Un ritornello, un tempo di sosta, una situazione inedita e quanto si muoveva sotto traccia viene in evidenza. La notevole crescita del numero di dimissioni volontarie è un fenomeno che ha trovato una forte spinta nel contesto di oggi, ma era manifesto già da anni e trova le sue ragioni anche nella diffusa cultura della deprecata fatica.
Nel cuore della nostra galassia esiste un buco nero. Lì il sapere umano vacilla, arranca, intuisce ma non comprende del tutto. Proprio come davanti alla risurrezione
Il mio amico Carmelo mi ha proposto di lanciare una provocazione: «Tu che ormai nel terzo settore sei una autorità (lo dice scherzando) e conosci tante associazioni, perché non proponi una giornata di ferie a tutto il volontariato?». Un giorno intero. Una giornata interamente dedicata a riflettere. Una giornata di riposo, non uno sciopero. Perché il volontariato in quanto tale non fa sciopero.
Chiedersi cos’è il sociale è come interrogarsi sull’aria che respiriamo. Lo abbiamo fatto quando l’aria non era più pulita, sicura e buona. Prima insapore e incolore era la cosa più naturale e vitale. Per il sociale è così.
La custodia e la tutela dei più piccoli e delle persone vulnerabili è un percorso lungo e faticoso che richiede il coraggio di essere intrapreso e poi perseguito con costanza e senza scorciatoie.