristico di Hamas a Israele, hanno trovato rifugio in parrocchia. In mezzo alle bombe e a tante difficoltà non smettono di pregare per la pace e la giustizia