Tante volte abbiamo bisogno di una parola dall’alto che ridimensioni l'aggressività, il desiderio di primeggiare, la superbia di sentirsi migliori e più forti degli altri.
Del resto chi di noi, ancor più se verso il compimento della sua esistenza terrena, non anela ad una pienezza di vita che è ben più di una rassegnata consolazione per ciò che ha vissuto?
Quanto è liberante manifestare la propria fiducia che in ultima istanza c’è un disegno provvidente, c’è un giudizio, ma non sta a noi compierlo e neanche volerlo prevedere.
Quale popolo può lodare un Dio che ha desiderio di ascoltarlo, a cui può aprire il cuore con questa confidenza figliale che può permettersi di non nascondergli niente?
Il Dio di Gesù Cristo che ci ha portato la novità stravolgente di saper porgere l’altra guancia rispetto al male ricevuto, non può essere nel contempo un “vendicatore”.
Vivere questa ammissione di colpa reciproca, invocando lo Spirito per superare le resistenze reciproche nel nucleo famigliare potrebbe essere un appuntamento da viversi con frequenza.