Ad Atlanta oltre 400 fedeli delle diverse parrocchie dell’arcidiocesi avevano marciato pacificamente e in preghiera per manifestare contro l'ingiustizia razziale e il peccato del razzismo. Al principale parco cittadino avevano sostato in preghiera silenziosa per 8’e 46’’ per ricordare tutte le vittime nella lotta per l’uguaglianza razziale, indossando una t-shirt o bianca o nera in segno di solidarietà, con il volto coperto dalle mascherine e la distanza di sicurezza
Un ordine esecutivo sugli agenti della polizia e sull’uso professionale della forza, incluse le tattiche di riduzione nella sua applicazione, è stato confermato dal presidente Donald Trump durante una tavola rotonda a Dallas dove si è discusso di disparità sanitarie, economiche e giudiziare.
Questa volta davanti al Lafayette Park, sullo sfondo della Casa Bianca, le centinaia di persone che sfilavano non erano giovani con pugni alzati, ma piuttosto religiosi e religiose, sacerdoti, laici e i due vescovi ausiliari di Washington. Nel corso dello scorso weekend molti vescovi, sacerdoti e parrocchie hanno organizzato incontri online e preghiere, ma anche durante le Messe sono state lette omelie e lettere pastorali che, senza mezzi termini, invitavano a fare passi concreti contro il “profondo peccato del razzismo” e a celebrare la diversità degli Stati Uniti come un patrimonio che non divide. A Boston, il cardinale Sean P. O'Malley ha chiesto che in tutte le parrocchie si leggesse la sua lettera dove il razzismo viene definito una "malattia sociale e spirituale che uccide le persone. Come nazione abbiamo abolito legalmente la schiavitù, ma non abbiamo affrontato la sua eredità duratura cioè discriminazione, diseguaglianza e violenza"
La morte di George Floyd ha innescato una reazione a catena come non si vedeva da anni. Negli Usa oltre 350 città anche dell’America rurale hanno protestato non solo occupando piazze, ma sdraiandosi sull’asfalto per mimarne arresti e omicidi. Quest’ondata globale di proteste ha dato coraggio anche alle piccole comunità in minoranza di alzare la voce e farsi sentire, anche se dall’altra parte hanno trovato ancora ostilità. Eppure è innegabile che per due settimane di fila ci si è radunati e si è marciato contro la violenza incontrollata sulle vite delle persone di colore e oggi il movimento Black Lives Matter è diventato transnazionale e con un appeal universale. Intanto, lontano dalle piazze mediatiche, centinaia di volontari sono scesi nel centro di Minneapolis armati di scope e sacchi della spazzatura per ripulire dagli atti vandalici, dalle rovine degli incendi, dai resti delle proteste
Mons. Mark J. Seitz, vescovo di El Paso, diocesi del Texas al confine con il Messico, nota per la questione dei migranti e insanguinata da un suprematista bianco che lo scorso agosto uccise 22 persone in un ipermercato, ha scelto di mostrare la sua solidarietà con i manifestanti afroamericani, recandosi al Memorial park della sua città.
La morte di George Floyd, un afroamericano disarmato ucciso, una settimana fa dalla polizia durante un arresto a Minneapolis, ha riacceso una conversazione secolare e mai sopita sul razzismo in America. Dilagano le manifestazioni pacifiche e le proteste violentissime. Nella nazione in cui gli afroamericani hanno il doppio delle probabilità rispetto ai bianchi di essere fermati dalla polizia e ricercati e dove 1 su mille rischia di essere ucciso, sette vescovi statunitensi, a capo di altrettante Commissioni nella Conferenza episcopale, ricordano che il razzismo: "è un pericolo reale e presente che deve essere affrontato frontalmente".
Saint Paul e Minneapolis sono conosciute come le città gemelle: insieme formano un’unica area metropolitana, adagiata sulla riva del Mississipi. Dal 25 maggio Saint Paul e Minneapolis sono diventate il centro della rivolta afro-americana, con incendi, saccheggi, atti vandalici nel nome di George Floyd, morto perché un poliziotto bianco per otto minuti lo ha bloccato con un ginocchio sul collo, provocandone il soffocamento, nonostante l’uomo ripetesse: “Non riesco a respirare". Ieri sera una preghiera per la giustizia si è levata da ogni angolo della città, su richiesta del sindaco e dell’arcivescovo mentre una veglia veniva trasmessa in diretta dalla parrocchia afro-americana di Saint Peter Clavel
L’ordine perentorio del presidente Donald Trump di riaprire già da questo fine settimana tutti i luoghi di culto ha scatenato le polemiche e le prese di posizione contrarie di diversi governatori. Decisivo sull’intervento di ieri è stata la pubblicazione del sondaggio del Pew Research Center che vedeva un calo di gradimento verso il presidente da parte dei protestanti evangelici bianchi, il collegio elettorale più vicino a Trump. L’annuncio presidenziale ha costretto i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie deputati alla crisi del Covid-19, ad accelerare i tempi di pubblicazione delle linee guida per le comunità di fede
La sospensione di tutti i permessi di lavoro, almeno per un anno, per chi emigra temporaneamente negli Stati Uniti è la nuova proposta sul tavolo del presidente Trump in tempi di Covid-19. Più che dai rischi sanitari, in realtà le varie misure di limitazione all'immigrazione sono legate a motivi economici e di presunta tutela dei posti di lavoro per i cittadini statunitensi. Ma la realtà è che molti lavoratori, essenziali in settori disagevoli come quello agricolo, la lavorazione delle carni e degli alimenti, le pulizie degli ospedali e delle città, sono immigrati illegali. Il Sir ha intervistato Lori Chesser, avvocato per l'immigrazione, intervenuta alla Settimana mondo unito, promossa dai giovani del Movimento dei Focolari