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Calo demografico. Prospettive “invecchiate” per Padova e per il Veneto
Calo demografico. I nuovi dati Istat certificano un trend negativo: Padova e il Veneto sono sempre più anziani
FattiCalo demografico. I nuovi dati Istat certificano un trend negativo: Padova e il Veneto sono sempre più anziani
Lento, non eclatante ma costante e senza segni di una possibile controtendenza in un prossimo futuro. È il calo della popolazione residente in Veneto che si conferma in diminuzione dal 2018 e per tre anni consecutivi. A certificarlo è il report sul Censimento permanente della popolazione relativo ai dati raccolti a fine 2020 e presentato dalla sede regionale dell’Istat. I veneti censiti a fine 2020 sono 4.869.830 e rappresentano poco più dell’8 per cento della popolazione italiana su un territorio regionale che è pari al 6 per cento. La diminuzione è di 9.303 unità rispetto ai dodici mesi precedenti, una diminuzione evidente soprattutto nei Comuni più piccoli che continuano a spopolarsi a ritmi alti come accade nelle provincie di Venezia a Rovigo, mentre la sola provincia di Verona registra un aumento. Il 62,3 per cento dei 563 Comuni veneti registra un calo della popolazione residente e la provincia di Padova rimane quella a più alta densità: vi abita un quinto dei veneti su un’area che è un decimo della regione. La popolazione veneta presenta nel 2020 una struttura per età analoga a quella italiana (età media 45 anni e mezzo) e le province di Verona, Vicenza, Treviso (poco meno di 45 anni di media) “più giovani” rispetto alle più anziane Belluno (47,8) e Rovigo (48,2).
«Il vero cuore delle nuove indagini sta nella prospettiva dell’aggiornamento continuo visto che il censimento passa dall’essere decennale ad annuale – illustra Giorgia Ferrin, dell’Ufficio territoriale area Nord Est dell’Istat – Una prospettiva che non nasconde il lento declino demografico vissuto dal Veneto sul quale non possiamo fare previsioni perché troppe sono le varabili». Di certo i dati dell’Istat certificano l’impatto del primo anno di pandemia che ha inciso su tre fattori: tasso di natalità (ridotto dal 6,9 al 6,7 in Veneto e dal 6,8 al 6,4 a Padova), tasso di mortalità (da 10 a 11,8 in regione e da 9,6 a 10,8 a Padova) e migrazioni calate della metà (rispettivamente da 2,6 a 1,1 e da 2,7 a 1,3 quelle dall’estero). Cambia anche la struttura delle famiglie: oltre un terzo sono unipersonali, il 28,4 per cento sono formate da due persone. Se questi dati dovessero venire confermati, a livello nazionale l’Istat prevede una discesa dai 59,6 milioni del 2020 a 58 milioni nel 2030 e fino a 47,6 milioni nel 2070. Nel 2030 ci sarà un giovane ogni tre anziani e la popolazione in età lavorativa scenderà dal 63 al 53 per cento in un decennio.
«I dati presentati dall’Istat non propongono novità eclatanti, ma confermano la tendenza chiara al calo demografico che per anni è stata “nascosta” dall’arrivo di migranti – spiega Gianpiero Dalla Zuanna, ordinario di demografia all’Università di Padova – I figli del baby boom di metà anni Sessanta nel 2050 saranno oltre gli 80 anni e si porrà il problema della sostenibilità del sistema di welfare che in Veneto sinora è in equilibrio per il numero relativamente alto di persone occupate. Dove li troveremo i soldi per le scuole, per la sanità, per le pensioni? Oggi in Italia c’è un blocco politico che impedisce di ragionare sulle leve migratorie con un orizzonte di 20-25 anni, preferendo favorire la clandestinità e concedere sanatorie tardive: nel Pnrr ci sono tre righe dedicate alle migrazioni». Interessanti le valutazioni che il demografo padovano fa sulla tipologia di “anziano” che caratterizzerà il Veneto del 2050. «Tra 30 anni avremo anziani più ricchi di quelli attuali, con meno pensioni sociali, più istruiti e in grado di arrangiarsi con le nuove tecnologie, più che anziani soli coppie che avranno meno bisogno di case di riposo, ma di più assistenza domiciliare. Rispetto a questo il Pnrr va nella direzione giusta e propone fondi maggiori per le cure domiciliari. Una sfida che dovrà vedere amministrazioni pubbliche e Rsa stringere un’alleanza per un servizio alla persona anziana sempre più a domicilio».