Il Dio a cui il salmo si rivolge è proprio come un padre che, dopo il momento più difficile e lo spavento più tremendo, riesce a tranquillizzare suo figlio
Fra le intenzioni del salmista vi è quella di trasferire un’esperienza contingente, in una dimensione più universale che divenga dialogo con Dio nelle diverse situazioni di dolore a cui gli uomini sono chiamati.
L’amore che reciprocamente si nutre gli uni per gli altri crea una rete concreta di solidarietà e spesso possono essere proprio i più piccoli con le loro parole e i loro atteggiamenti ad indicare una via di ravvedimento per i più grandi.
L’immagine che affiora dalle parole del salmo è quella di un Dio che è padre e insieme madre e che è così onnipotente nel suo amore da intuire dove sia ogni suo figlio e cosa faccia.
Ogni cristiano può vivere questa preghiera aggiungendo al canto della memoria, tutte le occasioni, tutti gli eventi, le Epifanie, ovvero le manifestazioni della misericordia del Signore nella sua vita.
Chi prega, già nel momento in cui rivolge una parola all’Altro, accende una comunicazione, riconosce l’esistenza di un Padre che lo ama, anche quando comprendere questo amore è davvero difficile.