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Chiesa IconChiesa | In dialogo con la Parola

mercoledì 3 Gennaio 2024

Battesimo del Signore *Domenica 7 gennaio 2024

Marco 1,7-11

Redazione
Redazione

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Sembra impossibile! È passato pochissimo tempo dall’Epifania e Gesù è già al Giordano a farsi battezzare da Giovanni. Trent’anni in un attimo. Trent’anni di vita e di silenzio, di anonimato. Trent’anni a imparare la vita, a percorrerne avanti e indietro le giornate, a riempirle di cose e di affetti. Un fiume di giorni, tutti uguali e tutti diversi, proprio come il fiume che passa davanti alla mia chiesa. Trent’anni senza lasciare traccia… contro tre anni di parola proclamata e vissuta. A parabole, a scontri diretti, spiegando e ripetendo, traducendo a miracoli quello che non entrava a parole. E tutto per rovesciare di brutto quello che aveva imparato dagli uomini, per esorcizzare quelle paure senza senso, per riempire quella solitudine lamentata e ingiustificabile, quelle liturgie solenni e vuote nello stesso tempo, quel mistero del dolore e della morte, in cui affogavano senza risposta tutte le domande di vita degli uomini. 

«I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri» (Is 55,8-9). Son parole che abbiamo sempre letto da sotto a scrutare quanto Dio fosse sopra in alto, lontano da noi, asserragliato dietro dottrine, impedito 

da balaustre addirittura sacre. No, non è così. «Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo…» (55,10). Il profeta dice una cosa immensamente bella e quotidiana! Il cielo scende da lassù e scende con una pioggia di benedizioni che finiscono su questa nostra terra, a impregnarne le zolle nella maniera più profonda e più superficiale. Il cielo finisce quaggiù come neve che avvolge d’un manto di candore ogni nostra vergogna, coprendoci da capo a piedi di verginità. E non per un giorno! Ma per tutto il tempo necessario. Infatti, la pioggia e la neve «non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata» (55,10-11). 

Lo volete vedere? ci dice Giovanni Battista oggi. È qui davanti a me. «Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea» (Mc 1,9). Gli ho detto mille volte che questo, tra i peccatori, non è il suo posto. Non può un Dio farsi battezzare. Non ha colpe, non ha macchie Dio! Ma lui insiste: «I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie» (Is 55,8). Ecco ancora una volta i vostri pensieri mi distinguono da voi. Mi tenete lontano e diverso da voi. E, invece, io voglio svuotarmi di ogni diversità, per essere uno di voi, come voi, dentro di voi. Lasciatemi fare!…

Non capiamo! Ma lo lasciamo fare! E lui si immerge nel fiume della nostra miseria, l’abbraccia tutta nella sua misericordia, vi nuota dentro, così com’è lui, e così come siamo noi! «E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba» (Mc 1,10). Sono le nubi della nostra paura: si squarciano di netto e ne esce una nuova figura di Dio, lo Spirito d’amore a forma di colomba. Immediatamente la mente va ad altre acque, quelle del diluvio. Perché anche allora le nubi si squarciarono dopo giorni di rabbia e apparve un arcobaleno di colori, un ponte di misericordia, una colomba di pace, un giuramento di fedeltà. Proprio come adesso che il Padre torna a far sentire la sua voce: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento» (Mc 1,11). 

Ve lo avevo detto – ci dice Giovanni – «viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo» (1,7-8). 

Ed è proprio così! Perché anche Giovanni, dopo il battesimo di Gesù, non ha più i pensieri di prima. Alle parole dure che scagliava contro tutti come macigni, adesso ha sostituito parole di tenerezza, impensabili: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!» (Gv 1,29). Questo Cristo, infatti, che si è immerso nel fiume della nostra miseria, ci salverà non con la rabbia, ma con la misericordia. A questo Cristo, immerso nell’acqua, strizzerà dal suo corpo tutta l’acqua che contiene. Sulla croce arriverà allo sfinimento più completo, «sangue e acqua», fino a gridare al mondo «Ho sete!» (19,30). Proprio come tutti noi. E dal suo petto zampillerà un fiume d’acqua viva, molto più grande di quello che passa davanti alla mia chiesa. 

La voglia che ci prende è quella di buttarcici dentro e nuotarci fino a perdere le forze, fino a lasciarci portare dalla sua corrente. È proprio quello che lui chiede a tutti noi: «O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non avete denaro, venite; comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. Porgete l’orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete» (Is 55,1-3).

frate Silenzio

Sorella allodola

Un fiume di grazia impregna d’eternità ogni angolo di terra!

____

Nella foto: El Greco, Battesimo di Gesù (1596-1600, Museo del Prado, Madrid). 

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