Il rinvio dell’Assemblea sinodale riflette l’ingresso della tensione tra consenso e dissenso nell’agenda ecclesiale. Non segno di divisione, ma “crisi di crescenza” che avvicina la Chiesa al modello processuale voluto da Papa Francesco
Con l’Inter Mirifica, i media entrarono a pieno titolo nell’universo ecclesiale, inaugurando un cammino multi-prospettico e permanente che ha dato (e continua a dare) molti frutti. Tra questi: i messaggi per le annuali Giornate mondiali delle comunicazioni sociali, gli Uffici diocesani di comunicazione, la dimensione formativa e tutto il macrocosmo mediale che ruota intorno alle varie esperienze di Chiesa. Dopo 60 anni il Decreto conciliare (fu pubblicato il 4 dicembre del 1963) continua a rappresentare un punto di riferimento per tutti coloro che si occupano di processi comunicativi in un’ottica cristianamente ispirata
Un invito a comunicare con un cuore cordiale e, nello stesso tempo, importanti riferimenti teologico-magisteriali come quelli al Papa emerito recentemente tornato al Padre e a San Francesco di Sales, patrono dei comunicatori. Sono alcune delle direttrici che meglio contraddistinguono il Messaggio di Papa Francesco per 57ma Giornata mondiale comunicazioni sociali, diffuso dalla sala stampa della Santa Sede come di consueto oggi 24 gennaio, nella memoria di San Francesco di Sales.
Lanza è stato un intellettuale poliedrico in grado di rompere i perimetri chiusi di certa teologia (era un biblista di formazione) e di favorire così un dialogo fecondo con le scienze umane e sociali. Come docente e poi preside dell’Istituto Pastorale Redemptor Hominis della Pontificia Università Lateranense sistematizzò un pensiero originale circa la disciplina teologico-pratica. A dieci anni dalla sua scomparsa, vogliamo ricordarlo insieme a don Paolo Asolan, tra coloro che ne hanno raccolto l’eredità intellettuale
Spegnere il televisore o rifiutarsi di guardare lo notizie online non funziona in un mondo in cui la connessione è condizione costitutiva delle nostre vite collettive. La soluzione, per quanto scontata (e difficile da realizzare), resta una sola: l’educazione. Non all’on e all’off o agli strumenti, ma anzitutto allo sguardo e al cuore. E a tutte le categorie dell’umano che rifiutano la violenza e la disumanità
Francesco decide di puntare sulle persone che comunicano non "solo con le parole, ma con gli occhi, con il tono della voce, con i gesti". Ancora una volta il modello è Gesù, il perfetto comunicatore, la cui Parola riflette il volto di Dio e va oltre il semplice vedere, coinvolgendo chi l’ascolta in un’esperienza e in un dialogo
L’università è un luogo sociale dinamico perché riflette le trasformazioni nel tempo e si basa sul concetto di progresso. È sufficiente scorgerne ruoli e funzioni nella storia per comprendere che, dal medioevo alla contemporaneità, essa è diventata sempre più spazio di crescita umana e culturale per tutti coloro che hanno l’opportunità e il privilegio di frequentarla. Ma sono gli atenei pontifici, vere e proprie universitas studiorum, spazi integrati di discipline di studio, ad avere come denominatore comune la prospettiva teologica che si allarga ad altre discipline come la filosofia, il diritto, le scienze umane e sociali. La Pontificia Università Lateranense ha stipulato un'intesa con l’Ateneo statale di Perugia per il rilascio di un doppio di titolo di Laurea Magistrale/Licenza in Filosofia.
Fare memoria è sinonimo di vita che si fa storia. Lo scrive Papa Francesco nel Messaggio per la 54ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (domenica 24 maggio) quando afferma che “l’uomo sarà chiamato, di generazione in generazione, a raccontare e fissare nella memoria gli episodi più significativi di questa Storia di storie”. È questo uno dei compiti del comunicatore cristiano: vivere illuminandosi e nutrendosi del ricordo della vita di Gesù e dalle tante vite che hanno provato a seguirne i passi. Come quei Figli d’Israele (citati nel passo dell’Esodo che dà il titolo al Messaggio) che vengono liberati dalla schiavitù proprio grazie a un Dio che si ricorda di loro e li rende poi liberi dall’oppressione. Le parole di Francesco sono un richiamo a non dilapidare il patrimonio delle nostre biografie, da intendersi non come sterili resoconti di vite ordinarie, ma come “meraviglie stupende”, capaci rinnovarci e rigenerarci ogni giorno