Questo abbraccio è destinato a diventare scelta anche politica a strenua difesa del vivente, soprattutto nella sua fragilità di embrione e di malato terminale. La nostra fedeltà alla vita sarà la cifra che ci consentirà di cogliere il dono del Giubileo nella sua radicale autenticità
“Don Mimmo, è deprimente quello che ti sto dicendo. Non sappiamo cosa fare. È la prima volta che abbiamo paura a Betlemme. Il luogo dove è nato Gesù è vuoto, non c'è nessuno. La chiesa della Natività, che di solito era piena di gente, ora è vuota. A Betlemme si vive solo di turismo di pellegrinaggi fermi da tempo, prima a causa della pandemia e ora della guerra. La nostra piccola impresa dà lavoro e cibo a 25 famiglie. Don Mimmo, abbiamo bisogno di speranza per poter resistere fino a Natale. Ciò di cui abbiamo bisogno è il lavoro”. Questo l’appello ricevuto da don Mimmo Basile, responsabile della Missione Cattolica di Lingua Italiana nel Canton Zugo in Svizzera, da un familiare della famiglia Tabash di Betlemme, titolare di una piccola impresa di oggetti religiosi ed artigianato locale con 25 dipendenti. In Terra Santa, la pandemia prima e poi la guerra hanno di fatto interrotto il turismo religioso a Betlemme e la conseguenza è che molte famiglie non sanno più come sopravvivere. Da qui l'impegno di don Basile e della Missione Cattolica italiana. Il sacerdote, durante le sue numerose visite in Terra Santa, aveva conosciuto la famiglia Tabash e visitava sempre il loro piccolo negozio per acquistare rosari e oggetti di artigianato locale
L'indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della redenzione, autoritativamente dispensa ed applica il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei santi. Questa è la definizione di Indulgenza data dalla Penitenzieria Apostolica. In altre parole potremmo dire che nel sacramento della riconciliazione si riceve il perdono di Dio, il perdono della colpa per i peccati commessi, che non soltanto ledono il nostro rapporto con Dio, ma anche quello con il prossimo mentre con l’indulgenza si cancellano “per sempre” anche le conseguenze del nostro peccato.
Quello che accadde a Roma nel Natale del 1299 ha dello straordinario e possiamo quasi affermare che il Giubileo fu inventato dal popolo, ispirato dallo Spirito Santo. Conosciamo i fatti di quell’anno grazie all’opera del cardinale diacono di S. Giorgio in Velabro, Jacopo Stefaneschi, intitolata “De Centesimo seu Jubileo anno liber” redatta nei primi anni successivi all’inizio del XIV secolo. Stefaneschi riferisce che dal Natale dell’anno 1299 e in particolare dal 1° gennaio 1300, sul far della sera, all’improvviso, come se si fosse palesata una grande e luminosa verità, i romani si riversarono per le strade per recarsi a pregare sulla tomba dell’apostolo Pietro, convinti che chi avesse partecipato alla suddetta devozione in quel giorno, avrebbe conseguito la completa remissio delle sue colpe e avrebbe altresì lucrato un’indulgenza di cento anni.
Giunge alla sua quarta edizione, il Concerto di Capodanno al teatro Don Bosco di Padova, in via San Camillo De Lellis (zona Forcellini). Il 31 dicembre, a partire dalle ore 22, il sipario si alzerà su una notte indimenticabile, dove musica, magia e festeggiamenti si fonderanno per accogliere il nuovo anno.
Il Giubileo ha una storia antica e radicata nel rapporto tra Dio e l'uomo. Nasce presso gli antichi ebrei, era annunciato dal suono di un corno di capro es era un anno che veniva dichiarato santo. La legge mosaica infatti prescriveva in questo periodo che la terra, di cui Dio era l’unico padrone, facesse ritorno all’antico proprietario e gli schiavi riavessero la libertà. Di solito cadeva ogni 50 anni. Il primo Giubileo dell’era cristiana fu indetto da papa Bonifacio VIII e risale al 1300. Nell’idea del pontefice l’intervallo temporale tra un Giubileo e l’altro doveva essere di 100 anni. Subito dopo, in seguito a una petizione dei Romani venne abbassato a 50 da papa Clemente VI (1342).