Il Canada sprofonda di nuovo nell’orrore. Questa volta le cifre sono “impensabili”. Sono 751 i corpi ritrovati in tombe senza nome, privati di lapidi, nell’area di un’altra ex scuola residenziale di Marieval, a circa 150 chilometri dalla città di Regina. In una conferenza stampa trasmessa su YouTube, i Capi delle First Nations prendono la parola e promettono: “Non ci fermeremo finché non avremo trovato tutti i corpi”. L’arcivescovo di Regina scrive una lettera al Capo Cadmus Delmore: “Mi impegno a fare il possibile per trasformare quelle scuse in atti concreti significativi, incluso l’assistenza nell’accesso alle informazioni che vi potranno aiutare a fornire nomi e informazioni su coloro che sono sepolti in tombe anonime”
Dopo essere stato salutato questa mattina da Papa Francesco nell’udienza generale nel cortile di San Damaso in Vaticano, lo “Spiderman di corsia” Mattia Villarita si è recato assieme alla banda musicale della Polizia di Stato, al Policlinico Agostino Gemelli di Roma per portare un po’ di allegria ai bambini ospiti dei reparti pediatrici.
“Il governo del Canada continua a chiedere alla Chiesa cattolica di presentare scuse formali alle popolazioni indigene per l’impatto che hanno subito dal sistema scolastico residenziale. Assumersi la responsabilità è uno degli ‘Appelli all’Azione’ formulati dalla Commissione per la verità e la riconciliazione ed è un passo essenziale per far avanzare la verità e la riconciliazione in Canada”.
Si è celebrata ieri in Canada la Giornata nazionale dei popoli indigeni. Si celebra tutti gli anni il 21 giugno, nel giorno del Solstizio d'estate con lo scopo di celebrare le culture, le lingue e le tradizioni dei diversi popoli indigeni First Nations, Inuit e Métis. Quest’anno la Giornata è stata caratterizzata dall’orrore provocato dalla scoperta dei resti di 215 bambini vicino ad una ex scuola residenziale di Kamloops. Video-messaggio dell’arcivescovo di Ottawa-Cornwall: “Come vescovo, mi unisco ad altri vescovi e leader religiosi in Canada, per esprimere le mie scuse. Come Chiesa abbiamo fallito”. Con uno statement diffuso ieri, il premier Trudeau è tornato a chiedere alla Chiesa cattolica “scuse formali”
Dal nord e dal sud della Manica, sei vescovi cattolici e anglicani di Francia e Regno Unito, da Dover a Calais, hanno unito le voci pubblicando una dichiarazione comune in occasione della Giornata mondiale del rifugiato delle Nazioni Unite, domenica 20 giugno.
Incontro online degli addetti stampa e portavoce delle Conferenze episcopali europee su “Pandemia e comunicazione ecclesiale: nuove sfide pastorali”. Anche per la Chiesa, è stato un periodo difficile e complicato. Momenti di preghiera e celebrazioni liturgiche si sono trasferiti in rete, alla radio e alla televisione. L’ambiente digitale ha offerto nuove forme di socializzazione e partecipazione e la comunicazione, anche quella ecclesiale ha mostrato potenzialità e criticità. La pandemia - ha detto mons. Nuno Brás,vescovo di Funchal (Portogallo) - ci ha mostrato un nuovo modo di vivere. Ma per ricominciare, la parola chiave è prossimità: è necessario accompagnare le persone in qualsiasi contesto, anche quello digitale, e far sentire loro la vicinanza della comunità e di Dio, farsi compagni di strada nel bisogno di sacro e di Dio che abita il cuore dell’uomo, essere capaci di aprire finestre al mistero di Dio”
Sostegno al Movimento di disobbedienza civile e detenzione di armi. Questi i due principali sospetti che spingono i militari a irrompere nelle case dei preti e nelle parrocchie, arrestare i sacerdoti e a sottoporli a lunghi interrogatori.
Padre Manuel Barrios Prieto, segretario generale della Comece, spiega perché i vescovi Ue sono scesi in campo ed hanno redatto un “Position Paper” sulla “Risoluzione Matić”. “La Chiesa - dice - ha una missione molto chiara che è la difesa della vita, soprattutto quando è più vulnerabile e meno protetta. Facciamo quindi riferimento alla vita del nascituro. Ma parliamo anche della vita degli anziani, dei disabili, dei migranti. Di tutte quelle persone che come dice Papa Francesco, tendono ad essere scartate dalla nostra società"
Lettera delle Chiese cristiane ai leader di Stati Uniti e Russia alla vigilia del loro Summit a Ginevra. "Osserveremo e pregheremo perché dal vostro incontro emergano segni di speranza”, si legge nella lettera firmata dal Rev. Ioan Sauca. Impatto economico e sociale della epidemia Covid-19, cambiamento climatico, tensioni geopolitiche e corsa agli armamenti nucleari sono i temi che stanno particolarmente a cuore alle Chiese. “Come leader delle vostre due nazioni, con le vostre particolari storie e ruoli attuali nei destini del mondo, avete una responsabilità speciale nel ridurre le tensioni". “Preghiamo che il Dio della vita e della pace vi ispiri e vi guidi in questo compito essenziale, per il bene del vostro popolo, per l'intera comunità umana"