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C&C di Pernumia. La bomba disinnescata dopo vent’anni di paura
C&C di Pernumia Dopo vent’anni l’ordigno ecologico smette di far paura. Mercoledì la rimozione conclusiva di rifiuti carichi di metalli e idrocarburi
C&C di Pernumia Dopo vent’anni l’ordigno ecologico smette di far paura. Mercoledì la rimozione conclusiva di rifiuti carichi di metalli e idrocarburi
La fabbrica dei veleni non esiste più. L’ultimo carico di rifiuti tossici ha lasciato l’area della ex C&C a Pernumia, mercoledì 7 marzo, sotto gli occhi di tanti abitanti della zona che hanno tirato un respiro di sollievo. Sono stati più di vent’anni di lotte, di rabbia e di paura che hanno coinvolto le mobilitazioni di ben tre Comuni, poiché l’area posta in via Granze si trova davanti al cimitero di Battaglia Terme ed è quindi a ridosso dello stesso abitato ma allo stesso tempo, nell’ampiezza dei suoi 67 mila metri quadrati, confina anche con il Comune di Due Carrare. La vicenda delle circa 50 mila tonnellate di materiale contenuto nei capannoni è stata seguita dal comitato spontaneo S.o.s. C&C, dall’associazione La Vespa di Battaglia Terme e dal comitato popolare Lasciateci respirare, che nel corso di questi anni hanno saputo coinvolgere gli enti pubblici e portare la vicenda sotto gli occhi del ministero dell’Ambiente. Alla rimozione conclusiva era presente anche l’assessore regionale allo sviluppo economico Roberto Marcato, che seguendo la vicenda già dal 2004 l’ha definita una «porcheria immonda»: «È stato un lavoro di squadra enorme, ma oggi finalmente restituiamo a questa comunità un sito pulito. Peccato però che i responsabili abbiano pagato troppo poco». La C&C si era insediata, già nel 2002, in un capannone dismesso della ex Magrini Galileo, occupandosi di recupero di rifiuti speciali provenienti da industrie chimiche, siderurgiche e termoelettriche. Ufficialmente doveva depurarli e convertirli in un conglomerato cementizio per la costruzione di strade, ma di fatto invece ha accumulato montagne di sabbie maleodoranti, dense di idrocarburi e di metalli pesanti altamente inquinanti, senza effettuarvi nessun trattamento. Tuttavia l’azienda continuò a lavorare nonostante numerose diffide della Provincia fino al 2005, quando la magistratura la pose sotto sequestro grazie a un’indagine sul traffico illecito di rifiuti tossici condotta dalla sezione Nipaf di Treviso del Corpo Forestale dello Stato. Si aprì allora un processo penale conclusosi nel 2009 in tempi record, che vide 11 persone condannate in primo grado per un totale di 40 anni di reclusione. Restava però il preoccupante problema della rimozione dei rifiuti tossici, soprattutto per le 2.800 tonnellate presenti nello spazio esterno. I costi richiesti, al momento troppo elevati, provocarono un rimpallo di competenze tra le istituzioni coinvolte, con una lunga fase di stallo alla quale si opponeva invece il vivace attivismo dei comitati popolari, preoccupati anche per il rischio di inondazioni, dato che il sito si trova vicino alla confluenza di importanti vie d’acqua. Alla fine è stata la Regione Veneto che se ne è fatta carico: «Sono serviti ben 15 milioni e 700 mila euro per la rimozione completa, 13 milioni e 500 mila dei quali a valere sulla Legge speciale per Venezia», precisa l’assessore Roberto Marcato. Diversi anche gli appalti susseguitisi, l’ultimo dei quali affidato con una gara europea a Veneto Acque spa, che si occuperà anche delle indagini per verificare la qualità dei terreni e delle acque di falda. «Sono stati vent’anni di sofferenze» ha dichiarato il sindaco di Pernumia Marco Montin, augurandosi che il suo Paese venga ora rivalutato per altri valori. L’associazione La Vespa di Battaglia Terme, sempre stata in prima linea sulla vicenda, chiude, invece, il sipario di questo ventennio di lotte con un video pubblicato sui social dall’emblematico titolo “Un minuto di silenzio”.
Il Veneto primeggia in Italia per il numero dei Comuni plastic free, quelle amministrazioni che si focalizzano sulla lotta agli abbandoni illeciti, sulla sensibilizzazione sul territorio, sulla gestione dei rifiuti urbani e sulle attività virtuose. Ben 13 su 111 (numero in crescita rispetto alle 49 di due anni fa e alle 69 dello scorso anno), premiati sabato 9 marzo a Milano nel corso della terza edizione del riconoscimento a forma di tartaruga ideato e promosso da Plastic Free onlus, l’organizzazione di volontariato impegnata dal 2019 nel contrastare l’inquinamento da plastica. Questi i Comuni: Mogliano Veneto (Treviso); Pontecchio Polesine, Porto Viro, Taglio di Po (Rovigo); Verona e in provincia Caprino Veronese, Legnago; Marcon, Caorle, Jesolo, Mira (Venezia); Vicenza. Per il Padovano, l’unica amministrazione da segnalare è quella di Cittadella.
«Ci auguriamo che ci sia un approfondimento per capire quali danni può avere provocato tutto ciò al territorio – sostiene Francesco Miazzi a nome dei comitati ambientalisti – Resta comunque il rammarico che non sia mai emersa in modo chiaro la responsabilità di chi ha prodotto tutto questo».