Bravi in qualcosa: ha ancora un senso? Se l’AI della musica con Suno fa paura
Con l’AI musicale di Suno chiunque può creare brani impeccabili: una rivoluzione affascinante che interroga il senso stesso del talento, del merito e dell’essere “bravi” in qualcosa
Già dai tempi di Pitagora l’uomo ha ben chiaro il profondo nesso che c’è tra la musica e la matematica, sebbene questi due mondi ci sembrino agli antipodi. Nessuno però – almeno fino a pochi anni fa – si sarebbe potuto immaginare le magie musicali che un qualsiasi “babbano” avrebbe potuto far scaturire da una connessione internet e un abbonamento pro da 60 euro all’anno grazie all’informatica, che della matematica è il nipote scavezzacollo e intraprendente. La diavoleria si chiama Suno, ed è una piattaforma di intelligenza artificiale generativa che trasforma vaghe indicazioni testuali in musica fatta e finita, con brani totalmente indistinguibili all’orecchio profano da quelli composti ed eseguiti da chi ha passato migliaia di ore sui tasti di un pianoforte o sulle corde di un violino. Di più: con la funzione cover è possibile caricare una canzone (un pezzo di liscio, un brano liturgico, l’inno di una società o di un’azienda) e ottenere in due click una versione perfetta in un altro stile o in un’altra lingua, o la base musicale da impiegare in vide o eventi aziendali. Voglio la versione heavy metal delle canzoni dello Zecchino d’oro? Fatto. Voglio la versione natalizia della sigla di un podcast per le puntate di dicembre? Eccola qui. Se di fronte ai testi composti da ChatGpt e Gemini io, che di mestiere scrivo testi, mi sono sentito messo in discussione e allo stesso tempo sfidato a ricercare nuovi motivi per non sentirmi obsoleto, giocando con Suno avverto un senso di colpa che è quasi peccato, la sensazione, insomma, di impadronirmi senza meriti del cibo di una mensa riservata solo a una stretta cerchia di iniziati, che alla musica hanno sacrificato pezzi importanti della loro vita. Più che il pericolo per i posti di lavoro dei musicisti vedo a rischio, a lungo termine, la percezione per lo meno inconscia dei meriti di chi cerca la perfezione tecnica. Nel mondo dell’AI, se tutti, con il giusto prompt, potranno fare tutto, che senso avrà diventare bravi in qualcosa?