Questa volta i pellegrini non si potranno contare a milioni: oggi nel duomo di Torino ci saranno poche decine di persone. Le autorità della città e della Regione, e i ragazzi che preparano il cammino di Taizé. Ma i milioni di persone ci saranno, come nel 2020, di fronte ai televisori e agli schermi dei computer di tutto il mondo. La preghiera del Sabato Santo guidata dall’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, Custode pontificio della Sindone, andrà infatti in diretta su Tv2000 alle 17. La preghiera di fronte alla Sindone è un modo per “sentirsi uniti”, riscoprire insieme quel valore di solidarietà, di “fratellanza” che da quell’immagine
Questa è la prima diretta televisiva mondiale per un’ostensione della Sindone (ci sono stati precedenti nel 1973 e nel 2013, ma con strutture non paragonabili); ed è, ancor più, la prima a sbarcare sui social. I primi risultati, del tutto provvisori a diretta appena conclusa, parlano di circa 200mila connessioni per la diretta in italiano e circa 100mila in inglese. E quasi 20mila visualizzazioni della diretta su YouTube. Queste cifre riguardano solo la pagina "originale" da cui partiva il segnale, nessuno è in grado di sommare le connessioni delle altre reti in tutto il mondo
In questi anni di “pace” la classe politica ha verificato il proprio peso decrescente in questo processo di sviluppo, pur senza perdere di vista il bene più importante, l’unità del Paese e il raccordo tra istituzioni e forze armate. Ma è nel vasto terreno del sociale che si registrano crepe sempre più vistose: il disagio per gli squilibri crescenti fra ricchi e poveri, i contrasti tra la mentalità fortemente laica della grande maggioranza degli Israeliani e la forza (crescente) dei movimenti religiosi intransigenti. E la ferita aperta, per quanto la si voglia nascondere, della Palestina
Le ragioni delle manifestazioni a Hong Kong sono complesse. C’è, prima di tutto, l’equilibrio fragile di un territorio “senza futuro”: dopo il ritorno sotto la sovranità della Repubblica popolare nel 1997 la prossima scadenza è il 2047, quando l’ex colonia dovrebbe tornare integralmente a far parte della Cina continentale. E non sono i poveri a protestare, piuttosto i borghesi che vedono messa a rischio la propria prosperità, non tanto a causa delle “ingerenze” della Repubblica popolare quanto per il mutato contesto economico internazionale
Primo Levi cercherà per tutta la vita di individuare e descrivere questa condizione di straniero, andando a scovarne le cause storiche e politiche, i pregiudizi di razza e la doverosa riscossa civile del dopoguerra. Dalla ricerca è uscito un lavoro letterario di prim’ordine, e una “lezione di memoria” da cui non si può prescindere. Ma non una risposta convincente alla domanda originaria. Al fondo della sua riflessione - appassionata e angosciata, carica di umanità e povera di speranza - c’è il nodo oscuro dell’Olocausto
La Cina di oggi scommette che niente di simile a quanto accadde nel giugno 1989 oggi sarebbe possibile. Il Paese in mano a Xi Jinping è infinitamente più solido (e più controllato) di 30 anni fa. E, soprattutto, è molto più ricco. Nel 1989 il prodotto interno lordo cinese era di 347 milioni di dollari, oggi (2018) è ben al di sopra degli 8mila miliardi. Soprattutto, al di là della cifre, esiste oggi in Cina quel che 30 anni fa non c’era: una classe media che, col lavoro e il risparmio, si è conquistata una casa e un’automobile, che investe sulle scuole dei figli e che, dunque, è ancor meno disposta a rischiare il benessere acquisito in cambio di un diverso sistema politico
Ogni vittoria, ogni scudetto granata era la consolazione di un “popolo” che magari lavorava alla Fiat, abitava nelle case Fiat: ma sentiva fortissimo il bisogno di essere diverso, di conservare una propria autonomia – di pensiero, di ideali. Ovviamente bisogna rifuggire dall’equazione torinista = comunista. Ma certi sentimenti si confondevano
Entrare nel merito del dibattito è ormai quasi impossibile. Chi non vuole la Tav inserisce questa opzione all’interno di un modello articolato di "sviluppo sostenibile" che guarda a un futuro di lungo periodo; mentre i favorevoli al treno veloce guardano ad un "presente" in cui il rischio che il Piemonte rimanga tagliato fuori dalle grandi vie di comunicazione europee è molto concreto – invece che da Lione e Torino il treno potrebbe passare da Marsiglia e Genova oppure, a Nord, da Lione, Ginevra e Losanna…
L’arcivescovo Custode propone due criteri di riferimento: "scientificità" e "neutralità". Cioè: non si faccia ricerca sulla Sindone partendo da "ipotesi pregiudiziali", di cui poi inevitabilmente si vorrebbe avere conferma, ma si svolga invece un lavoro realmente scientifico in modo da accrescere la conoscenza del Telo, mettendo a disposizione dell’intera comunità scientifica mondiale risultati di sperimentazioni che siano autorevoli e credibili. La "neutralità" della scienza dovrebbe essere il riferimento naturale per chi opera in tali contesti