Stefano De Martis

Stefano De Martis

Una leale collaborazione. Il Paese ha bisogno di istituzioni regionali efficienti e responsabili

Fino al voto di settembre, dov’erano in ballo presidenze di peso, il protagonismo talora scomposto e spesso altalenante di molti “governatori” regionali nella prima fase della pandemia – come pure nel corso della fugace tregua estiva – poteva essere attribuito alla frenesia elettorale. Che non rappresentava una giustificazione valida, certo, ma una spiegazione realistica sì. 

Nuovo Dpcm, la questione di fondo rimane la tenuta unitaria del Paese

Il nuovo Dpcm firmato da Giuseppe Conte, al di là di tanti dettagli pur rilevanti, segna una svolta nella strategia per combattere i contagi. In occasione della prima ondata della pandemia si arrivò a un lockdown nazionale dopo interventi forti ma per aree limitate. Stavolta le prime restrizioni sono state generalizzate ma relativamente lievi e l'affondo è avvenuto modulando le misure secondo tre grandi fasce di rischio. A volte la necessità di raccontare il giorno per giorno della politica può creare illusioni ottiche, ma a ben vedere la linea del fare di tutto, compresi i lockdown parziali, prima di arrendersi alla necessità di un nuovo blocco totale è stata quella sostenuta dal presidente del Consiglio sin dall'inizio

Pandemia: la macchina della disinformazione si è rimessa in moto. Il duro monito di Mattarella

“Persino nel pieno di questa tragica pandemia si sentono voci che spingono a comportamenti irresponsabili e sospingono quanti vogliono sottrarsi alle responsabilità collettive”. Il presidente della Repubblica ha avuto parole molto severe per chi rema contro lo sforzo immane che la comunità nazionale sta compiendo per arginare la nuova fase acuta dei contagi. Un atteggiamento che si manifesta anche con interventi pubblici – seguiti spesso da repentini ribaltamenti in base all'opportunità politica del momento – ma che percorre anche strade più subdole

Decreto ristori: 5 miliardi per i danni economici ma attenzione alle proteste

Il disagio sociale è molto forte, in certi casi al limite della disperazione. Ma viene il dubbio che a protestare con maggiore veemenza non siano coloro che ne avrebbero più motivo. Fa impressione, per esempio, l'insistenza e l'energia con cui da un certo mondo imprenditoriale ci si batte contro la proroga del blocco dei licenziamenti. Si tratta di una misura emergenziale, ovviamente, e che non potrà essere prolungata all'infinito, ma tanta solerzia sembra quasi voler dire che non si aspetta altro che la rimozione del blocco per riprendere a licenziare. Per non parlare dell'esplosione delle spinte corporative, con i settori più forti (anche solo sul piano mediatico) che cercano ogni volta di accaparrarsi maggiori quote di risorse alzando la voce

Conte illustra il Dpcm al Parlamento e punta sulla collaborazione con le Regioni

L'esecutivo si trova davanti al dilemma della ricerca di un punto di equilibrio tra la lotta alla diffusione dei contagi e la tenuta delle attività sociali ed economiche. Punto di equilibrio che va ricalibrato continuamente e che rappresenta una grande sfida per tutta l'Europa: purtroppo nessun leader mostra di avere la bacchetta magica e la logica del “piove, governo ladro” non porta da nessuna parte

Nadef, via libera del Parlamento. Ma il rapporto governo-opposizione resta teso

Il rapporto governo-opposizione resta comunque fortemente condizionato dal timore di ciascuna delle due parti di veder strumentalizzata propagandisticamente un'eventuale apertura concreta, fermo restando che una sana dialettica tra soggetti che hanno compiti diversi non è affatto incompatibile con lo spirito unitario che il momento richiederebbe. Dal governo non sono mancati messaggi anche pubblici nei confronti dell'opposizione; l'opposizione, però, contesta al governo di non essere stata ufficialmente convocata per un incontro. Ma è prima di tutto in Parlamento che si deve svolgere il confronto e l'impasse sulle riforme costituzionali svela le reali intenzioni delle forze politiche, dentro e fuori gli schieramenti: si è inceppato anche il percorso di quella sul voto ai 18enni per il Senato, l'unica in dirittura d'arrivo, che sembrava destinata ad essere approvata con un larghissimo consenso trasversale. E invece è diventata un caso politico che agita le acque all'interno della stessa maggioranza