Tra mille problemi, attentati alla salute, truffe, false promesse, facciamo quotidiana esperienza di quanto il nostro cammino terreno sia accidentato. Ricordarcelo ci aiuta a ritrovare le cose essenziali.
E se ci dicessimo una buona volta che stiamo “sopravvivendo” tutti, ma proprio tutti, ogni giorno? Di primo acchito penseremmo a qualche catastrofe futura o presente, esorcizzata da un qualche gesto scaramantico pur di non sentirsi definire “sopravvissuti”. Questo perché l’accezione popolare dà un senso negativo al termine. Eppure tutto potrebbe cambiare in meglio se trovassimo il coraggio di dirci che su questo pianeta continuiamo a esistere in virtù del nostro innato senso di sopravvivenza.
È un fatto biologico e un dato oggettivo. Una legge naturale che fatichiamo ad accettare, che ci dimostra come niente sia dovuto o scontato su questo pianeta di cui facciamo parte. Diversissimi sono poi i motivi per cui ogni giorno sopravviviamo: per prima cosa lo facciamo verso la vita e con la stessa morte (malattie d’ogni genere). Sopravviviamo a noi stessi (al nostro “Io” ed “Ego”), ai “se e ai ma” di chi dice di comprenderci. Lo facciamo verso la storia e il tempo che scorre. Con quanto mangiamo, respiriamo e produciamo di avvelenato. In qualche caso verso gli stessi parenti o amici troppo apprensivi. Al consumismo sfrenato, come agli integralismi religiosi. Ai governi, alle tasse e alle votazioni. A chi ci asfalta e cementa. All’acqua di bottiglia o rubinetto. Alle notizie e ai sondaggi. Alla finanza e banchieri. A trafficanti e imbonitori. A chi ci vorrebbe diversi. A miti e ideologie. Alle catastrofi naturali…
Diciamocelo, usando coraggio e onestà: sopravviviamo tutti a questa vita, da piccoli come da grandi. Lo facciamo con tutte le nostre forze, altre volte chiedendo aiuto, forti delle esperienze accumulate. “Sopravviviamo” dall’alba al tramonto: ricordarcelo significa compiere un bagno di umiltà, oltre che un gesto razionale, che ci riequilibra con le cose essenziali di questa vita.
