In un momento in cui i sistemi democratici sono esposti a tensioni fortissime a causa della pandemia, quanto è avvenuto negli Usa suona come un avvertimento che sarebbe irresponsabile non cogliere.
La pandemia ha messo a dura prova l'intero pianeta e dovremmo pensare spesso a come avremmo affrontato questi tempi drammatici senza o contro l’Europa. C’è però un campo in cui l’Italia merita davvero la maglia nera: qualcuno, infatti, ha pensato bene di innescare una crisi di governo in un momento in cui la lotta contro i contagi non dà ancora tregua, è partita pur tra tante difficoltà la colossale impresa della vaccinazione di massa e c’è da progettare e realizzare una ripresa economica dalle enormi implicazioni strategiche a fronte di un Paese socialmente stremato. Il capo dello Stato ha richiamato tutti al loro dovere, ma se i partiti e i loro leader – a cominciare dalle due forze più rilevanti della maggioranza – non si assumeranno le rispettive responsabilità, neanche Mattarella potrà evitare che si scivoli inesorabilmente verso nuove elezioni
La corsa affannosa per rispettare il termine del 31 dicembre, che ha costretto il Senato a un voto lampo e senza poter apportare alcuna modifica al testo uscito dalla Camera, ha reso impossibile correggere un “errore tecnico” nella scrittura della norma sulle detrazioni da lavoro dipendente. Intervenire con un emendamento avrebbe comportato la necessità di un nuovo passaggio alla Camera fuori tempo massimo e quindi si dovrà ricorrere a un decreto legge autonomo
Su tutta la questione incombe l'esito ancora incerto di una crisi politica nella maggioranza di governo che appare sideralmente lontana dall'attenzione degli italiani e in contrasto con gli sforzi che lo stesso esecutivo sta mettendo in atto per fronteggiare la pandemia e avviare una campagna di vaccini che non ha precedenti nella storia recente. Negli ultimi giorni sembra che i toni si siano abbassati e che la prospettiva di un accordo sia più vicina
Negli ultimi sette anni siamo riusciti a spendere appena il 40% dei finanziamenti europei già attivi e ora, con il Paese stremato dalla pandemia, non possiamo permetterci di perdere l'occasione storica che ci si presenta. Per la politica italiana è una sfida decisiva
L'analisi minuziosa e approfondita dei comportamenti dei diversi soggetti politici – singoli e collettivi – è spesso utile per capire scelte e avvenimenti. Se effettuata con rigore logico e onestà intellettuale, può fornire ai cittadini informazioni indispensabili per la formazione di un giudizio responsabile e per scelte conseguenti. Ma a volte c'è bisogno di fermarsi e, senza ovviamente rinunciare all'analisi, provare a cambiare il punto di osservazione per evitare si smarrirsi dietro una “politichetta” tutta manovre tattiche ed espedienti propagandistici. In questi momenti è necessario appellarsi al rispetto di quel principio di realtà che sembrava destinato a essere travolto dall'ondata populista a colpi di fake news e invece le è sopravvissuto in modo persino drammatico, se pensiamo che ad arginare l'ondata è stata soprattutto la tragedia planetaria della pandemia
Nel suo rapporto problematico con il principio di realtà la politica conosce anche un filone che si manifesta quando leader e partiti sembrano perdere il contatto con la concretezza dei problemi che dovrebbero concorrere a risolvere.
Il Parlamento ha approvato le mozioni di maggioranza che autorizzano il Sì del Governo alla riforma del Mes, il Fondo salva Stati. Il passaggio era particolarmente rischioso soprattutto al Senato, dove i numeri della maggioranza sono sul filo. Ma alla fine i dissensi nel Movimento 5 Stelle, storicamente contrario al Mes in ogni sua forma, si sono ridotti a pochi casi e non è stato necessario neanche il soccorso diretto di parlamentari dissidenti dell'opposizione. Il via libera alla riforma, del resto, non vuol dire accedere materialmente ai finanziamenti del Mes, neanche a quelli privi di condizionalità e riservati al sistema sanitario in chiave anti-pandemia; il compromesso raggiunto nella maggioranza si basa sostanzialmente proprio su questa distinzione.
Tra i principali alleati del Covid-19 il 54° Rapporto Censis colloca la “rissosità della politica” e i “conflitti interistituzionali”. Come dar torto agli analisti del centro di ricerca che da oltre mezzo secolo scandaglia in profondità la società italiana? Mentre il virus rallenta la sua corsa, le speranze intorno ai vaccini si fanno più concrete e sul piano europeo di ripresa si arriva finalmente al dunque, da settimane sembra che il tema principale del dibattito politico siano gli equilibri politici, presenti, futuri o futuribili. Incomprensibile, dal punto di vista degli italiani.