Giovanni M. Capetta

Giovanni M. Capetta

Condividere la vita. La sofferenza fa parte della vita e non ci sono colpe da nascondere o responsabilità da stigmatizzare

L’amore che alimenta la famiglia cristiana non può rimanere chiuso fra le mura domestiche ma è di per sé espansivo, da rivolgersi all’esterno.

Ogni coppia cristiana e ogni famiglia cristiana proclamano con la loro stessa esistenza che Dio è amore e che vuole il bene dell’umanità. La croce non è certo assente da questa comunione, così come non è assente da nessuna manifestazione d’amore. Sarebbe quindi vano e pericoloso desiderare un matrimonio che non portasse il segno della croce, né per sofferenza fisica, né per dolore morale o spirituale. Siete lì però a testimoniare che la grazia, la forza e la fedeltà di Dio danno la forza per portare la croce. Il sacramento è una fonte permanente di grazia che accompagna gli sposi per tutta la vita.

Paolo VI, Intervento al pellegrinaggio dell’Équipes Notre-Dame, mercoledì 22 settembre 1976

Pregare insieme. Quello della preghiera collettiva nelle case è un onore, un compito importante e degno quanto bello e commovente

Nella preghiera in famiglia ci si può tenere per mano e ripercorrere l’albero genealogico dei propri cari, contemplando preghiere per i vivi e preghiere per i defunti.

Noi vi preghiamo, Figli carissimi, e voi specialmente nuove famiglie cristiane, a dare, con debita forma e discreta misura, ma anche con aperta e collettiva espressione religiosa, l’onore della preghiera collettiva nelle vostre case: la madre ha in questa prima pedagogia della religione un compito altrettanto importante e degno quanto bello e commovente. Mamme, le insegnate ai vostri bambini le preghiere del cristiano? li abituate, se ammalati, a pensare a Cristo sofferente? a invocare l’aiuto della Madonna e dei Santi? lo dite il Rosario in famiglia? […] e voi, Papà, sapete pregare con i vostri figlioli, con tutta la comunità domestica, almeno qualche volta? L’esempio vostro, nella rettitudine del pensiero e dell’azione, suffragato da qualche preghierina comune vale una lezione di vita, vale un atto di culto di singolare merito; e portate così la pace nelle pareti domestiche […] Ricordate: così costruite la Chiesa.

Paolo VI, Udienza Generale, mercoledì, 11 agosto 1976

Annunciare il Vangelo. Per la famiglia l’evangelizzazione non ha confini, ma si estende a tutti gli ambiti della vita associata

Quello che viene delineato all’interno della comunità famigliare è uno spazio circolare “in cui il Vangelo è trasmesso e da cui il Vangelo si irradia”.

Nell’ambito dell’apostolato di evangelizzazione proprio dei laici, è impossibile non rilevare l’azione evangelizzatrice della famiglia. Essa ha ben meritato, nei diversi momenti della storia della Chiesa, la bella definizione di “Chiesa domestica”, sancita dal Concilio Vaticano II. Ciò significa che, in ogni famiglia cristiana, dovrebbero riscontrarsi i diversi aspetti della Chiesa intera. Inoltre la famiglia, come la Chiesa, deve essere uno spazio in cui il Vangelo è trasmesso e da cui il Vangelo si irradia.

Dunque nell’intimo di una famiglia cosciente di questa missione, tutti i componenti evangelizzano e sono evangelizzati. I genitori non soltanto comunicano ai figli il Vangelo, ma possono ricevere da loro lo stesso Vangelo profondamente vissuto. E una simile famiglia diventa evangelizzatrice di molte altre famiglie e dell’ambiente nel quale è inserita.[…].

Esortazione Apostolica Evangelii Nuntiandi, n. 71, 8 dicembre 1975

Come celebrare il Natale? Forse possiamo trovare un’occasione propizia in questo stato di necessità

Non conduce da nessuna parte la corsa ad avere sempre qualcosa in più degli altri, mentre porta frutto la ricerca di essere sempre per qualcuno.

Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioiaSeconda Lettera ai Corinzi 9,7

Si avvicina il tempo del Natale, il tempo delle feste. Quante volte, la domanda che si fa tanta gente è: “Cosa posso comprare? Cosa posso avere di più? Devo andare nei negozi a comprare”. Diciamo l’altra parola: “Cosa posso dare agli altri?”. Per essere come Gesù, che ha dato sé stesso e nacque proprio in quel presepio.Papa Francesco, Omelia, Santa Messa nella Giornata mondiale dei poveri, 15 novembre 2020

Trovare il tempo della preghiera. Il Rosario, una delle più eccellenti preghiere in comune che la famiglia cristiana è chiamata a recitare

Non possiamo desistere dall’impegno ad alimentare una preghiera che a sua volta si fa combustibile e nutrimento per tutta la vita della casa e fuori di essa.

Vogliamo ora, in continuità di intendimenti con i Nostri Predecessori, raccomandare vivamente la recita del Rosario in famiglia […] . Perciò, al recupero della nozione teologica della famiglia come Chiesa domestica, deve coerentemente seguire un concreto sforzo per instaurare nella vita familiare la preghiera in comune. […] È cosa lodevole (…) che la famiglia, santuario domestico della Chiesa, oltre alle comuni preghiere celebri anche, secondo l’opportunità, qualche parte della Liturgia delle Ore, inserendosi così più intimamente nella Chiesa. […]. Ma, dopo la celebrazione della Liturgia delle Ore – culmine a cui può giungere la preghiera domestica –, non v’è dubbio che la Corona della Beata Vergine Maria sia da ritenere come una delle più eccellenti ed efficaci «preghiere in comune», che la famiglia cristiana è invitata a recitare. Noi amiamo, infatti, pensare e vivamente auspichiamo che, quando l’incontro familiare diventa tempo di preghiera, il Rosario ne sia espressione frequente e gradita. Siamo ben consapevoli che le mutate condizioni della vita degli uomini non favoriscono, ai nostri giorni, la possibilità di riunione tra familiari e che, anche quando ciò avviene, non poche circostanze rendono difficile trasformare l’incontro della famiglia in occasione di preghiera. È cosa difficile, senza dubbio. Ma è pur caratteristico dell’agire cristiano non arrendersi ai condizionamenti ambientali, ma superarli; non soccombere, ma elevarsi.

Esortazione Apostolica Marialis Cultus, 2 febbraio 1974

Quei focolari domestici. Papa Montini: una famiglia cristiana è “l’immagine ridente e dolce della Chiesa”

Il discorso di Paolo VI ad una rappresentanza delle coppie dell’Équipes Notre-Dame: oggi come allora.

Noi vorremmo solamente questa mattina attirare la vostra attenzione sulla ospitalità, che è una forma eminente della missione apostolica della famiglia. […] Nei nostri tempi, così duri per molti, quale grazia è quella di essere accolti in questa “piccola Chiesa”, secondo la parola di San Giovanni Crisostomo, di entrare nella sua tenerezza, di scoprire la sua maternità, di esperimentare la sua misericordia, perché è vero che una famiglia cristiana è “l’immagine ridente e dolce della Chiesa”. È un apostolato insostituibile che dovete compiere generosamente, un apostolato famigliare per il quale la formazione dei fidanzati, l’aiuto ai giovani sposi, il soccorso alle famiglie in difficoltà costituiscono dei campi privilegiati. Sostenendovi a vicenda, quali compiti non siete in grado di svolgere nella Chiesa e nel mondo?

Paolo VI, Discorso ad una rappresentanza delle coppie dell’Équipes Notre-Dame, n.12 – 4 maggio 1970

Della vita umana. La prima responsabilità dei coniugi è sapersi dimostrare aperti ad una vita più grande

La Chiesa in ogni tempo si fa compagna di strada degli uomini e delle donne, non solo dei battezzati, perché non considera a sé estraneo nulla di ciò che riguarda l’umano.

Perciò l’amore coniugale richiede dagli sposi che essi conoscano convenientemente la loro missione di paternità responsabile, sulla quale oggi a buon diritto tanto si insiste e che va anch’essa esattamente compresa. […] Nel compito di trasmettere la vita, essi non sono quindi liberi di procedere a proprio arbitrio, come se potessero determinare in modo del tutto autonomo le vie oneste da seguire, ma, al contrario, devono conformare il loro agire all’intenzione creatrice di Dio, espressa nella stessa natura del matrimonio e dei suoi atti, e manifestata dall’insegnamento costante della chiesa.

Paolo VI, lettera enciclica Humanae Vitae, n.10 – 25 luglio 1968

Il matrimonio non è una via facile. La legge della carità è quella su cui fa perno tutta la vita degli sposi

La fatica non è una dimensione da rifuggire o che da sé indicherebbe il presunto fallimento di una unione, quanto piuttosto una dimensione da saper accogliere e far fruttificare.

La legge della carità verso Dio, verso il coniuge e verso i figli, con le conseguenti responsabilità, indica chiaramente che il matrimonio e la famiglia cristiana esigono un impegno morale: non sono una via facile di vita cristiana, sebbene sia la più comune, quella che la maggioranza dei figli di Dio è chiamata a percorrere. È piuttosto un lungo cammino verso la santificazione, che si nutre delle gioie e dei sacrifici di ogni giorno, della vita apparentemente più normale, quando sia guidata dalla legge di Dio e imbevuta dall’amore.

Paolo VI, Discorso alle partecipanti al XIII Congresso Nazionale del Centro Italiano Femminile, sabato 12 febbraio 1966.