Commozione e attesa. La Chiesa e il mondo, di fronte alla morte di papa Francesco, sperimentano questi sentimenti in un clima sospeso tra l’“è stato” e il “sarà”.
Direttore, con la recente scomparsa di mia sorella Maria Vittoria sono persuaso dell’urgenza di riuscire – davvero e fino in fondo – ad avviare un pubblico confronto di esperienze, riflessioni, scelte intorno al sottile e delicato confine fra il “vivere già come morti” e il “morire da vivi”.
Padova ha accolto 163 persone senza dimora dal 2 dicembre al 15 marzo scorso. Il piano di accoglienza invernale quindi ha espresso anche quest’anno numeri in linea con lo scorso anno, grazie al lavoro messo a punto dal settore Servizi sociali del Comune e realizzato in collaborazione con il Tavolo Inclusione per un totale di otto strutture: la sala colazioni dell’ex ostello di via della Paglia, la Casa a colori di via del Commissario, l’Oasi di via Righi, il territorio di Granze e le parrocchie della Santissima Trinità, di san Bellino e di San Filippo Neri (l’attuale Unità pastorale all’Arcella) e la parrocchia di Altichiero.
Nella lunga lettera di don Giorgio Bozza sullo scarso aiuto dato a parrocchie in difficoltà per debiti, pubblicata nel numero della Difesa del popolo di domenica 30 marzo, forse è taciuto il motivo più spinoso (o almeno sentito più volte con i miei orecchi), quello che non si può dire in pubbliche assemblee ecclesiali: perché rimetterci noi per errori altrui?
Perché a noi italiani il futuro fa così tanta paura? Davvero, provando a guardarlo in faccia, scorgiamo più fatica, incertezza, rischio rispetto a vita, opportunità, condivisione?
Il papa che saluta con un «santo figlio» a chi gli si rivolge con il «buongiorno santo padre di rito». Bergoglio che offre la pizza al personale che lo ha assistito. Ma anche Francesco affaticato, pervaso dal timore di non farcela, eppure cosciente e deciso ad affrontare tutti i passaggi della malattia ben informato sulle proprie condizioni e i rischi.
Con il pragmatismo che la contraddistingue, pare che l’economia veneta si stia riconvertendo al settore bellico. I venti di guerra sembrano spirare sull’Europa, ora più che mai, visto che Donald Trump ha sfilato al Vecchio Continente l’“impermeabile” che da ottant’anni ci proteggeva da minacce e incursioni.