Quando, nel mondo dei campi del me tempo, i omani de casa, come dire quei de fameja che lavorava la tera, se preocupava dei lavori de qualche mese dopo (discorsi che se faseva torno a la tola durante la sena). Me nono ghe diseva, calmando quei che fissava le date par i lavori più importanti: «Prima de tuto, bisogna rivarghe al mese che vien, e solo dopo, pensare a come e cossa fare, parchè i omani ga i so giorni contà».
In un contesto di grande e «approfondita riflessione ecclesiale» e di «un processo sinodale» che culminerà nel prossimo ottobre con il sinodo ordinario, papa Francesco indica la famiglia come "punto di riferimento" anche per la 49ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (17 maggio 2015). I media? «Tendono a volte a presentare la famiglia come se fosse un modello astratto da accettare o rifiutare, da difendere o attaccare, invece che una realtà concreta da vivere».
Dopo che la sua proposta di una tregua nel giorno di Natale era stata respinta dagli stati in guerra, nel gennaio del 1915 una seconda iniziativa di papa Benedetto XV viene invece accolta: lo scambio dei prigionieri che le ferite e le mutilazioni avevano resi permanentemente invalidi alla guerra (e, purtroppo, non solo a quella). Acquista la prima pagina del 10 gennaio 1915 in formato digitale ad alta risoluzione nel nostro e-shop.
La crisi e i tagli ai trasferimenti, così come il riordino istituzionale in atto, non mancano certo di far sentire le loro conseguenze sulle politiche di Welfare messe in campo dalle Regioni.
Nel suo discorso al corpo diplomatico, rispetto al fondamentalismo, Francesco ha chiesto «una risposta unanime che, nel quadro del diritto internazionale, fermi il dilagare delle violenze, ristabilisca la concordia e risani le profonde ferite». Ha rivolto anche un appello ai «leader religiosi, politici e intellettuali specialmente musulmani», affinché condannino qualsiasi interpretazione fondamentalista ed estremista della religione.
Le previsioni del ministero delle finanze: nel 2015 si attende di incassare 6,6 miliardi dal Lotto, 4,8 miliardi da "imposte gravanti sui giochi" e 480 milioni da lotterie e altri giochi. L'analisi del sociologo Fiasco: «Le previsioni saranno smentite».