Idee
Caro-affitti per gli studenti: mancano gli alloggi dei privati
Stefano Ferrarese, direttore Esu, vede nel timore dei proprietari una possibile spiegazione. L’emergenza, però, deve aprire le porte a un piano più grande
Stefano Ferrarese, direttore Esu, vede nel timore dei proprietari una possibile spiegazione. L’emergenza, però, deve aprire le porte a un piano più grande
Uno dei principali bersagli delle polemiche sul caro-affitti per gli universitari a Padova è l’Esu, l’ente regionale per il diritto allo studio. Polemiche «che mi lasciano basito» è invece il pensiero di Stefano Ferrarese, direttore di Esu, che non ritiene corretto tirare in ballo l’ente regionale rispetto a una questione che va oltre alle sue competenze «perché ci si dimentica la natura specifica per la quale esistiamo: come Regione Veneto ci dobbiamo occupare dei capaci e meritevoli, e tutti i posti a nostra disposizione sono occupati. Non spetta a noi trovare alloggi per tutti e le polemiche danneggiano l’immagine dell’Università». Lo sfogo del direttore chiarisce che la questione delle residenze per studenti in una città come Padova, che vede la sua università crescere d’attrazione anche all’estero, va trattata nella sua complessità.
Com’è la situazione dal vostro punto di osservazione? «Veniamo da un periodo complicatissimo, post-Covid. Tutti gli studenti sono in presenza, quando soltanto tre settimane fa nessuno sapeva se e quanti sarebbero tornati a Padova, o se invece per timore sarebbero rimasti in didattica a distanza. C’era, e c’è in parte ancora, un grande timore dei proprietari ad affittare, scottati dal lungo periodo di pandemia. In fondo potremmo dire che i posti che mancano oggi sono proprio quelli venuti meno dall’offerta privata. E poi il grosso investimento dell’Università sull’internazionalizzazione ha attratto molti studenti stranieri in città ma nessuno sapeva se sarebbero davvero potuti arrivare per via delle regole molto restrittive sugli spostamenti».
Tutti aspetti che non riguardano voi. «Infatti, noi come Esu abbiamo messo a disposizione più di 1.200 posti letto, 800 destinati, come indica il dettato costituzionale, “ai capaci e meritevoli, privi di mezzi”. Altri 400 sono riservati a convenzioni per studenti stranieri. Abbiamo provveduto a qualche riduzione nei casi nei quali non era possibile garantire la distanza prevista dai protocolli di sicurezza. Ma siamo in linea con le richieste e – una volta sistemate le residenze che in questo momento sono oggetto di lavori – dovremmo centrare l’obiettivo di dare alloggio a tutti coloro che rientrano nei parametri. Già da quest’anno la Regione ha previsto una dotazione finanziaria di oltre 2 milioni di euro per la sistemazione di alloggi e per ampliare il numero dei posti».
Ma comunque a Padova rimangono fuori in tanti. «Oggi si parla di circa 2 mila studenti fuori sede in difficoltà nel reperire alloggi. Determinante è stata la crescita della domanda, anche da noi sono arrivate 500 domande in più rispetto al 2019. Ma credo che in molti si siano presi in ritardo: è impensabile trovare un alloggio in pochi giorni in una città universitaria. Provate ad andare a Parigi e cercare un alloggio a una settimana dall’avvio dei corsi. Diverso il discorso se pensiamo alla sistemazione di tutti i 15 mila fuori sede che oggi frequentano il Bo: per queste cifre serve un ragionamento ampio, non basta costruire una nuova residenza universitaria, serve un vero piano industriale cui lavorino città, ateneo, regione. Bisogna avviare una riflessione sul tema della residenzialità, che è uno dei fattori di attrattività di un centro universitario, stimolando la sinergia tra pubblico e privato».
In passato avevano già vissuto scenari simili?«No, c’era meno il bisogno di programmazione, il mercato privato ha sempre assorbito la richiesta di camere per studenti. Come Esu siamo stati sempre aperti durante i mesi di lockdown abbiamo garantito i servizi minimi agli studenti lontani da casa. La nostra macchina organizzativa ha dato risposta su più fronti, per esempio garantendo una messa sempre aperta e il recapito a domicilio dei pasti».
«Purtroppo l’emergenza abitativa a Padova non riguarda solo gli universitari – conferma Giulia Zago, segretaria del Sicet, sindacato inquilini casa e territorio, di Padova e Rovigo – Il Covid e il relativo blocco degli sfratti hanno aumentato la diffidenza dei proprietari che temono di incontrare difficoltà nel riappropriarsi dell’immobile. Inoltre i vantaggi del superbonus 110 per cento per interventi nell’edilizia hanno incentivato ristrutturazioni rinviate per anni e molti alloggi non sono disponibili. Possiamo dire che come sindacato indirizziamo alla locazione concordata sui parametri stabiliti e garantiamo a entrambi i contraenti la doppia conformità, normativa ed economica».