Il nuovo responsabile della Caritas diocesana di Padova – che prende il testimone dal diacono Lorenzo Rampon – è don Marco Galletti, classe 1978. Rampon ha diretto la pastorale della carità dal 2020 e ora proseguirà il suo servizio collaborando con l’ufficio diocesano di Pastorale della missione; a lui va la gratitudine del vescovo Claudio e della Diocesi tutta per il servizio svolto in questi anni delicati e complessi che hanno visto anche la drammatica esperienza della pandemia da Covid-19 con la Caritas in prima linea nel promuovere azioni di sostegno alle difficoltà che ne sono derivate.
Don Marco Galletti è nato a Schio, ma è originario della parrocchia di Zanè (nella parte vicentina della Diocesi di Padova). È stato ordinato sacerdote l’8 giugno del 2003 dal vescovo Antonio Mattiazzo. E subito dopo l’ordinazione è stato vicario parrocchiale prima a Mestrino (2003-2008) e successivamente nella parrocchia di San Carlo a Padova fino al 2011 quando è stato nominato co-parroco della neonata unità pastorale dell’Arcella (parrocchie di Santissima Trinità, San Bellino e San Filippo Neri) e successivamente (nel 2021) ne è diventato parroco. Contemporaneamente al servizio nell’unità pastorale dell’Arcella, don Marco Galletti è stato anche coordinatore dell’Ufficio di Pastorale cittadina e accompagnatore spirituale delle Acli provinciali di Padova. La nomina a responsabile della Caritas diocesana effettiva dal 1° ottobre; don Galletti “prende servizio” da lunedì 6 ottobre.
«Mi inserisco in Caritas in punta di piedi – confida don Marco Galletti, dopo aver salutato con commozione le parrocchie dell’unità pastorale dell’Arcella a cui ha dedicato con passione 14 anni della sua vita e del suo ministero presbiterale – Sono consapevole che arrivo in Caritas dopo illustri nomi della nostra Diocesi e che raccolgo un bel lavoro fatto dalla Caritas e dai suoi direttori, che ringrazio. So che entro in un ufficio che conta su persone molto competenti e appassionate e le ringrazio fin da ora. È mio desiderio accompagnarle nel coltivare sempre di più questa passione. Il mio impegno poi sarà dedicato a trasformare il Sinodo diocesano in concretezza, soprattutto dal punto di vista della carità, che rappresenta uno dei ministeri battesimali su cui le nostre comunità si stanno sensibilizzando e formando. Questo significa anche aiutare le parrocchie a fare della carità un punto importante della testimonianza cristiana, consapevoli che nel volto dell’altro – qualsiasi altro – si incontra Gesù. È nel lavare i piedi e nel lasciarseli lavare che concretizziamo il Vangelo».