Il 6 agosto 1978 moriva Papa Paolo VI. Una figura che, ormai canonizzata, continua a sorprenderci e dunque ad interrogarci e ad accompagnarci. È il Papa della Chiesa nel mondo contemporaneo, che è il tema del Concilio che ha accompagnato e concluso. E di cui ha iniziato l'attuazione, che è il compito di tutti i suoi successori. Tutti, nessuno escluso, a partire da Papa Luciani, che volle assumere un duplice nome proprio quasi a richiedere un supplemento di energia
La proposta di legge depositata in Parlamento contro l'omotransfobia risponde a una logica culturale precisa. Una ideologia insinuante, che guarda alla società non in modo organico e comunitario, ma in termini fortemente conflittuali, segmentati e individualistici. Come sottolineato nella nota della Presidenza della Cei del 10 giugno, l'ordinamento giuridico italiano già offre garanzie di tutela in questo ambito. Aggiungere norme a norme, parole a parole, in realtà non ha un obiettivo di “ordine pubblico”. Ma di ordine culturale.
Nelle scorse settimane il presidente Mattarella ha più volte invitato all’unità, che si basa sul rispetto reciproco. La sola strada per partire ed arrivare alla realtà delle attese concrete dei cittadini, valorizzando le risorse e superando quel reticolo di fazioni, interessi, conflitti che ciclicamente ci penalizza. Si può fare, ma dobbiamo darci concretamente da fare. È il senso della festa della Repubblica, una repubblica plurale, che valorizza e coordina le differenze e tutte le soggettività, non teme di riferirsi a valori alti. Tanto più quest’anno, in cui tutto sembra in discussione. E rischia di rimanere uguale, se non peggiore, se non facciamo sentire chiara e forte la nostra voce
La situazione delle scuole paritarie, già molto complicata in questi anni, anche proprio per una non completa attuazione del principio della parità, rischia di peggiorare in modo significativo dopo l’emergenza sanitaria. Saranno necessari nuovi investimenti sulle strutture e le famiglie dovranno fare i conti con una situazione economica piena di incognite
Papa Francesco ha parlato da sempre di cambiamento d’epoca. Lo stiamo vivendo. Da protagonisti o piuttosto consumatori, come ci suggerivano alla fine del secondo corso, o da utenti, come qualcuno subdolamente vorrebbe oggi, delle grandi reti. Si muova allora con franchezza e creatività la cultura e l’azione dei cattolici, come al momento della Liberazione e in tutti i tornanti della successiva storia italiana ed europea
Per l’Italia ci sono quattro punti: due positivi e due problematici. Il primo è la prova importante che gli italiani hanno dato in queste settimane, nonostante tutto. Il secondo è l’importante ricchezza che, ancora una volta nonostante tutto, ovvero nonostante l’inaccettabile crescente divaricazione sociale e territoriale, gli italiani stanno capitalizzando e che costituisce oggetto di concupiscenza. Queste due combinate grandi risorse si scontrano con un persistente e crescente disordine, una “babele” l’ha definita un acutissimo osservatore come Marco Olivetti, tra i poteri istituzionali, i diversi livelli decisionali e di governo, oltre che con uno sfilacciamento del sistema politico e delle forze politiche, che acuisce una sensazione di impotenza
L’apertura alla consultazione degli studiosi di tutto il mondo dello sterminato archivio del pontificato di Pio XII, a partire dal 2 marzo è una data importante. Per fare storia come si deve e per ritrovare le ragioni della storia
Articolare risposte comporta anche una soggettività nuova da parte dei “cattolici, le loro associazioni e organizzazioni”, esplicitamente citati all’articolo 3. Interrogarsi sul perché di una sostanziale afasia, o di un rincantucciarsi solo su alcuni temi, può essere utile per invece aprire ad una nuova stagione, a nuove forme di una interlocuzione pubblica, aperta, dialogica e plurale, ma strutturata e organizzata, che tanto bene potrebbe fare. Per darsi una mossa e articolare risposte a troppe domande inevase che circolano nella nostra società
Nessuno oggi si preoccupa di riattivare il cosiddetto ascensore sociale, che come abbiamo potuto constatare nell’arco di quasi due secoli ha proprio nella scuola il suo propellente più importante. Ci si limita a fare il gesto dello struzzo, ovvero edulcorare i discorsi e la consapevolezza delle diseguaglianze crescenti. Che deve rimanere, per non disturbare il manovratore, un fatto statistico, e non curarsi nel concreto della vita delle nostre città e dei nostri quartieri. Salvo essere accettata come un dato fisso e inevitabile.