“Grazie Santità per le preghiere. I nostri bambini si uniranno ai loro coetanei di tutto il mondo per pregare per la pace”, comincia così, con le parole di suor María del Pilar Llerena Vargas, missionaria dell’Istituto del Verbo Incarnato, il video con cui i bambini della parrocchia latina della Sacra Famiglia, l’unica cattolica della Striscia di Gaza, salutano Papa Francesco e i 7mila bambini provenienti da 84 Paesi del mondo che si ritroveranno lunedì 6 novembre, dalle ore 14.30, nell’Aula Paolo VI, per condividere con il Pontefice speranze e preoccupazioni per il futuro, nell’evento intitolato “I bambini incontrano il Papa”.
In una Gaza city ormai circondata dall'esercito israeliano prosegue la vita dei 700 e più sfollati cristiani nella parrocchia latina della Sacra Famiglia. Per tutti l'appuntamento più atteso è la benedizione di Papa Francesco che arriva al termine della sua telefonata quotidiana. Ancora ieri sono cadute bombe nelle vicinanze del complesso parrocchiale. Cresce la paura di trovarsi in mezzo a combattimenti casa per casa
“Questa mattina raid israeliani hanno colpito la scuola delle Suore del Rosario, del patriarcato latino di Gerusalemme nella zona di Tel al-Hawa danneggiando il grande cortile esterno e arrecando danni alle strutture circostanti”: a dare al Sir la notizia è suor Nabila Saleh, preside della scuola, la più grande della Striscia con i suoi 1250 alunni, in larghissima maggioranza musulmani.
"Non si può pensare che Israele non abbia il diritto di vivere, di esistere e di stare. Lo stesso vale per il popolo palestinese. Sono due diritti e uno non è superiore all’altro": così, in una intervista al Sir, il card. Fernando Filoni, Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme (Oessh), esprime la sua preoccupazione per la guerra in corso tra Israele e Hamas. "Non si può pensare - afferma - che Israele non abbia diritto di esistere, ma questo vale anche per i Palestinesi. Se non superiamo questa divisione è difficile venire fuori dall’attuale situazione dove si vive drammaticamente".
Ieri nuovo appello umanitario di Papa Francesco per Gaza, dove si estende l'offensiva di terra israeliana. Dalla parrocchia latina della Striscia arriva la voce di suor Saleh: "Chi tra i potenti della terra vuole ascoltarlo? Stanno giocando con il sangue dei nostri morti, dei nostri bambini, dei nostri anziani". Intanto la scuola del patriarcato è stata aperta agli sfollati del centro culturale greco-cattolico a rischio bombardamento. Al via anche un progetto di aiuto di Caritas Jerusalem
Il giorno di preghiera e digiuno per la pace di ieri si è trasformato nel giorno peggiore di combattimenti. La comunità cristiana ha trascorso la notte dentro la chiesa per timore di bombardamenti che hanno colpito le zone vicine. Nonostante ciò dalla parrocchia latina si è levato un forte appello alla pace
“Papa Francesco ha indetto per ieri, 27 ottobre, la Giornata di digiuno, di preghiera e di penitenza per la pace nel mondo. Il mondo si è riunito, ha pregato, ha condiviso il dolore per l’atrocità della guerra. Ma quasi alla fine di questa giornata di unità, siamo caduti nella disperazione profonda. Gaza: isolata nelle comunicazioni mentre è attaccata dal cielo, dal mare e da terra. Penso all’umanità di Gaza devastata, attaccata, oppressa, abbandonata, privata di ogni diritto e di ogni dignità senza che il mondo possa soccorrerla, senza che possa vedere, sentire e condividere il suo dolore. Questa è stata la peggiore notte dal 7 ottobre ad oggi”.
La comunità cristiana di Gaza si unirà alla Giornata di preghiera e digiuno per la pace indetta da Papa Francesco per domani. L'appello del parroco, padre Romanelli, e il racconto delle suore da Gaza delle telefonate quotidiane del Papa. L'ultima ieri: "ci confortano molto le sue parole". La piccola parrocchia latina continua la sua grande attività di accoglienza e di condivisione materiale e spirituale
Da una Betlemme 'sigillata' e 'assediata' dall'esercito di Israele, dopo l'attacco dei terroristi di Hamas del 7 ottobre scorso, a parlare al Sir è suor Faisa Ayad, delle Francescane minime del Sacro Cuore. La religiosa sa bene cosa significa vivere sotto assedio perché è una delle 4 suore francescane che si trovavano dentro la Natività durante l'assedio israeliano (2002) dei 240 miliziani palestinesi che vi si erano introdotti per sfuggire alla cattura. Rispetto a 21 anni anni, dice, "ora la situazione è peggiore"