Quale luce di speranza può venire da questo Natale inedito, sul quale incombono le tenebre di pandemia, disoccupazione, crisi sociale e incertezza del futuro? "E' la luce che avvolse i pastori nella notte", dice al Sir p. Ermes Ronchi, rilanciando l'incoraggiamento degli angeli a non temere. "In stagioni desolate come la nostra è importante aggrapparsi a queste parole". "Se io credo che il filo della vita sia saldo nelle mani del Signore, può accadere di tutto ma io non posso temere", anche perché, aggiunge, "nel nostro Dna c'è il cromosoma di Dio". E sull'anticipazione della messa della notte: "Non si tratta di rievocare un istante ma un mistero".
Il missionario comboniano ha dato alle stampe un nuovo libro dal titolo accattivante: “Libera nos Domine. Sulla globalizzazione dell’indifferenza e sull’ignoranza dell’idiota giulivo”. Ovvero "il semplificatore, colui che divide lo scenario tra buoni e cattivi e a cui manca la capacità di comprendere la complessità del mondo inteso come villaggio globale”. Nel tempo del Covid, e oltre, occorre scommettere di nuovo su formazione, cultura, dialogo. "Alla comunità cristiana, come d’altronde a tutte le agenzie educative in campo, il compito di contrastare questo indirizzo promuovendo l’esercizio del pensiero, influenzato e illuminato, nella fede, dallo Spirito Santo"
La Chiesa durante l’anno esprime attraverso la simbologia della luce la forza della novità portata da Cristo. All’inizio della veglia Pasquale il cero, immagine della colonna di fuoco, guida il popolo nel buio verso l’altare, segno della presenza del Risorto. Nella notte di Natale la tenebra della sera è rischiarata dalla stella chiomata (kometes, dalla lunga chioma) che segna la nascita di Cristo. Con il suo bagliore guida alla grotta i viandanti di tutti i tempi, ieri pastori che vegliavano il gregge, oggi popolo che nel buio cerca, immagina, desidera la grande luce del Signore, sospinto dal desiderio irrinunciabile di senso che le cose della quotidianità non riescono a riempire
Cari lettori, molto si discusso sul Natale che viviamo quest’anno. Dall’orario della messa nella notte alla possibilità di riunirsi in famiglia. Dalle restrizioni alle attività commerciali alle dispute sui “colori” delle Regioni.
È il Signore che viene a visitarci, che viene a prelevarci dalle tenebre e dall’ombra della morte in cui sediamo, per ridirci chi siamo. È Lui che ci invita ad accogliere il suo amore, così che esso inabiti la solitudine di questo Natale, e ci permetta di vivere nella nostra carne il mistero della Sacra Famiglia, così minacciata e incerta in quel Natale. E la prova che siamo invitati a questa identificazione è lampante: proprio il 21 di questo mese è riapparsa la “stella di Betlemme”, cioè la congiunzione di Giove e Saturno, che allora guidò i Magi a quella grotta, e oggi invita noi, nei nostri attuali deserti, a raggiungere il Divino Infante in noi, così da bearci della sua luce soltanto
Condividere, fermarsi, interrogarsi... agire: per questo, ma anche per molto altro, può tornare utile a ciascuno di noi la "parola" che ogni settimana - da novembre - esce sulle pagine della Difesa. Ora raccogliamo tutte le parole, e ne attendiamo delle altre, dando vita a una sorta di vocabolario per guardare all'oggi, ma ancor di più al domani, con la consapevolezza che ne siamo protagonisti
Negli ultimi sette anni siamo riusciti a spendere appena il 40% dei finanziamenti europei già attivi e ora, con il Paese stremato dalla pandemia, non possiamo permetterci di perdere l'occasione storica che ci si presenta. Per la politica italiana è una sfida decisiva
Chissà cosa accadrà quest'anno? Magari l'occasione mancata del confronto potrà favorire le riflessioni personali, o sarà la mancanza dei propri cari a prendere il sopravvento sul rammarico per gli errori del passato