MosaicoIl tema I dati indicano una regressione del numero di morti e di infortuni gravi in agricoltura, nel Veneto e a Padova. Resta molto da fare, a partire dalla formazione. I mezzi agricoli la prima causa
Di infortuni sul lavoro si parla sempre troppo poco e in occasione di grandi tragedie. Ma a fare notizia stavolta è un dato in controtendenza: nel settore agricolo, nel Veneto e anche in provincia di Padova, gli infortuni sul lavoro sono in diminuzione. Questo almeno stando a uno specifico report Inail. Nella nostra Regione, infatti, si è passati dai 2.990 infortuni “agricoli” denunciati nel 2018 ai 2.334 del 2022. Un meno 22 per cento in un quinquennio – che nell’ultimo anno è stato un ulteriore 3 per cento – che non deve però fare abbassare la guardia, come sottolinea il direttore di Cia Padova, Maurizio Antonini. «La sicurezza nel comparto agricolo rimane in cima alla nostra agenda. Da anni portiamo avanti, in collaborazione con lo Spisal e le altre organizzazioni agricole, appositi corsi di formazione rivolti agli agricoltori. Oggi più che mai la parola chiave è prevenzione. Gli imprenditori agricoli sono tenuti ad aggiornare costantemente le proprie conoscenze sulle tecnologie in uso e sui dispositivi di sicurezza delle macchine». Dati simili riguardano il territorio provinciale di Padova, dove nel periodo gennaio-novembre 2022 gli infortuni nel comparto del primario, denunciati a livello provinciale, erano stati 386 (a fronte di circa 2 mila nel Veneto), mentre nello stesso periodo del 2023 erano scesi a 375. Entrando nei dettagli, il documento Inail riporta le principali cause dei sinistri: la prima è lo “scivolamento o inciampamento con caduta di persona”, oltre uno su quattro dei casi in Veneto (27,3 per cento). Segue, come seconda, la “perdita di controllo totale o parziale di una macchina” (22,1) che tuttavia è la prima causa di incidente mortale. Terzo tipo di incidenti è il “movimento del corpo sotto sforzo fisico, che porta generalmente ad una lesione interna” (20,5). Non stupisce che, in merito agli infortuni denunciati nel settore del primario, risultino interessati molto più gli uomini (82,2 per cento) che le donne (17,8), sempre più attori attivi in ambito rurale ma meno presenti nelle campagne. Relativamente agli infortuni mortali, otto volte su dieci il decesso sopravviene per schiacciamento o per urto. Naturalmente, a essere chiamati in causa, sono soprattutto i mezzi agricoli, per il loro ribaltamento o il distacco di attrezzature pesanti o l’impatto con macchinari in movimento, ma anche la caduta di rotoballe di fieno: ragion per cui le organizzazioni agricole, in collaborazione con lo Spisal e l’assessorato regionale all’Agricoltura, organizzano corsi di formazione sulla tematica della sicurezza sul lavoro. Agli imprenditori agricoli sono riservate anche prove pratiche di ribaltamento del trattore, in completa sicurezza. In particolare, nel 2023 presso le cantine sociali della provincia nell’ambito del progetto “Trattore sicuro dal vigneto alla cantina”, sono stati realizzati cinque incontri che hanno coinvolto più di 800 agricoltori nel periodo della vendemmia. Lo scopo dell’intervento era quello di sensibilizzare sull’uso in sicurezza del trattore agricolo proprio perché rappresenta la prima causa di infortuni gravi e mortali in agricoltura. Il progetto ha previsto poi un controllo a campione sui trattori che afferivano alle cantine per il conferimento dell’uva. La maggior parte degli incidenti coinvolge lavoratori di imprese familiari, con maggiore incidenza relativamente a persone di mezza età e anziani, a motivo della parziale perdita di riflessi. Oltre agli infortuni sul lavoro, grande importanza ha il capitolo delle malattie professionali in agricoltura. In questo caso le denunce all’Inail hanno evidenziato disturbi dei dischi intervertebrali, entesopatie periferiche, mononeuriti dell’arto superiore e mononeuriti multiple, sordità, spondilosi, disturbi dei tendini. L’elenco prosegue con artrosi, lesioni interne del ginocchio, disturbi dell’orecchio, traumatismo dei nervi periferici del cingolo scapolare e dell’arto superiore. «Da rilevare che nella manodopera non familiare è in forte crescita il peso dei lavoratori stranieri: la loro esposizione al rischio è sicuramente più elevata per una serie di fattori, tra cui la mancanza di conoscenza della lingua e delle norme italiane sia in tema di sicurezza ma anche, più semplicemente, di diritto del lavoro, coniugata quindi a una notevole difficoltà di accesso alle informazioni e alla formazione», ha ricordato Franco Polosa, direttore provinciale di Inail Verona a un convegno in cui è stata presentata una particolare App rivolta agli stranieri per l’apprendimento della lingua e delle normative – orari di lavoro, riposi, busta paga, ore straordinarie e notturne, tfr – promossa dall’ente bilaterale agricolo scaligero Agribi.
Il calo del 22 per cento di infortuni in 5 anni non deve far cantare vittoria troppo presto. Per Luca Trivellato di Cia Padova la parola chiave rimane “prevenzione”
