Chiesa | In dialogo con la Parola
Battesimo del Signore * 12 gennaio 2014
Matteo 3, 13-17
Chiesa | In dialogo con la ParolaMatteo 3, 13-17
In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
Acque
Quante acque dentro l’acqua del Giordano in cui Gesù scende, si immerge e risale! Incontriamo un Gesù con almeno trent’anni, adulto e maturo (confronta l’esatta indicazione cronologica in Luca 3,1): a Betlemme Gesù è annunciato pubblicamente a pastori e a Magi, al Giordano è annunciato pubblicamente al Battista e a tutto Israele.Cosa scorre nel Giordano? Le acque di cui narra la Genesi nella creazione, le acque del diluvio, le acque che Giosuè e il popolo eletto varcarono all’ingresso nella Terra promessa, le acque che fuoriescono dal lato orientale del tempio descritto dal profeta Ezechiele. Questo perché Gesù ricapitola e porta a pienezza tutta la storia dell’amore salvifico di Dio.«In principio… lo spirito di Dio aleggiava sulle acque» (Gen 1,2); ora discende come una colomba su Gesù, appena uscito dal fiume: inizia un mondo nuovo, la creazione viene ricreata, recupera quella bellezza deturpata da ogni sfruttamento e devastazione a cui la assoggettiamo, anche oggi. Il creato, per chi ha il cuore spirituale, è luogo della bellezza di Dio; una bellezza che ti rinfresca e rigenera, dato che non sei sempre attento a cogliere la bellezza vera, perché non di rado frettoloso e con uno sguardo spesso soggiogato dall’utile e dal conveniente. Dalla bellezza del cosmo e dal saggio lavoro dell’uomo la chiesa trae la materia prima dei sacramenti: acqua, olio, pane, vino. La colomba che Noè aveva mandato in ricognizione sulle acque del diluvio tornò con una tenera foglia di ulivo nel becco (cfr Gen 8): Dio e l’umanità si riconciliano, sboccia un’alleanza dopo che il male aveva corrotto il cuore degli uomini («Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre»: così la bibbia, in Genesi 6,5, inquadra il diluvio). Al Giordano una colomba indica che Gesù è pace piena: non Dio della punizione ma del perdono che recupera e supera il male. L’alleanza in Gesù sarà nuova ed eterna, nell’amore, a partire da quella folla di poveri peccatori che erano scossi dalla veemente richiesta di conversione fatta dal Battista. A coloro che sbagliano e tentano riscatto Gesù si accompagna proprio all’inizio della sua missione.Il popolo eletto uscì – libero e festante – dalle acque del Giordano che si erano spalancate davanti a loro all’ingresso nella Terra Promessa (cfr libro di Giosuè, cap. 4). Ora Gesù risale dall’acqua come liberatore definitivo che porta ai prigionieri la liberazione, e ai ciechi la vista, per rimettere in libertà gli oppressi. Come dovremmo avere appreso dopo tanto sangue nel secolo scorso, la libertà non ha base e garanzia quando è imposta dalla violenza dell’ideologia; nemmeno quando viene ridotta a poter fare quel che pare e piace, come tanto spesso si ritiene oggi. Nei giorni festivi appena trascorsi, ad esempio, a tratti si ha l’impressione che viga l’obbligo di divertirsi, l’imperativo di essere spensierati. Libero ti fa realmente tutto quello che non nasconde e/o dimentica e/o sottovaluta che sei prima di ogni altra cosa figlio suo, figlio di Dio!Ezechiele profeta (capitolo 47) in visione contempla acqua uscire sempre più irresistibile e copiosa, salutare e fecondante dal lato orientale del tempio, e vi si immerge poco a poco. Ora l’acqua di vita è Gesù stesso («Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me» si legge in Giovanni 7,37) e noi come chiesa siamo stati immersi ed abbeverati di Lui il giorno del battesimo. In quel Giordano Gesù scende e risale per ricevere lo Spirito ed essere annunciato come Figlio amato perché tu, partecipando della vita della chiesa nei sacramenti, faccia, secondo il limite della tua natura, la stessa esperienza: ricevere lo Spirito santo, riconoscerti ed essere riconosciuto come figlio amatissimo da Dio, sempre.Il corpo di Gesù santifica l’acqua in cui entra e la feconda perché ti possa generare alla vita cristiana, con il battesimo, sacramento della vita della chiesa. Oggi sia giorno di memoria grata del tuo battesimo: ne ricordi giorno, luogo, celebrante?
Mitezza
«La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci»: la violenza in parole, atteggiamenti e azioni sembra essere proprio questo, l’attestazione di frustrazione profondissima, l’ammissione di non riuscire. L’aforisma non è di un dotto filosofo ma di uno scrittore di fantascienza, Isaac Asimov, pensate un po’!Violento è chi non sa reggere la libertà degli altri, la libertà di pensarla diversamente, di agire oltre le tue attese, di smentire la tua previsione. Violento è chi sotto sotto non ha piena fiducia della verità della verità e della libertà della libertà. Opposto e farmaco alla violenza sta quella mitezza dipinta dal profeta Isaia:«Non griderà né alzerà il tono,non farà udire in piazza la sua voce,non spezzerà una canna incrinata,non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta».
La verità (non del “secondo me” o dell’ideologia o del fanatismo) non ha bisogno della forza perché splende e si “impone” da sola, agisce per attrazione e illuminazione, smuove interiormente, talora abbaglia subito, altre volte con lento lavorio conquista e seduce. Siamo servitori di questa verità, mai arrendevole né rinunciataria; siamo discepoli del Maestro che usò spesso parole forti per svegliare, mai per imporre, per far uscire dagli schemi, mai per dominare.