I partiti finora non erano riusciti a trovare un accordo ampio, reso necessario dall’alto quorum richiesto proprio per fare in modo che i nominati, pur essendo espressione del pluralismo della rappresentanza politica, fossero in grado di raccogliere un consenso più largo delle maggioranze di turno
Crescita zero nell’ultimo trimestre del 2024 e disoccupazione in rialzo. I dati diffusi dall’Istat, letti congiuntamente, suonano indubbiamente come un campanello d’allarme. L’Istituto di statistica sottolinea ripetutamente che quella sul Pil è una stima preliminare e dunque provvisoria, ma intanto registra una stasi dell’economia rispetto al trimestre precedente e un modesto +0,5% rispetto a un anno fa, nettamente al di sotto delle previsioni del governo. La “crescita congiunturale nulla”, spiega l’Istat, “riflette una flessione sia del comparto primario sia dei servizi, mentre il settore industriale ha registrato, nel complesso dei tre mesi, una ripresa”.
Gli italiani saranno chiamati tra aprile e giugno a votare cinque referendum abrogativi: quattro sul lavoro, legati al Jobs Act, e uno sui requisiti per la cittadinanza. Esclusa invece la consultazione sull’autonomia differenziata, dichiarata inammissibile dalla Corte costituzionale per mancanza di chiarezza sul quesito. La Consulta ha ribadito che il tema richiede una revisione costituzionale. Gli altri quesiti, promossi da Cgil e +Europa, puntano a modificare norme su cittadinanza, contratti e licenziamenti
“Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare”: questo il nome tecnico del disegno di legge costituzionale approvato in prima lettura dalla Camera, una riforma che passa sotto il titolo corrente di “separazione delle carriere”. Separazione tra i magistrati “giudicanti” e quelli “requirenti”, tra chi emette sentenze e i pubblici ministeri, insomma. Il ddl modifica a questo fine il titolo IV della Costituzione.