Idee
Allarme dell’Anbi Il Nord del Paese, come il resto d’Europa, conosce piogge e tempeste, al Sud sempre più caldo e siccità. Occorre agire con maggior incisività.
L’equatore si è spostato a nord rispetto a un tempo ed è arrivato in Italia. Con tutte le conseguenze del caso. Certo, forse la semplificazione è forte, ma non eccessiva. Ed è, soprattutto, corroborata dalle rilevazioni che periodicamente circolano negli ambienti scientifici e non solo. Anche se si fa fatica ad accettarlo, il cambiamento climatico continua a farsi sentire e a colpire le attività umane. Prima fra tutte l’agricoltura che ne patisce gli effetti in termini produttivi (senza dire del territorio in generale sottoposto a rischi in alcune aree prima pressoché sconosciuti). A lanciare l’allarme – almeno per quanto riguarda i campi e le produzioni connesse – è ancora una volta l’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi) che non smette di elaborare dati e riversarli su chi dovrebbe rendersene più conto oltre che sull’opinione pubblica. In una lunga e recente nota, l’Anbi spiega come stando al rapporto European State of the Climate 2024 pubblicato dal Copernicus Climate Change Service (C3S), l’Italia abbia «ricoperto il ruolo di linea di demarcazione fra le due aree climatiche del Vecchio Continente». Detto in altri termini, a nord di questa linea c’è un’Europa Centro-Occidentale (Nord Italia compreso) molto più piovosa del consueto, flagellata da fenomeni meteo violentissimi e molto frequenti; sotto questa linea, invece, c’è l’Europa Sud-Orientale (comprensiva anche dell’Italia Meridionale) colpita da temperature altissime e precipitazioni scarse, con l’ondata di caldo più lunga di sempre, oltre che con il numero record di giorni con «forte stress da calura» (66) e notti «tropicali» (23). Ancora l’Anbi, dopo qualche giorno, è tornata sul tema sottolineando come vada «acuendosi l’insufficienza d’acqua nell’Italia meridionale: da ormai due settimane, la crescita dei volumi invasati si è fermata e si riducono le esigue riserve». Una condizione già grave alla quale si aggiungono la violenza e la velocità delle manifestazioni estreme così come l’aumento delle temperature del Mar Mediterraneo. Su tutto, poi, l’amara considerazione dei consorzi di bonifica e irrigazione: «È perfino superfluo ricordare che siamo pericolosamente indietro nell’adattamento dei territori alla nuova condizione climatica». E poi ancora: «In attesa di ancora lontane risposte planetarie in tema di mitigazione, ci appelliamo affinché, almeno dal livello nazionale a quello europeo, si abbandonino pregiudizi e ideologismi evidentemente superati da trasformazioni epocali, che abbisognano di urgenti risposte concrete e realmente sostenibili». Urgono progetti e investimenti, al momento avviati ma non ancora in misura sufficiente. L’Anbi ricorda come i consorzi negli anni abbiano redatto piani per «l’efficientamento della rete idraulica e per la realizzazione di bacini idrici multifunzionali» e che questi progetti siano a disposizione del Paese.
Se non si interverrà presto con approccio preventivo, secondo l’Anbi «a prevalere sarà ancora una volta una logica di emergenza» nella quale diventa complesso programmare e decidere con competenza.