In tutte le chiese delle diocesi del Nord della Francia suoneranno a morto questo pomeriggio alle 18.30 in memoria delle vittime, almeno 27, morte ieri nel tentativo di raggiungere con un’imbarcazione l’Inghilterra al largo di Calais.
Ci sono anche bambini e donne incinte tra le vittime dell'ultimo naufragio di migranti avvenuto ieri nel Canale della Manica. “La terribile perdita di così tante vite umane nella Manica è un tragico richiamo all'azione”, afferma il card. Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster e primate della Chiesa cattolica inglese. Gli fa eco sempre da Londra l’arcivescovo anglicano di Canterbury, Justin Welby: “Abbiamo bisogno di un sistema migliore basato su sicurezza, compassione, giustizia e cooperazione transfrontaliera. Così, non può andare avanti”
Arresti e interrogatori. La giunta militare colpisce la Karuna Clinic, uno dei tanti centri ospedalieri sostenuti dalla Chiesa cattolica nel Paese, in prima linea nel fornire gratuitamente servizi medici nelle aree di conflitto. A Loikaw, 18 medici e infermieri volontari sono stati prelevati dai militari della giunta il 22 novembre e si trovano attualmente in stato di arresto e posti sotto interrogatorio. Sono sospettati di accogliere e curare nella clinica anche i feriti della Pdf (People Defending Force). Con loro si trovano anche Padre Philip Aung Nge, responsabile del team diocesano di Pronto Intervento (Emergency Response), e due suore religiose. I religiosi non sono però in stato di arresto: hanno accompagnato il team “solo per aiutarli in caso di necessità”
Era l’unico sopravvissuto al massacro dei monaci di Tibhirine. Fratel Jean-Pierre Schumacher è morto ieri, domenica 21 novembre, in Marocco all’età di 97 anni.
Si celebra oggi giovedì 18 novembre, per la prima volta in Italia, la Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi. “Alle vittime, chiediamo perdono ed esprimiamo tutta la nostra vicinanza umana e soprattutto disponibilità ad accogliere la loro esperienza, ascoltare la loro storia e accompagnarle secondo le loro esigenze”, dice mons. Lorenzo Ghizzoni, presidente del Servizio nazionale della Cei per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili. E aggiunge: “In tanti Paesi, ci sono state ondate di casi e denunce. Noi, in Italia, non l’abbiamo avuta. Ma questo non dipende dal fatto che la Chiesa italiana stia spegnendo, trascurando o tacitando le vittime o le denunce”
Una delegazione della Caritas Bielorussia ha consegnato questa mattina pacchi di prima necessità ai migranti che si trovano sul valico di confine di Kuznica-Bruzgi. A coordinare l’iniziativa il direttore della Caritas Bielorussia, don Andrei Aniskevich. Il convoglio della Caritas in realtà non ha potuto raggiungere le migliaia di migranti che si trovano al confine, perché le autorità non lasciano passare né operatori umanitari né giornalisti. Gli operatori però hanno potuto incontrare le persone accolte in un centro logistico che le autorità hanno liberato e sistemato per accogliere soprattutto donne e bambini. “Quello che vogliamo fare è essere vicini a questa gente”, dice il direttore Caritas, “non guardare ai risvolti politici di questa situazione ma puntare lo sguardo ai volti di queste persone. Sono i volti di uomini, donne e bambini che hanno lasciato tutto, hanno poco da mangiare, hanno freddo. Non possiamo rimanere indifferenti alla loro sofferenza”
“Bloccati per giorni al confine, i migranti non possono andare né avanti verso la Polonia perché ci sono i militari, né tornare indietro verso Minsk perché le autorità bielorusse non lo permettono. I giorni passano, i pochi soldi cominciano a finire e queste persone non hanno più niente da mangiare”.
"Abbiamo perso credibilità. La gente non crede più nella Chiesa, nei preti, nei vescovi. Non solo è diventato molto difficile per le persone credere nella Chiesa, ma è difficile anche capire cosa e se la Chiesa ha ancora qualcosa da dire oggi nella società post-moderna". È mons. Franz-Josef Overbeck, vescovo di Essen (Germania) a spiegare come la Chiesa cattolica in Germania si sta impegnando nel cammino sinodale in un contesto profondamente segnato dagli scandali degli abusi. E parlando delle vittime, dice: "Per tanti, troppi anni non le abbiamo viste, anche se erano fra di noi e con noi tutto il tempo. Mi sembra che valga la pena, almeno per l’Europa, parlare di crisi della coscienza"
“In questo periodo di difficoltà e dolori, la Chiesa in Myanmar trasforma i seminari maggiori cattolici, le case di ritiro, i conventi e i complessi ecclesiastici in centri di quarantena Covid-19, luoghi di rifornitura di ossigeno, cliniche temporanee e ospedali. Nella residenza stessa del cardinale, ha luogo una fabbrica di impianti di ossigeno”. E’ il “volto” del “cammino sinodale” che si è aperto anche nella piccola Chiesa del Myanmar. A raccontarlo da Yangon è mons. John Saw Yaw Han, segretario generale della Conferenza episcopale birmana. “La nostra grande preoccupazione è per la riconciliazione nazionale e la soluzione pacifica delle attuali crisi il più presto possibile. Senza pace, non possiamo sperare in un'adeguata assistenza sanitaria, una buona educazione e lo sviluppo del Paese”.