Il portavoce della campagna Mettiamoci in gioco denuncia l’assenza da oltre un anno e mezzo di informazioni sulla raccolta attraverso i giochi. Don Zappolini: «Inaccettabile. Se voluto, il buco lederebbe l'obbligo di trasparenza delle istituzioni».
Don Giampaolo Dianin, docente di teologia morale e pastorale della famiglia, interviene sul quarto gruppo di domande del questionario preparatorio al sinodo sulla famiglia: sulla pastorale per far fronte ad alcune situazioni matrimoniali difficili.
Cittadini mobilitati per il buon gioco contro le nuove povertà e la dipendenza dal gioco d’azzardo. Appuntamento alle 15.30 al bar Al Carmine-Edelweiss Caffè di piazzetta Forzatè. A seguire, alle 18 a palazzo Moroni, un convegno sul dramma del gioco d'azzardo in Italia.
La proposta di legge popolare, promossa da Legautonomie, Scuola delle buone pratiche di Terre di mezzo e circa 600 comuni è vicina alla meta. Il testo e le firme saranno consegnate alla Corte di cassazione il 9 aprile.
Un invito forte e deciso a votare per il rinnovo dell’europarlamento, a sostenere il “progetto europeo” fondato sui principi di solidarietà e di sussidiarietà, e al contempo, a far sentire la voce dei cristiani sulla scena continentale. Sono gli elementi essenziali che emergono dalla dichiarazione dei vescovi europei, presentata a Bruxelles dal cardinale Reinhard Marx a nome della Comece, la Commissione degli episcopati della Comunità europea.
Cosa aspettarsi dal sinodo? Che presti attenzione alle tante proposte per fidanzati, sposi, famiglie, genitori e figli... Perché un amore stabile é sacramento e memoria dell’Origine
Francesco è le periferie. Jean-Louis Schlegel, filosofo e sociologo francese: “Per lui, arcivescovo di Buenos Aires, la giustapposizione di grandi ricchezze e di immensa povertà è una esperienza e una evidenza immediata. La periferia, allungata all'infinito, è il luogo simbolo della povertà materiale, culturale, affettiva... e al tempo stesso il simbolo aggressivo di tutti i cambiamenti e i contrasti di spazio/tempo post-moderno”
Il papa e la cultura dell'incontro. Giuseppe Vacca, presidente della fondazione Istituto Gramsci di Roma: «Ereditiamo dalla modernità una progressiva distinzione nel rapporto tra la politica e la religione. E quindi tra credenti e non credenti. Impostare il problema in termini di incontro e collaborazione significa partire da una visione positiva della modernità, riconoscendo che il destino non è segnato dal nichilismo».
Bergoglio non svolge il suo compito come un esecutore di un piano prestabilito, ma reagisce ai richiami e agli impulsi del cuore. Di prestabilito rispetto al suo operare c’è il suo essere, cristiano e umano, la sua intelligenza, la sua fede, la sua umanità, la sua storia... Un anno dopo rimane lo stupore che ogni giorno si rinnova con parole nuove e antiche.