Facendo seguito all’appello lanciato il 26 ottobre scorso durante l’udienza generale del mercoledì, chiedendo la preghiera e la mediazione internazionale perché cessi la guerra in Congo, Papa Francesco ha incontrato ieri privatamente Denis Mukwege, ginecologo ed attivista per i diritti umani, creatore di Panzi Hospital per soccorrere e curare le donne stuprate, Premio Nobel per la pace nel 2018, ascoltato subito dopo per parlare della situazione nel suo Paese e della visita di Bergoglio programmata dal 31 gennaio al 2 febbraio 2023
Tra le persone presenti questa mattina nell’Aula Paolo VI in Vaticano per seguire l’udienza generale di Papa Francesco, anche il sindaco di Leopoli Andriy Sadovyy, che ha incontrato Bergoglio per consegnargli uno dei crocefissi realizzati per il progetto “Unbroken”, contenenti schegge di metallo provenienti dai corpi di bambini feriti dall’esplosione di bombe nella guerra in Ucraina.
Quando si pensa ad una missione è più facile immaginarla in un luogo dove manca ogni tipo di confort e le strade sono polverose, invece i sandali di alcuni religiosi percorrono quotidianamente anche strade ben asfaltate, piene di traffico e che si svolgono tra vetrine di negozi e palazzi. È questo l’esempio dei Carmelitani scalzi a Bruxelles, presenti con la loro missione già dal 1600 con la generazione subito dopo quella di santa Teresa di Gesù, la fondatrice della congregazione assieme a san Giovani della Croce, e dal 1993 retti dalla provincia veneta con tre frati, tra il quali il priore padre Stefano Conotter che sente la responsabilità del loro incarico, “abbiamo ereditando una storia molto lunga e anche gloriosa”
“Noi riconosciamo questi nostri fratelli con una dignità preziosa, ma al tempo stesso hanno bisogno della solidarietà di tutti. Istituire una giornata e celebrarla per noi cristiani significa sviluppare la preghiera, azione di sensibilizzazione, poterli includere dentro la nostra comunità e, al tempo stesso, alzare la voce perché tutti i governi e tutti i responsabili creino le condizioni per una vita più bella, più degna, più felice anche per loro”.
Questa mattina in piazza San Pietro, a margine dell’udienza generale di Papa Francesco che ha nuovamente esortato tutti a pregare per la pace nel mondo e per la fine di tutti i conflitti, concentrandosi particolarmente sulla “martoriata Ucraina” e sull’anniversario del genocidio del Holodomor causato artificiosamente da Stalin proprio in Ucraina, tra le persone sono apparse bandiere gialle e blu e foto di giovani militari scomparsi durante il conflitto iniziato a fine febbraio scorso.
Dopo il forzato blocco a causa della pandemia, è tornato quest’anno in piazza San Pietro il presidio sanitario per assicurare la possibilità di visite mediche e farmaci anche alle fasce di popolazione più svantaggiate, promosso dal Dicastero per l’Evangelizzazione nella settimana della Giornata mondiale dei poveri.
La diocesi di Roma, in occasione della Giornata mondiale dei poveri propone “bolletta sospesa”, una raccolta straordinaria per sostenere le famiglie che non riescono a pagare le bollette energetiche, attraverso delle offerte da destinare al Fondo Famiglia della Caritas di Roma. Card. De Donatis: “Il mio pensiero non può non andare alle famiglie fragili che si trovano in difficoltà”
Sono trascorsi venti anni dalla tragedia che sconvolse il Molise e l’Italia intera, quando durante il terremoto di magnitudo 6.0 delle 11,32 del 31 ottobre 2002, crollò una scuola di San Giuliano di Puglia e sotto le macerie morirono 27 bambini ed una maestra. “Sulla carta sembra essere stata fatta giustizia, con le condanne a 5 anni, 3 anni, ma la verità è che nessuno di questi signori ha fatto un minuto di carcere, o speso un centesimo per risarcire i nostri figli. Quindi voglio dire: qual è la giustizia?”
Il dialogo interreligioso è un argomento che si fa sempre più pressante nella società contemporanea dove, parafrasando Papa Francesco che dell’argomento ha fatto uno dei baluardi del suo pontificato, i confini geografici e sociali vanno sempre più lasciando il passo a ponti che necessitano incontro e discussione. Parte proprio da questa riflessione l’ultimo lavoro di Adrien Candiard, domenicano francese, islamologo che vive al Cairo, in Egitto, dal titolo “Tolleranza? Meglio il dialogo – Il caso Andalusia e il confronto tra le fedi”